Cow-t 10

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Administrator
    Posts
    815

    Status
    OFFLINE

    Cow-t Fic
    Lingua: italiano
    Fandom: Vedere singole fic
    Rating: da verde a rosso
    Genere: Vedere singole fic
    Wordcount: Vedere singole fic
    Tipo Coppia: M/M
    Tipologia: Rccolta di varie fic

    Nascita di Jin Mei
    Rating:Verde
    Genere: Fluff
    Wordcount: 2000
    Tipo Coppia: Yaoi
    Personaggi: He Cheng, Brother Qiu
    Pairing: QiuCheng
    Prompt: Parto Mpreg M3 week one
    Warnings: ABO, Mpreg, Parto mpreg
    NOTE
    Adoro la QiuCheng e rendere Qiu incinto. ♥
    Jin Mei è la mia OC figlia loro. ♥
    ABO con i maschi che possono partorire normalmente come le donne e hanno sia il pene sia la vagina.
    Partecipa anche a Fluffuary indetto da Piume d'ottone
    Erano passati ormai la bellezza di nove mesi da quando Qiu aveva scoperto di essere in dolce attesa e, man mano che il tempo passava il suo corpo era diventato molto diverso, ma aveva iniziato ad apprezzare tutto ciò. Il solo pensiero che in lui stava crescendo la loro prima figlia lo aveva estasiato fin da subito, nonostante la gravidanza non fosse stata per niente semplice. Era stato, per prima cosa, costretto a lasciare il lavoro per non mettere se stesso o la pargola in rischi inutili e per permettere che tutto andasse bene senza problemi di sorta. Era stato però molto difficile starsene tranquillo a casa e quando ne aveva avuto l'occasione non si era risparmiato nel fare qualche giro. Ciò che gli era però mancato di più erano le sue solite corse mattutine, impossibilitate da quello stato. Certo, ne aveva fatte comunque, ma non era come prima di restare incinto, che faceva il giro della villa almeno venti volte senza mai stancarsi. Il suo massimo erano stati cento giri, ma in quei mesi se li era potuti proprio sognare.

    Ormai la data del parto per Qiu era molto vicina: quella era la sua prima gravidanza ed era sempre stato seguito in modo completo letteralmente dal giorno in cui aveva scoperto di essere in dolce attesa. Da quel momento lui e Cheng ne avevano passate di tutti i colori, ma il fatto che Qiu era costretto a restare a casa e non poteva proteggere suo marito come aveva sempre fatto gli pesava molto. Quella bambina era però come un fulmine a ciel sereno in un momento molto pesante della loro vita e forse, dopotutto, Qiu quella pausa forzata se la meritava davvero. Per fortuna durante quei nove mesi non era successo nulla che avrebbe potuto portare alla morte della pargola e ora come ora il momento tanto atteso era più vicino di quanto si sarebbero aspettati.

    Quei nove mesi erano passati molto velocemente, il corpo di Qiu era cambiato di conseguenza e Cheng si era decisamente addolcito, cosa molto strana per uno come lui. Mancavano ancora due giorni alla presunta data del parto e Cheng era da due settimane che restava a casa con Qiu, invece di andare a lavorare. Qiu dal canto suo non faceva molto: a parte le passeggiate attorno alla loro villa non vi era molto altro che si sentiva di fare, fatta eccezione per gli acquisti per la nascitura.



    "Che ne dici se andiamo a fare un giro di ultimi acquisti? Voglio prendere assolutamente qualche altra tutina, anche se dovremmo averne abbastanza... non possono mai essere giuste." Qiu aveva decisamente voglia di muoversi e la loro piccola sembrava star dormendo, dato che non si muoveva. "La nostra Jin Mei sta riposando." Aggiunse poi, posandosi una mano sul pancione: non vedeva l'ora di poterla stringere tra le braccia ed era sicuro che sarebbe stata una bellissima bambina.

    "Se te la senti, per me va bene. Prendiamo dietro la valigia per l'ospedale, giusto nel caso ti si rompessero le acque mentre siamo a comprare le ultime cose." Ovviamente Cheng sperava che non sarebbe successo, ma almeno erano preparati. Qiu era un uomo e, proprio per quello, dovevano correre in ospedale appena si sarebbero rotte: era una gravidanza molto particolare la sua e aveva bisogno di un'attenzione tutta particolare dopotutto.
    "Ho bisogno di fare una passeggiata e andare a prendere le ultime cose mi sembra il modo adatto."



    Qiu annuì poi alle sue parole e, con delicatezza, si alzò dal letto: era già vestito per fortuna - il marito lo aveva aiutato prima, non erano le domestiche a farlo - e si mise un cappotto, dato che era inverno e faceva abbastanza freddo. Non si vergognava a farsi vedere in giro in quello stato, anche se dovevano sempre stare attenti a dove andavano: dopotutto il loro era un lavoro molto pericoloso e non mancavano mai le persone che volevano provare a far loro del male. Salirono in macchina e, dopo aver messo entrambi la cintura Cheng mise in moto la macchina, guidando così fino in centro.

    Le strade non brulicavano di persone, forse per il freddo pungente che faceva quel giorno, quindi la strada era completamente libera e Cheng sapeva benissimo dove fermarsi: erano andati spesso in quel negozio e Qiu ogni volta aveva sempre trovato qualcos'altro che voleva assolutamente comprare. Principalmente fino a quel momento avevano comprato abbigliamento con sopra degli squali, la passione dell'Alpha ed erano più che certi che anche la loro piccola ne avrebbe avuto una passione sfegatata. Durante il viaggio in macchina Jin Mei sembrava essersi svegliata e Qiu aveva avuto una costante sensazione di solletico, tutto dovuto allo scalciare della loro piccola.



    "Ora che si è svegliata sembra che stia prendendo a pugni il sacco amniotico. Sarà sicuramente una bambina molto vivace, già da come si comporta ancora qui dentro." Dato che era la sua primissima gravidanza, Qiu non poteva capire che presto gli si sarebbero rotte le acque e che la loro piccola aveva deciso di venire al mondo con due giorni di anticipo.

    "Dopotutto è sveglia e sicuramente si agita sentendo tutto questo movimento." Parcheggiò la macchina, andando ad aprire la portiera al marito, porgendogli una mano che l'altro mafioso prese molto volentieri.

    "Chi lo sa, magari vorrebbe già uscire in realtà. Sento che sarà una bambina molto furba e ci darà del filo da torcere."



    Bastarono a malapena dieci minuti nel negozio, affinché Qiu iniziasse a sentire delle contrazioni. Di seguito alla prima gli si ruppero anche le acque e guardò Cheng con fare totalmente terrorizzato. Quando aveva immaginato il tutto pensava che sarebbero stati a casa, non nel mezzo degli ultimi acquisti.

    "Ho paura, Cheng." Sussurrò appena mentre stringeva la sia mano. Era una sensazione che difficilmente aveva provato prima e in quel momento si sentiva totalmente sopraffatto da essa. Era il non sapere cosa aspettarsi, nonostante il corso pre parto che avevano seguito, che guidava la sua ansia perenne che lo permeava in quel momento. "Andrà tutto bene, non ti preoccupare. Paghiamo e ci dirigiamo immediatamente in ospedale, saremo lì in poco tempo e potrai essere seguito al meglio." Data la situazione poterono pagare per primi e alla fine si misero in macchina, in una corsa un po' contro il tempo: il parto non sarebbe iniziato prima di qualche ora, ma Qiu doveva venire ricoverato per essere monitorato assieme alla bambina, per controllare che entrambi stessero bene. I limiti di velocità erano un problema minore per Cheng che, in quel momento aveva preso già almeno tre o quatto multe e, la corsa in ospedale sembrava sempre più lenta invece che veloce. Cheng gli teneva costantemente una mano per fargli sentire il suo supporto, che era lì con lui e che mai lo avrebbe abbandonato in una situazione simile. Qualsiasi cosa sarebbe accaduta avrebbe potuto affidarsi a lui. Qiu di tanto in tanto, nelle pause tra le varie contrazioni si accarezzava il pancione, sussurrando parole alla sua piccola, lo faceva anche per calmare se stesso, nonché il suo cuore che sembrava essere impazzito. Le contrazioni iniziavano a farsi sentire ed erano dolorose, ad intervalli regolari, ma non troppo ravvicinati, che però man mano si facevano sempre più insistenti.

    Qiu iniziava a provare dolore alla zona lombo-sacrale, sovrapubica e all'altezza delle fosse iliache, ma aveva scoperto nel corso pre parto che era una cosa totalmente naturale. Al momento dell'arrivo in ospedale le contrazioni si erano calmate, lasciando a Qiu il tempo di rilassarsi appena, mentre veniva portato nella sua camera, seduto su una sedia a rotelle. Tempo di arrivare nel reparto giusto e le contrazioni si erano già fatte più intense, regolari e frequenti, con un progressivo aumento del dolore.

    Cheng in tutto quello gli era costantemente vicino e gli stringeva la mano mentre Qiu sembrava iniziare a rilassarsi grazie alla seconda fase di rallentamento.



    "Dobbiamo controllare la dilatazione e in caso portarla in sala parto, signor Qiu."



    Dichiarò il ginecologo osservando il mafioso: mentre preparava gli strumenti per il controllo, Qiu si stese sul letto e aprì per bene le gambe, mostrando così quanto fosse dilatato. Non si sentì dire niente, ma molto esplicativo fu il fatto che il ginecologo staccò il suo lettino e, seguito da Cheng, si diresse in sala parto.



    "D-dottore... sento il bisogno impellente di spingere." Jin Mei voleva uscire e il suo corpo gli gridava di iniziare a spingere, ma l'espressione del suo ginecologo gli fece capire che non era ancora il momento.

    "Resisti quanto puoi, non è ancora il momento questo." Dovevano almeno raggiungere la sala parto e farlo mettere sul lettino ginecologico, poi avrebbe potuto spingere quanto voleva.

    "Amore non ti preoccupare, okay? Presto avremo la nostra piccola tra le braccia."



    Cheng gli accarezzò i capelli mentre Qiu gli stritolava una mano per il dolore che provava. Solo quando Qiu si ritrovò disteso sul lettino, Cheng accanto a lui che gli accarezzava i capelli, gli fu concesso di iniziare a spingere quando ne sentiva il bisogno. Cheng era lì a supportarlo e aiutarlo con la respirazione, mentre attraverso il morso poteva sentire tutto il dolore che l'altro provava. Alle orecchie continuava a sussurrargli parole dolci, mentre il marito non faceva altro che spingere quando ne sentiva il bisogno. La mano di Cheng probabilmente prima o poi sarebbe stata ridotta a poltiglia: suo marito era molto forte dopotutto e sembrava riversare tutto il dolore che provava in quella stretta. Non era passata nemmeno mezz'ora e finalmente il pianto della bambina riempì la stanza, facendo tirare un sospiro di sollievo ai due genitori. Era viva, Qiu era stremato ma davvero felice per aver dato finalmente alla luce la loro piccola, che gli fu messa tra le braccia appena venne ripulita per bene. Venne incitato dall'ostetrico a far provare ad attaccare la bambina al seno e lui fece proprio così, stupendosi quando lei accettò subito e iniziò a succhiare il latte. Qiu era un omaccione e di certo non gli piaceva mostrarsi mentre piangeva, ma era davvero felice in quel momento, oltre che stremato. Osservò la loro bambina che prendeva il suo latte e poi sorrise al marito moro che li stava guardando con amore. Era bellissimo vedere quel piccolo fagottino tra le proprie possenti braccia, anche se in quel momento non era del tutto sicuro di sapersi occupare di lei al meglio. Cheng a differenza sua aveva avuto esperienza con suo fratello minore Tian, Qiu stesso invece non aveva fratelli o sorelle, quindi non sapeva nemmeno da dove iniziare.



    "La nostra piccola è bellissima e questo è il dono perfetto per coronare la nostra relazione, il nostro matrimonio. Non potevi farmi regalo più bello e ti ringrazio per questo."



    Cheng lo baciò con dolcezza, posando infine un lieve bacio sulla fronte della piccola che ancora era attaccata al seno del padre. Non che fosse molto grande, però la gravidanza lo aveva fatto sviluppare. Da quel momento in poi c'era ancora ben poco: solo l'espulsione della placenta, ma doveva essere costantemente controllato per le perdite emorragiche e il controllo del suo comportamento. Alla fine venne portato in camera e la bimba fu messa tra le braccia di Cheng che iniziò a cullarla un po' come faceva con suo fratello anni prima. Si poteva dire davvero stregato da quel fagottino, ma era ciò che di meglio gli sarebbe mai potuto capire nella sua vita costellata sempre dal lavoro e poco dalla vita personale.

    Qiu tornò silenziosamente a piangere osservando la scena: era bellissima, Cheng sembrava davvero portato per fare il padre e l'albino sapeva benissimo che non si sarebbe mai comportato come suo padre. Non aveva mai avuto l'onore di conoscere il capofamiglia He, ma qualche volta Cheng gli aveva detto delle cose e... Qiu non lo aveva propriamente preso in simpatia. Di due cose era sicuro: tutti e tre erano ora la famiglia perfetta, non c'era altro da dire, se non che non si sarebbero accontentati di un solo figlio. In più, non avrebbe mai portato la bimba a conoscere il nonno He, no.



    Consigli
    Rating: VERDE
    Genere: Generale
    Wordcount: 1000
    Tipo Coppia: M/M
    Personaggi: Leste dell'orologio, Yande del Kulutrek
    Pairing: Nessuno
    Prompt: Meta!Fic
    Warnings:
    NOTE
    Primo tentativo di scrivere sui nuovi capi del Cow-t ♥
    Leste scopre che vengono scritte fic porn tra lui e Yande o foursome e dispensa consigli
    Scritta per la M1 della seconda settimana
    Non sempre i suoi doveri da capo della squadra dell'Orologio costringevano Leste a stare fuori casa. Certo, la maggior parte del tempo doveva prendere parte a riunioni, tenere sotto controllo l'andamento della sua squadra rispetto a quelle avversarie, ma si prendeva volentieri del tempo per se stesso.
    La nuova settimana era iniziata appena il giorno prima e aveva notato le sue combattenti già belle cariche nella chat del loro gruppo. Poteva dirsi decisamente orgoglioso di loro, anche se la prima settimana era stata vinta dal team di Yande. Le sue ragazze erano però delle persone che non si arrendevano mai davanti a qualsiasi cosa, nemmeno alle missioni difficili. Avevano anche un buon gioco di squadra, lo doveva ammettere e poteva dire che si respirava l'atmosfera giusta e perfetta per la competizione.

    "Ciao ragazze, come state? Per dubbi su noi capi sono sempre a vostra disposizione, potrebbe esservi utile dopotutto." Scrisse nella chat della sua squadra, sorridendo appena mentre aspettava una risposta: sembravano sicuramente molto agguerrite, su quello non c'era dubbio.

    "A me potrebbe essere utile sapere una cosa in effetti, Leste-san." Scrisse appena tre minuti dopo una di loro. "Ecco... vorrei scrivere del porno su voi quattro capi, ma mi chiedevo se fosse una buona cosa scrivere una foursome, o se tu preferisci di più uno solo degli altri tre."

    A Leste ci volle del tempo prima che si mettesse a rispondere: non era una domanda molto facile a cui rispondere. Sapeva per certo di volere vincere il cuore di Yande prima o poi, ma il capo dell'altro team giocava sempre a fare il prezioso e rifiutava sempre qualsiasi avanche. A lui piaceva molto quando chi puntava giocava a fare il duro da conquistare e proprio per quello era molto interessato da Yande. "Di sicuro preferisco Yande, sai: lui gioca a fare il duro, non si concede mai a me, ma sono più che sicuro che con la persistenza riuscirò nel mio intento di farlo cedere." Gli ci vollero altri momenti per aggiungere altro, dato che non sapeva esattamente come sarebbe stato con gli altri due capi. L'idea di una Foursome era però allettante, non poteva di certo dire di no. "Anche la foursome è molto allettante come idea. Sono in ogni caso tutti molto belli, ben messi come fisico..."

    "Le cose si fanno interessanti quindi. Vorrà dire che scriverò entrambe le storie, almeno lì una gioia la potrai avere da parte di Yande. Ovviamente non prima di essersi rifiutato di fare certe cose con te." Il loro capo le era stato decisamente d'aiuto, non c'erano dubbi e aveva anche già una mezza idea riguardo cosa scrivere esattamente. Di sicuro però Leste avrebbe comunque risultarle utile per sapere bene cosa scrivere esattamente.

    "Se vuoi qualche consiglio su cosa scrivere puoi sempre scrivermi, o mandarmi il file: lo leggerò e ti darò qualche consiglio, sono davvero curioso."

    Leste si mise comodo ma al contempo composto sulla sedia con rotelle su cui si era seduto quando si era messo al pc. Non sapeva bene cosa aspettarsi da quella storia, ma in quel momento la curiosità lo stava lentamente divorando dentro. Prese il cellulare e guardò un po' la rubrica, cercando i numeri dei suoi avversari: li doveva forse avvisare? Sicuramente anche le altre concorrenti del Clash of Writing Titans stavano scrivendo cosa simile.
    Aveva scoperto che erano stati apprezzati davvero moltissimo come capitani nonché campioni e sicuramente le peggio storie non sarebbero mancate, che fossero porno o normali. Si fermò sul numero di Yande: Regis e Rufus poteva anche non metterli al corrente, ma con Yande lo doveva assolutamente fare.

    - Ohi, lo sai che le nostre concorrenti scrivono di noi? Non solo... scrivono cose molto hot, che riguardano me e te, foursome con Regis e Rufus. Almeno nelle storie finisco col conquistarti, ma non temere: prima o poi succederà anche nella realtà, parola mia. -

    Premette il tasto invio con un ghigno e una risata soffocata, immaginando l'espressione stralunata del povero Yande. Gli avrebbe sicuramente risposto di lasciarlo in pace, che tutto quello sarebbe rimasto solo per iscritto al computer e non sarebbe mai successo veramente, ma a Leste piacevano davvero le sfide. Ormai era diventata una questione di principio: non poteva farsi sfuggire quell'omaccione, né tanto meno il suo Gran Sasso, come i capi del Clash of Writing Titans avevano chiamato il suo pene. Non importava quanto tempo avrebbe impiegato per riuscirci, non si sarebbe mai abbattuto e anzi: ci sarebbe riuscito, anche per vie contorte.
    Mentre aspettava la risposta di Yande la ragazza gli mandò ciò che aveva scritto fino a quel momento per il suo porn con Yande. Erano sicuramente tante parole, ma era scritto tutto così bene, dettagliato, che non riusciva a staccare lo sguardo dallo schermo. Si dovette mordicchiare il labbro inferiore per impedirsi di andare a toccarsi all'altezza del cavallo. Avrebbe tanto voluto poter fare tutto quello che c'era scritto lì, in quell'esatto momento, ma già il solo pensare di poter spogliare Yande lo mandava in estasi.
    Poter denudare ogni centimetro della sua pelle scura, passare le mani tra i suoi capelli bianchi, togliergli gli occhiali, senza i quali era molto più sexy, anche se non ci vedeva molto... Venne riscosso da quei pensieri a causa del cellulare che vibrava, dato che colui di cui stava fantasticando gli aveva appena risposto.

    - Sogna quanto vuoi, tanto la mia risposta sarà sempre e comunque no, smettila di illuderti inutilmente. -

    Yande non aveva davvero commentato tutto ciò che c'era scritto: era ancora incredulo riguardo ciò che quelle ragazze si erano messe a scrivere di loro due, non poteva crederci.

    "Ti dirò: la storia fino ad ora mi è piaciuta davvero molto: sono riuscito ad immaginare di fare tutto ciò che vi hai inserito e le emozioni erano proprio le stesse. Per la parte porno mi sento in dovere di darti qualche consiglio: Yande probabilmente vorrebbe sicuramente zittirmi, legarmi le mani dietro alla schiena e soprattutto graffiarmi. Lo vedo come un tipo molto selvaggio in questo senso."


    Addio...?
    Rating: ROSSO
    Genere: Malinconico, Lime
    Wordcount: 2015
    Tipo Coppia: M/M
    Personaggi: Bastian Schweinsteiger, Manuel Neuer
    Pairing: BastiNeuer
    Prompt: Pioggia, Sereno, Oscurita
    Dopo gli allenamenti, nella doccia degli spogliatoi
    Warnings:
    NOTE
    Da troppo tempo non scrivo di loro due e finalmente l'ho fatto di nuovo. ♥
    “Manuel… io me ne vado al Manchester United, ho bisogno di un cambiamento, di nuovi stimoli.”

    Bastian si guardò allo specchio recitando quelle parole per la millesima volta, eppure non si sentiva per niente soddisfatto. Sapeva quanto il portiere ci sarebbe rimasto male ad una notizia simile, dopotutto erano fidanzati da molto tempo e ora, di punto in bianco, lui si sarebbe trasferito in Inghilterra. Fece un respiro profondo prima di mettersi a posto il completo blu che aveva indossato per andare a firmare il contratto con il manager del Manchester City. Manuel per fortuna non era a casa, aveva degli allenamenti extra con il coach dei portieri, ma Bastian sapeva benissimo che doveva parlargli e affrontarlo. Aveva paura però: amava alla follia il suo portiere bara, ma aveva bisogno di cambiare aria, non si trovava più così bene lì al Bayern.
    Il cielo fuori era sereno, ma le previsioni del tempo indicavano che, di lì a qualche ora avrebbe iniziato a piovere. Il tempo atmosferico voleva forse dirgli qualcosa? Il sereno poteva significare la tranquillità con cui Manuel era uscito di casa quel giorno, completamente ignaro di ciò che in realtà lo avrebbe poi aspettato una volta tornato a casa. La pioggia che avrebbe iniziato a scrosciare più tardi poteva solamente indicare le lacrime che il suo Manuel avrebbe versato appena avrebbe appreso la notizia. Se il portiere lo amava veramente avrebbe però accettato la triste verità, senza dare molto peso a quanto effettivamente facesse male. Bastian sperava anzi che Neuer lo capisse, che accettasse la sua scelta senza stare lì tanto a discutere e che lo avrebbe lasciato andare senza troppi teatrini.
    Entrambi si amavano alla follia, se lo erano sempre detto, ma ciò non significava che a volte non servisse un cambiamento. Il centrocampista guardò l’orologio che aveva al polso e finalmente uscì di casa: all’appuntamento mancavano ancora una ventina di minuti, si sarebbe tenuto all’Allianz Arena, proprio lo stadio dove Neuer si stava allenando in quel preciso istante. Il sole splendeva ancora alto nel cielo di Monaco, sporadicamente vi erano delle nuvole, ma non sembrava minacciare pioggia. Certo era che il tempo era molto spesso imprevedibile e forse le previsioni avevano davvero ragione che si sarebbe messo a piovere.
    Erano appena le tre del pomeriggio, quindi le strade di Monaco erano abbastanza libere, dato che l’orario di fine giornata lavorativa era più tardi, quindi Bastian arrivò allo stadio con un po’ di anticipo. Decise quindi di recarsi a vedere il suo fidanzato in azione, forse per l’ultima volta dal vivo e in qualità di compagno di squadra. La sua attenzione non venne catturata dalla bravura del compagno nel parare qualsiasi tipo di pallone gli venisse lanciato, bensì da quelle braccia così muscolose e possenti che l’altro si era forgiato in duri anni di allenamento senza riposo.
    Avrebbe dovuto dirgli presto addio ma, prima di andarsene, voleva passare una serata memorabile e molto speciale con lui. Era davvero difficile parlargli di una cosa simile, ma doveva trovare il coraggio di farlo, che gli piacesse o meno e, soprattutto, prima che lo scoprisse dagli altri compagni di squadra.
    Tornò all’interno dello stadio solo quando ormai mancavano due minuti all’appuntamento: la sala della conferenza stampa era prima occupata da lui e il manager del Manchester United per la firma del contratto: sarebbe stato comprato per la cifra di dieci milioni di euro, cifra per niente irrisoria, anche se lui non aveva problemi di soldi.
    Tra firma del contratto e conferenza stampa, Bastian venne trattenuto per quasi due ore, tempo in cui Manuel finì l’allenamento e andò a farsi una doccia.
    Il centrocampista decise di aspettarlo vicino al suo borsone e chiuse gli occhi, mordicchiandosi il labbro inferiore: Manuel non l’avrebbe presa bene, ne era più che convinto, ma non poteva parlargliene lì, lo considerava un posto per niente adatto a discutere di una situazione così delicata. Era meglio che fossero a casa loro, rilassati sul divano, davanti ad un bicchiere di birra o di vino. Quando il suo Manuel finalmente arrivò allo spogliatoio, completamente da solo, Bastian gli sorrise maliziosamente, anche se era palese quanto l’altro fosse stupito di vederlo lì. Sulla sua bocca si formò una muta domanda, alla quale però Bastian non voleva rispondere: voleva fare altro in quel momento, tipo una bella doccia con lui e… del sano sesso. Dopotutto non lo avrebbero fatto per un bel po’, quindi ne aveva davvero bisogno. Si alzò e lo raggiunse, aiutandolo a liberarsi della divisa da portiere che indossava: sotto essa la canottiera particolarmente attillata metteva in risalto il suo petto muscoloso e Basti si sentiva fortunato ad avere un fidanzato come lui. Avrebbe però funzionato la relazione a distanza?

    “Cosa…”

    Manuel non riuscì a finire la domanda, dato che Bastian lo zittì con un bacio pieno di passione, mentre le mani correvano ad accarezzargli il corpo così perfettamente muscoloso. Non gli interessava che fossero negli spogliatoi, che chiunque avrebbe potuto scoprirli: la loro relazione non era una novità per i compagni di squadra e poi… a lui piaceva l’idea di poter venire beccato mentre facevano cose oscene. Manuel non riusciva di certo a dire di no al suo fidanzato, ma lo accompagnò verso la doccia, dopo aver preso – un po’ impacciato – tutto ciò che sarebbe servito loro per farla. Non erano particolarmente grandi, ma potevano starci comunque bene in due, senza essere troppo stretti. Quei cubicoli erano stati spesso oggetto della loro unione e ne usavano sempre uno in particolare: quello più lontano dall’entrata delle docce, che quasi nessuno utilizzava e non perché lo facevano loro, ma perché spesso non serviva. Le docce erano comunque più di loro, per questo la usavano sempre loro.
    Nel tragitto si spogliarono a vicenda, lasciando i vestiti cadere a terra senza alcun ritegno, non curandosi del fatto che i compagni avrebbero potuto notarli, ma in quel momento sembravano essere solo loro due lì, quindi non potevano esserci tanti problemi. Le loro bocche erano unite in un bacio totalmente pieno di passione, le loro lingue si esploravano, giocavano tra di loro, mentre le loro mani esploravano i loro corpi. Appena chiusero il cubicolo dietro di sé Manuel addossò Bastian alle piastrelle fredde della doccia con non poca delicatezza e il centrocampista rabbrividì a quel contatto così improvviso e contrastante con il caldo che provava in quel preciso istante.
    Quando finalmente divisero le loro labbra per riprendere fiato, una scia di saliva li teneva ancora uniti e i loro respiri erano abbastanza pesanti per la mancanza di ossigeno. Le mani di Bastian viaggiarono dai pettorali del fidanzato giù fino all’altezza del suo pube, dove presero tra esse il sesso di Manuel, iniziando a massaggiarlo. Il portiere lo fermò però all’istante, allontanando la sua mano con grazia: aveva altro in serbo per lui, non voleva tutto quello in quel momento. Lo fece abbassare fino al suo livello e non servirono parole affinché il più grande prendesse il suo sesso in bocca, giocando con la lingua sulla sua punta, togliendo la bocca solo per poter giocare ad esse con la lingua attorno all’asta, giusto per far impazzire il suo compagno. Si conoscevano fin troppo bene, sapevasno benissimo cosa faceva impazzire l’altro e non si risparmiavano nel farlo, prima di unirsi una volta per tutte. Manuel gli concesse solamente qualche attimo per fare ciò, prima di farlo alzare e posare una guancia contro le piastrelle. Prese così il bagnoschiuma e se ne versò un po’ sulla mano, iniziando a riempirgli la schiena di schiuma. Una mano andò ad indugiare tra le sue natiche, al suo ano, muovendosi in modo circolare, per permettergli di rilassarsi un po’. Fu mentre iniziava a penetrarlo con un dito che la luce andò via all’improvviso e si fermò qualche attimo: qualcuno l’aveva spenta o vi era un blackout?
    Non aveva sentito rumori, quindi non era stato qualcuno, forse la seconda opzione era la più probabile. Erano quindi caduti nell’oscurità più totale, ma non era comunque male come atmosfera, nonostante lui non potesse vedere le espressioni che avrebbe fatto l’altro. Decise di prepararlo per bene, portando due e poi tre dita in lui, muovendole così da farlo abituare: non che ne avesse davvero bisogno, era abituato da molto a tutto ciò, ma Manuel non voleva mai fargli del male.

    “Manu…”

    Gemette Bastian impaziente: non ce la faceva più ad aspettare e non aveva importanza se erano nella più completa oscurità, a lui piaceva molto anche così, nonostante non potesse vedere l’altro. Neuer ascoltò quella muta richiesta e tolse le dita da lui, portando il proprio sesso a sostituirle, strappando così un gemito strozzato al compagno. Da lì non ci volle molto prima che il portiere iniziasse a muoversi dapprima piano e poi con ritmo man mano più veloce, i testicoli che sbattevano contro Bastian, mentre lui gli baciava e, a volte, mordicchiava le spalle. Gli piaceva particolarmente lasciargli qualche segno, come a Bastian piaceva lasciargli graffi sulla schiena, ma in quel momento gli era abbastanza impossibile farlo. Ci vollero solo alcuni minuti prima che Manuel venisse completamente dentro di lui, con fare ansante, mentre portava una mano a dare piacere a Bastian, il quale aveva il membro completamente in tiro, ma che non era ancora venuto. Bastarono decisamente pochi movimenti del palmo affinché le piastrelle e il suo petto venissero sporcati dal suo seme, mentre dal suo ano usciva quello che Manuel aveva appena riversato in lui. Bastian sentiva le gambe totalmente molli e Manuel lo prese in braccio, portandolo, non senza incespicare dato che la luce ancora non era tornata, alle panchine. Solo lì potè prendere il cellulare e, con la torcia, cercare i vestiti che prima avevano abbandonato a terra. Dato quanto era andata via la luce evidentemente doveva esserci stato un blackout e sarebbe stato quasi problematico uscire dallo stadio senza rischiare di farsi male, ma ce l’avrebbero fatta.
    Una volta arrivati alle macchine tornarono a casa: il tempo era decisamente peggiorato, infatti stava piovendo moltissimo e forse era proprio per quel motivo che vi era stato il black out improvviso. Il tempo in quel momento non era dei migliori e non c’era da stupirsi dato il caldo che aveva fatto per tutta la giornata. Ormai le tempeste estive non erano poi così rare, dato il caldo. Tornati finalmente a casa si sedettero in salone, dove avevano acceso delle candele, e Bastian si morse il labbro inferiore, sospirando appena.

    “Senti Manu, ti devo parlare, seriamente.” Non era da lui esserlo, ma ne andava del loro futuro assieme, non poteva davvero aspettare più. Resosi conto di avere la sua totale attenzione continuò a parlare. “Oggi… ho firmato un contratto con il Manchester United per due anni per ora.” Abbassò lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi, certo di poter vedere in essi dolore, tristezza e tradimento.
    “Cosa…? Stai dicendo sul serio? Cosa ne sarà di noi? Non si tratta di cambiare città, ma completamente nazione.” Manuel tentò di mantenere la calma, ma le lacrime già iniziarono a rigargli le guance. Si sentiva tradito.
    “Si tratta della mia carriera, Manu. Possiamo mantenere una relazione a distanza, ma ho bisogno di qualcosa di nuovo e stimolante. Cambiare nazione è ciò che mi serve al momento.” Sperava di riuscire a convincerlo, non lo voleva vedere in quelle condizioni, perché ci stava male pure lui.
    “…” Neuer non riuscì a dire niente: sentiva come se il mondo gli fosse caduto addosso e il tempo così pazzo che faceva fuori sembrava rappresentare per bene il suo stato d’animo in quel momento. “Va bene. Non posso impedirti di andarci, però… ci sto davvero male: avresti potuto parlarmene, dirmi che stavi prendendo in considerazione quest’opzione. Non venire a dirmi tutto quando ormai è troppo tardi. Non avrei cercato di farti cambiare idea, ma non sarebbe stato male averlo saputo prima.” Tutto ciò non era vero: quelle parole gli avevano fatto davvero troppo male, ma non poteva impedirgli di andarsene se voleva cambiare aria. Era anche sicuro di non doverla prendere molto personalmente: non era colpa sua dopotutto.Non aveva fatto nulla di male per farlo allontanare così tanto da se stesso.


    Firma di una Doujinshi
    Rating: verde
    Genere: romantico
    Wordcount: 1000
    Tipo Coppia: M/M
    Personaggi: Bakugou Katsuki, Kirishima Eijirou
    Pairing: KiriBaku
    Prompt: Meta!Fic
    Warnings:
    NOTE
    La mia OTP ♥ ♥ ♥ ambientata nel futuro
    Bakugou viene fermato da alcune fan che vogliono un autografo su una doujinshi KiriBaku. Da lì Bakugou scopre che vengono scritte troppe cose hot su di loro.
    M1 della seconda settimana
    Camminare per le strade di Tokyo in pieno inverno non era proprio il massimo: di certo non faceva freddo come in altri posti nel resto del mondo, ma anche lì le temperature sapevano essere belle rigide, c'era da ammetterlo. Bakugou apprezzava molto più la primavera o l'estate, anche perché così era più facile per lui usare il suo quirk, ma quello non era molto importante.
    Si era messo un cappotto nero che aveva il colletto che gli copriva anche la bocca, in modo che non rischiasse di ammalarsi. Le temperature erano particolarmente rigide quel giorno di febbraio, anche se mancava poco più di un mese all'arrivo delle temperature più miti.
    Per quel giorno la sua destinazione era un centro commerciale, dove avrebbe potuto trovare delle cose che gli servivano per il lavoro e che aveva finito. Le strade della capitale giapponese erano piene di persone che andavano a lavoro o tornavano a casa da esso, affrettandosi a raggiungere il posto dove dovevano andare. Spesso si sentì colpire le spalle per sbaglio, ma bastavano delle occhiatacce all'ignara persona per impedire loro di dire qualsiasi cosa. Certo, un "scusa" era educazione, ma non si aspettava moltissimo dagli altri e, per quanto lo concerneva, lui era un po' migliorato ora che era un uomo e non più un ragazzino. Anche solo sette anni prima avrebbe quasi preso a botte chiunque avesse osato finirgli addosso, ma ora era diventato molto più responsabile e tentava di evitare sempre di reagire male per piccolezze come quella.
    Gli ci volle una mezz'oretta affinché raggiungesse la sua meta: aveva scelto di andare a piedi perché non apprezzava molto dover prendere troppi mezzi di trasporto per arrivare a destinazione. Sospirò appena e alla fine entrò nell'edificio molto grande che si stagliava davanti a lui in tutta la sua maestà. Era davvero molto grande, ci si sarebbe potuti tranquillamente perdere, ma non era la prima volta che andava lì.

    "O mio Dio, ma tu sei Bakugou Katsuki! Puoi firmare questa doujinshi? Sono una tua grandissima fan e ne sarei davvero felice!" L'attenzione del biondo venne catturato da quella voce femminile, appartenente a una ragazza che al massimo doveva avere 17 anni e che si era fermata davanti a lui, rischiando quasi che Bakugou le finisse addosso.
    "Ah...?" Bakugou sbattè qualche volta gli occhi: chi era quella ragazza? Poi insomma, cosa doveva firmare? Era totalmente confuso, anche perché non si sarebbe mai immaginato quell'incontro così particolare. "Cosa dovrei firmare?" Cercò di dare un'occhiata a quella... cosa che la ragazza teneva stretta tra le mani, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse.
    "Si tratta di un piccolo manga riguardante te e Kirishima. Siete una coppia perfetta secondo me. Non aprirla però se non sei convinto: la firma mi basta anche sulla copertina, non ci sono problemi." La ragazza era davvero molto gentile e Bakugou non sapeva bene come comportarsi, dato che non ne era affatto abituato.
    "Uh... certo?"

    Un manga su lui e Kirishima? Cosa erano stati in grado di inventarsi? Parlava sul serio o lo stava solo prendendo in giro? Prese la doujinshi tra le mani e la aprì sfogliandola appena, arrossendo come un peperone appena notò una pagina con posizioni alquanto compromettenti di entrambi.
    Alzò un sopracciglio e osservò la ragazza che ancora stava aspettando: non ci sarebbe voluto molto a firmare, ma quell situazione non gli piaceva affatto. Come osavano disegnare di lui senza chiedergli il permesso? Ma poi... chi diceva alle fan che ciò che vedevano non era affatto vero?
    Prese il pennarello dalla mano della ragazzina e si accinse a firmare quel manga.

    "Grazie mille, buona giornata."

    Ci mise poco a comprare ciò che gli serviva, mentre la sua mente continuava a restare fissata su ciò che era appena successo. Ora era davvero curioso e, una volta arrivato a casa doveva assolutamente mettersi a fare delle ricerche, dato che sicuramente non esistevano solo quelle cose, vi era sicuramente molto, ma molto di più.
    Corse a casa e, dopo aver messo via tutto, prese il pc e, sedendosi sul letto matrimoniale che condivideva con Kirishima, iniziò a cercare materiale. Ciò che trovò non fu affatto semplice da accettare: quelle doujinshi non erano la sola cosa che esisteva, ma c'erano anche svariate cose come oggetti per la casa. Dalle tazze alle maglie.

    "Cosa stai facendo Bakugou?" Eijirou fece capolino sulla soglia della porta, sorridendogli appena.
    "Sto, uhm, cercando delle cose che ci riguardano." Detto quello gli mostrò ciò che intendeva. Eijirou non sembrò però turbato o altro: sembrava piuttosto interessato ed era strano.
    "Come mai ti sei messo a cercare simili cose? Lo trovo davvero molto curioso, così do punto in bianco." Lui non si sentiva per niente imbarazzato, a differenza di Bakugou, che non sapeva come spiegare cosa fosse successo.
    "Ho incontrato una ragazza oggi, la quale mi ha detto se potevo firmarle una doujinshi. Vi ho dato un'occhiata ed era una cosa hot con noi come protagonisti. Alla fine la ragazza se ne è andata via e io sono tornato a casa, curioso di scoprire se ci fosse altro riguardante noi. Siamo fidanzati, sì, ma è comunque una situazione molto particolare questa."

    Se aveva reagito in quel modo a quella notizia, come avrebbe invece reagito a qualcosa di molto peggio? Sospirò e decise di chiudere il pc, troppo stanco per perdere ulteriore tempo in cose inutili come quella. Kirishima si avvicinò a lui e lo abbracciò, baciandogli le labbra. Il vecchio Bakugou sembrava essere sparito, era stato sostituito da uno molto più calmo. Se lo avesse incontrato anni prima di sicuro la Doujinshi sarebbe stata letteralmente strappata, altro che autografata.
    Se Kirishima sapeva già dell'esistenza di quelle cose perché non gliene aveva mai parlato? Era una cosa imbarazzante, ma al contempo interessante molto probabilmente. Doveva solo accettare che c'erano persone che facevano cose simili e, peggio, che lo accoppiavano con qualcuno che odiava, ad esempio Deku o quel Todoroki. Forse dopotutto aveva fatto bene a firmare quella copia: finché c'entrava Kirishima tutto gli andava bene.


    Prodigio della pallavolo
    Rating: verde
    Genere: sportivo
    Wordcount: 1000
    Tipo Coppia: M/M
    Personaggi: Akutagawa Ryunosuke, Daichi Sawamura, Sugawara Kōshi, Asahi Azumane
    Pairing: Nessuno
    Prompt: Crossover
    Warnings:
    NOTE
    Piccolo tentativo di questo crossover strano
    M1 della seconda settimana
    Il silenzio della palestra venne interrotto da alcuni rimbalzi che risuonarono all'interno di essa. Erano appena le sei di mattina, le lezioni non sarebbero iniziate prima delle otto, ma quello era il primo giorno di allenamenti per la squadra di pallavolo.

    Erano stati affissi vari annunci che riportavano l'ora esatta in cui presentarsi nella palestra, così da poter provare a giocare. La persona che già stava giocando era però uno dei nuovi arrivati: i senpai avevano appena aperto la palestra da appena qualche minuto e Akutagawa, dopo qualche minuto di stretching, aveva già preso in mano un pallone.

    Aveva già giocato a pallavolo alle medie, ma non si era mai sentito soddisfatto dalla squadra che aveva: erano abbastanza scarsi, mentre lui sembrava un piccolo prodigio.



    "Chi è lui? Una nuova matricola? Sembra ben promettente, cosa ne pensi, Daichi?" Sugawara si era fermato ad osservare il nuovo arrivato, che in quel momento stava palleggiando perfettamente sul posto, senza muovere mai i piedi, sembravano fossero inchiodati al terreno ma, soprattutto, aveva una precisione impressionante in ogni palleggio.

    "Non lo so, non sono ancora stato in grado di parlargli. Non mi sembra una persona che parla molto, dato che si è cambiato, ha fatto stretching e ha iniziato a palleggiare senza nemmeno chiedere il permesso." A Daichi non piaceva moltissimo quel comportamento, avrebbe dovuto dimostrare chi comandava lì dentro.

    "L'ho visto qualche settimana fa in televisione: dicono che sia letteralmente un prodigio, in grado di giocare in ogni posizione, ma sembra prediligere il ruolo di opposto." Si intromise Asahi, posizionandosi vicino ai suoi amici, osservando così la schiena del nuovo arrivato. "Sembra anche avere un brutto carattere, ma lo saprai ammaestrare Daichi, noi ti daremo una mano."



    Asahi diede una pacca sulle spalle di Daichi con un sorriso rassicurante, ma il capitano della Karasuno non era affatto felice di sentire cose simili. Tornarono tutti e tre a finire di preparare tutto ciò per l'occorrente e finalmente anche gli altri compagni arrivarono. Non ci volle molto prima che Daichi li chiamasse a raccolta e, solo a quel punto, il nuovo arrivato smise di palleggiare, raggiungendo così gli altri che si erano disposti attorno al capitano. Daichi guardò uno a uno tutti i presenti, notando qualche faccia nuova: ciò gli faceva totalmente piacere, dato che voleva poter continuare giocare a pallavolo. Notò con un certo disappunto che non c'era Nishinoya, il loro libero, forse non aveva saputo che Asahi era tornato lì. Chiedere alle nuove leve di presentarsi non fu difficile, ma quando arrivò il turno del ragazzo dai capelli neri con le punte bianche, il suo sguardo lo fece rabbrividire appena.



    "Akutagawa Ryunosuke, classe 1-5, ruolo preferito: opposto. Posso però giocare in qualsiasi ruolo."



    Era stato breve e conciso, senza dilungarsi troppo nella propria descrizione. Non gli piaceva parlare più del dovuto, nè perdere troppo tempo in cose simili.

    Daichi annuì appena e ringraziò le nuove reclute, facendo così iniziare l'allenamento. Dopo la corsa attorno al campo iniziarono a formare gruppi da due e Daichi decise di testare quel ragazzo: se era davvero un prodigio come dicevano tutti allora erano davvero molto fortunati. Già dai primi passaggi che fecero gli fu alquanto chiaro quanto il primino fosse forte: pur essendo un semplice allenamento non si risparmiava per niente e lui, che era comunque molto bravo nella ricezione, a volte faticava a tenere la palla in gioco. Anche allo stesso capitano riuscì in ogni caso il metterlo in difficoltà, ma Akutagawa non aveva mai cambiato espressione ed anzi, era semplicemente stato più agguerrito di poco prima. Quei passaggi non sembravano finire mai, ma alla fine passarono alle schiacciate e, anche lì, ci fu una grossa sorpresa.



    "Andava bene l'alzata?" Chiese Sugawara, il setter, dopo la prima volta in cui aveva alzato per lui. "Forse è stata troppo bassa?" Avrebbe dovuto imparare velocemente ad adattarsi a lui: non sembrava un ragazzo molto paziente.

    "..." Akutagawa non disse niente e andò a recuperare il pallone, riavvicinandosi solo dopo un po' a Suga. "Bassa e lenta. Fai uscire la palla più velocemente e lanciala con una traiettoria più verticale."



    Detto questo se ne andò in fondo alla fila, aspettando con ansia il suo turno. Ci volle più tempo del previsto, ma alla fine il setter era riuscito a fare l'alzata perfetta per lui, che l'aveva fatta tuonare nel campo avversario senza pietà. Dire che aveva lasciato tutti a bocca aperta era dir poco, infatti ognuno dei compagni lo osservava come se fosse un alieno: come aveva fatto?



    "C'è ancora da lavorare su queste alzate, ma era molto più nei miei gusti, Sugawara-senpai."



    Osò dirgli Akutagawa, mantenendo però un espressione neutra sul volto, che non faceva trasparire emozioni. Si guardò la mano destra, quella con cui aveva schiacciato - e la chiuse a pugno: aveva avuto davvero una bella sensazione, ma era ancora ben lungi dal poter essere quella perfetta. Recuperò la palla che aveva precedentemente lanciato nell'altro campo e si rese conto che era sgonfia: l'aveva colpita con così tanta forza che in qualche modo si era formato un buco e ne era uscita l'aria. Ecco, ora aveva battezzato anche quella palestra: sembrava essere sempre destinato ad essere così, perché non era di certo la prima volta che succedeva. Decise di non darvi troppo peso e prese semplicemente un altro pallone, senza perdere altro tempo inutile.

    Finito anche quel giro di esercizi fecero una partita sei contro sei: con i nuovi arrivati non era facile, dovevano ancora abituarsi dato che era il loro primo giorno lì, eppure Akutagawa sembrava completamente a suo agio - a suo modo. Lo stesso opposto, durante la partita, si era spesso ritrovato a pensare - a suo malgrado - che non era poi così male giocare lì: vi erano giocatori interessanti e si poteva costruire qualcosa di solido. Tutto quello gli era mancato alle elementari e alle medie, ma ora che era lì alla Karasuno poteva dirsi soddisfatto e contento della scelta che aveva fatto a metà del suo ultimo anno delle medie.


    Prima puntura
    Rating: verde
    Genere: generale
    Wordcount: 1000
    Tipo Coppia: M/M
    Personaggi: He Cheng, Brother Qiu, Jesse Polock
    Pairing: QiuCheng
    Prompt: Crossover
    Warnings:
    NOTE
    Sarà sicuramente la prima di una serie di fic crossover tra questi due fandom. ♥
    Cheng e Qiu vanno in vacanza a Bondi Beach e conoscono Jesse Polock in quanto aiuta Qiu dopo una puntura della Caravella porteghese
    M1 della seconda settimana
    L'interno di quel jet personale era molto lussuoso: si potevano notare due postazioni con computer portatili per lavorare anche durante i vari trasferimenti, vi era un televisore quaranta pollici, un frigo bar contenente svariate bibite, i sedili erano in pelle, reclinabili, ad essi potevi caricare qualsiasi oggetto elettronico che avevi con te, vi erano anche delle coperte in caso avessi freddo... insomma, tutto quello era poco: trattandosi del jet personale di Cheng aveva i gadget più disparati e impensabili.

    Nonostante fossero anni che lavorava per lui, Qiu si rese conto solo in quel momento che era la prima volta che vi entrava. Di solito Cheng non lo portava con sé quando doveva andare da suo padre o per cose di poca importanza. Quando si sedette, su invito del marito, su uno dei sedili, ne poté saggiare la consistenza: era bello morbido e comodo e, di sicuro, Qiu non avrebbe sentito male per tutto il viaggio. Osservarlo gli fece chiedersi come mai Cheng non avesse mai voluto che vi salisse sopra, ma non era molto importante: ora davanti a sé avevano ben undici ore di volo, prima di atterrare a Sydney, ovvero la meta della loro vacanza. Da lì in realtà sarebbero dovuti andare in macchina fino a Bondi Beach, la loro meta, il che avrebbe preso loro altri venticinque minuti. Il jet prese quota poco dopo, mentre Cheng osservava Qiu con un ghigno malizioso sul volto: dovevano aspettare un po' prima di poter restare senza cintura, ma i sedili erano vicini e se si allungavano di lato potevano benissimo raggiungere l'altro a qualsiasi altezza.
    Qiu non aveva alcuna intenzione di obbiettare alle sue intenzioni: a causa del lavoro per Mr. Jian erano buone due settimane che non facevano sesso come si doveva e pure lui ne aveva bisogno. Sentì la mano di Cheng in mezzo alle gambe e le allargò per bene, accomodandosi meglio sul sedile: il marito fece inclinare il sedile finché Qiu non fu letteralmente in posizione orizzontale e, solo a quel punto, iniziò a toccare il suo corpo. Spostò un po' la cintura in modo da potersi allungare anche con il busto, ma odiava tutto quello: lo voleva baciare, eppure non ci riusciva al momento, quindi doveva limitarsi a toccarlo per ora. Cheng riuscì, con qualche difficoltà, a sbottonargli la camicia che indossava e le dita andarono subito a giocare con uno dei suoi capezzoli, tirandolo, frizionandolo tra pollice e indice... Sentì qualche gemito di piacere sfuggire dalle labbra di Qiu e ghignò appena: Qiu ormai era così sensibile ai suoi tocchi e la cosa ovviamente lo lusingava assai. Portò lo sguardo tra le sue gambe e notò un rigonfiamento all'altezza del cavallo dei pantaloni; cosa lo aveva portato in quello stato? Lo sguardo che gli aveva riservato poco prima, i tocchi a tutto il suo corpo, il giocare con i suoi capezzoli? Si leccò istintivamente le labbra, mentre portava una mano a stuzzicare il rigonfiamento da sopra la stoffa dei pantaloni. Sicuramente gli sarebbe venuto ben duro nel giro di poco tempo, ma non voleva soddisfarlo subito.
    Ci vollero svariate ora prima che arrivassero e le passarono nei modi più disparati, ma alla fine atterrarono e presero una macchina a noleggio per guidare fino a Bondi Beach. Era quella la loro meta: la spiaggia più famosa dell'area di Sydney, tanto bella quanto anche piena di insidie però.

    "Sei pronto per quest'avventura? Una bella vacanza ci voleva proprio." Commento Cheng mentre seguiva le indicazioni del navigatore per raggiungere il loro albergo cinque stelle. Aveva preso una suite con vista mare, una jacuzzi... non si era di certo risparmiato dato tutti i soldi che aveva. Dovevano godersi quella vacanza nel modo più comodo possibile.
    "Finalmente lontani da adolescenti: non mi sembra vero, quasi mi commuovo." Commentò Qiu ridacchiando, ma annuì. "Non ce ne concediamo una da troppo tempo: era il minimo."

    Arrivarono all'hotel e fecero il check-in, lasciarono le valige e il resto in camera, prendendo solo il necessario per andare in spiaggia. Volevano godersela già appena arrivati, anche perché non avevano sonno ed era ancora primo pomeriggio. Si misero molto vicino all'acqua e si guardarono attorno: c'erano davvero tante persone e i buggy dei bagnini erano parcheggiati per bene. Era impossibile non riconoscere quelle divise blu con la scritta rossa sopra: non erano appariscenti, ma si capiva chi fossero ed era quello l'importante.

    "Andiamo a fare il primo bagno? Tra le bandiere rosse e gialle ovviamente,non vorremo mica farci sgridare il primo giorno in cui siamo qui, no?"

    Cheng ridacchiò e si diresse dove aveva detto, seguito a poca distanza dal marito, che aveva perso più tempo del dovuto a togliere le scarpe. Nuotarono per ore e ore, ma ad un tratto Qiu sentì un dolore lancinante alla gamba destra. Gemette di dolore, cercando di guardarsela, ma anche se l'acqua era cristallina non riusciva a vedere quale fosse il problema.

    "Mi ha punto qualcosa alla gamba, fa malissimo, dannazione." Disse a Cheng, mordicchiandosi il labbro inferiore. Lì toccavano, ma faceva fatica a muovere quella gamba per il dolore.
    "Usciamo dall'acqua e andiamo dai bagnini: sapranno come aiutarti."

    Cheng lo prese in braccio ed uscì in quel modo dall'acqua, avvicinandosi al buggy più vicino a lì. Vi era un ragazzo molto tatuato che, vedendoli arrivare, era sceso da esso e si era avvicinato a loro.

    "Cos'è successo? Sono Jesse in ogni caso." Prese la radiolina in mano, in caso fosse necessario chiamare gli altri, ma notò subito il problema alla gamba del mafioso. "Abbiamo un'infestazione di caravelle portoghesi, quelli ne sono i segni. Se stai fermo tolgo i tentacoli e poi ti porto alla torretta per farti curare come più si addice.

    Qiu vedeva quanto quel Jesse fosse molto gentile e capace nel suo lavoro: non si era fatto problemi a togliere i tentacoli e alla fine aveva portato lui e Cheng alla torretta, dicendo loro di salire le scale, lì ci sarebbe stato qualcuno che poteva aiutarli con acqua calda e uno spray contro quelle specifiche punture.


    La perseveranza
    Rating: verde
    Genere: generale
    Wordcount: 1000
    Tipo Coppia: M/M
    Personaggi: Rufus delle Sabbie, Regis dell'Aliante
    Pairing: RufusRegis
    Prompt: Fandom!AU
    Warnings:
    NOTE
    Altro piccolo esperimento con i capi
    Capi Cow-t 10 in 19 Days. Rufus è Mo Guan Shan, Regis He Tian
    M1 della seconda settimana
    Era stata una giornata pesante quella e l'ultima cosa che Rufus voleva era venir stressato da Regis. Era dovuto correre letteralmente a lavoro dopo la scuola - un piccolo aiuto per la madre che faticava ad avere abbastanza soldi per fare tutto - ma non aveva previsto la voglia di Regis di stargli accanto.



    "Lavori anche dopo la scuola, fratello Rufus?" Quella era stata una domanda molto naturale, ed ebbe il potere di far rabbrividire il sopracitato ragazzo. Questi si girò verso la fonte di quella domanda e alzò gli occhi al cielo.

    "Certo idiota, quando dovrei farlo altrimenti? Non posso mica durante le ore scolastiche!" Aveva sbottato in tutta risposta il ragazzo dai capelli scuri, mentre metteva a posto una consegna di varia frutta, sia fresca che secca.

    "Ma lo sai che se hai bisogno di denaro lo puoi chiedere a me no, piccolo Rufus?"



    L'interpellato rifiutò di rispondere a quella provocazione, ma il ragazzo tutto tatuato gli passò una mano dietro al collo mentre parlava e ciò irritò non poco Rufus. Potè allontanarlo solo appena lasciò la cesta su un ripiano, girandosi di scatto verso di lui, guardandolo malissimo.



    "Se sei qui solo per infastidirmi puoi anche andartene. Ho altre cose da fare e non ho tempo da perdere con te, ci siamo capiti?" Se la proprietaria del supermercato lo avesse visto in quel momento, sarebbe stato nei guai: non si dovevano trattare in quel modo i clienti, ma il caro Rufus aveva una soglia di sopportazione non molto alta.

    "Oh ma quanto siamo cattivi! Non si tratta così un cliente, piccolo Rufus, o finiranno col non venire più qui a fare acquisti." Quella cosa non valeva di certo per lui, ma era la verità dopotutto.

    Rufus avrebbe voluto dare aria ai suoi pensieri, che in quel momento erano tutto un concentrato di: - se tu non venissi più qui mi faresti solo un enorme favore - e cose simili, ma era meglio se non commentava. "..." Ignorarlo era forse l'arma migliore, ma l'altro si sarebbe mai arreso? Rufus non ne era poi così tanto convinto.

    "Per mia sfortuna ora devo andare, ma quel grembiule ti dona proprio."



    Con quelle ultime parole Regis se ne andò senza aggiungere altro, mentre Rufus lo guardava alquanto male. Non lo poteva davvero sopportare, eppure frequentavano la stessa scuola e Regis non faceva che tormentarlo anche lì. Il moro non faceva che pregare sempre che prima o poi si sarebbe stufato, ma non sembrava una cosa che doveva succedere: ogni volta il ragazzo con i capelli arancioni trovava un modo per importunarlo e sembrava farlo apposta nel non farlo concentrare. Non ci volle infatti molto tempo prima che il cellulare nella sua tasca vibrasse: sapeva benissimo chi fosse, anche senza guardare. Sospirò a fondo e lo ignorò. andando a servire dei clienti che gli si erano appena rivolti per l'aiuto nella scelta di qualcosa.

    A Rufus quel lavoro non dispiaceva affatto: occupava la sua giornata vuota e almeno faceva qualcosa di costruttivo invece di limitarsi a restare a casa a leggere o altro. In quel modo poi poteva aiutare la madre e per lui quella era una cosa molto importante: era rimasto troppo anni a non fare nulla, dato che era ancora piccolo, ma appena ne era stato in grado, si era trovato un lavoro.

    Passarono alcune ore e finalmente finì il suo turno, cambiandosi con una certa velocità, così da poter prendere la metro in tempo. Ringraziò e salutò cordialmente la padrona del negozio. Durante il tragitto verso casa si mise a controllare il cellulare, notando e leggendo finalmente il messaggio di Regis. Non era certo interessato al suo contenuto, ma era stufo di vedere quella notifica occupare il suo schermo.



    ♠ Più tardi passo da te, vedi di farti trovare a casa, altrimenti ti aspetto lì con molta pazienza. Vedi bene di non scappare, o peggio per te. ♠



    Rufus prima o poi avrebbe dovuto fare una bella ramanzina ala donna, dato che non poteva far sempre entrare quel diavolo chiamato Regis. La sua risposta fu una semplice foto della propria mano, con la quale lo stava mandando a quel paese, ma una volta arrivato a casa beh... evidentemente qualcosa non sembrava andare per il verso giusto, dato che Regis era effettivamente lì, nella sua stanza.



    "Si può sapere cosa vuoi da me? La smetterai di perseguitarmi? Non ho fatto niente, non ti ho mai tradito, ma soprattutto nessuno ti ha dato il permesso di entrare qui, anche se è stata mia mamma a disintegrare quella maschera che ho costruito negli anni."



    A Rufus non piaceva particolarmente parlare, era meglio scrivere per lui e non dare troppa aria inutile alla bocca, ma soprattutto non gli piaceva farlo con quel rompipalle del ragazzo che gli aveva scritto prima.

    Il viaggio in metro sembrò non finire più, ma alla fine riuscì a tornare a casa, dove notò con puro orrore che Rufus era seduto sul suo letto e lo stava aspettando con un ghigno in faccia. Nemmeno fosse lui il re della casa, colpì qualche volta le coperte fini con la mano, in un'incitazione silenziosa ad andare a sedersi vicino a lui, possibilmente senza fare troppe storie.



    "Via dal mio letto, subito."



    Si sentì invece ordinare, sibilare Rufus, che si aprì in una risata aperta, prima di guardarlo di nuovo, andando a stendervicisi sopra, come provocazione.



    "Devo ammettere che il tuo letto è comodo. Certo, il mio che è a una piazza e mezzo lo è di più, ma mi posso accontentare."



    Una vena particolarmente pronunciata apparve sulla fronte di Regis, il quale ci mise davvero molto tempo a trovare la forza di non ucciderlo in quel preciso istante. Non poteva lasciare la madre da sola dopo che suo padre era finito in prigione anni prima e... era proprio quello il motivo per cui si trattenne dal fargli del male.



    "Se non è di tuo gradimento puoi anche sparire dalla mia vista e tornartene a casa senza fare storie, invece di lamentarti."


    Tentato rapimento
    Rating: verde
    Genere: triste
    Wordcount: 1000
    Tipo Coppia: M/M
    Personaggi: Jade (Cow-t 8), Leste dell'orologio, Yande del Kulutrek (non viene nominato il suo nome)
    Pairing: JadeLeste
    Prompt: Fandom!AU
    Warnings:
    NOTE
    Ennesimo esperimento con i capi
    Jade va a casa di Leste per studiare e poi viene quasi rapito da dei mafiosi
    M1 della seconda settimana
    Quando Leste era tornato a casa dopo scuola quel giorno, aveva trovato un biglietto della madre sul tavolo della cucina, in cui gli comunicava che usciva a fare delle commissioni. La tavola era preparata per il pranzo, che ancora stava fumando: si trattava di riso al curry con delle verdure extra e il profumo che emanava era davvero invitante.

    - La posso pure perdonare, dopotutto tutto questo sembra davvero invitante, anche se non mi sarebbe dispiaciuto mangiare con lei. Ormai le volte in cui succede sono davvero molto poche, a causa del suo lavoro. -

    Leste sospirò e, dopo aver lasciato le proprie cose in camera, scese in cucina mettendosi seduto a tavola, assaporando quel ben di Dio che la madre aveva preparato. Dalla tasca dei pantaloni prese il cellulare - la madre gli proibiva sempre di usarlo durante i pasti, ma lei non c'era, quindi... - mettendosi a controllare la rubrica: voleva scrivere a Jade, il suo migliore amico, per chiedergli i compiti. Erano tanti e avrebbero potuto dividerseli, o semplicemente l'altro ragazzo sarebbe potuto andare a casa sua per farli assieme.

    ♠ Ehi, abbiamo tanti compiti da fare, io sono a casa totalmente solo perché mia madre è a fare delle commissioni, vuoi venire da me così li facciamo assieme? ♠

    Erano soliti raggiungere casa dell'altro direttamente assieme, ma quel giorno Jade aveva avuto da fare direttamente dopo scuola, ma in quel momento doveva essere libero, se Leste ricordava bene. Continuò a mangiare mettendo della musica per riempire quella cucina tanto vuota quanto era grande. Leste non voleva di certo lamentarsi dell'agio in cui abitava, però ciò aveva delle conseguenze e, una di esse, era il vedere la madre davvero pochissimo.
    Sospirò appena e aprì il messaggio di risposta che Jade gli aveva appena mandato, sorridendo soddisfatto dalla sua risposta.

    ♠ Va bene, parto subito, sarò lì tra una decina di minuti. Inizia già a farne qualcuno, così ci tiriamo avanti. ♠

    Jade non aveva il tempo di iniziarli, ma almeno uno o due esercizi sarebbero stati fatti, almeno ci contava su quello. Leste si limitò a rispondere con un "va bene" e, dopo aver lavato i piatti a mano, si mise ad iniziare matematica. Per quanto fosse bravo a scuola, quella era proprio una materia molto controversa per lui, infatti aveva troppo spesso molti problemi con essa, nonostante le mille e una spiegazioni da parte di Jade. Quegli esercizi sembravano essere però semplici, infatti riuscì a completarne tre prima che arrivasse il suo migliore amico e il risultato combaciava pure con quello segnato sul loro libro, quindi non poteva essersi sbagliato.
    Stava iniziando a segnare le cose importanti per il quarto quesito, quando finalmente qualcuno suonò il campanello: si alzò bello deciso e pompante e raggiunse la porta in dieci secondi netti, aprendo con un enorme sorriso stampato in faccia.

    "Non ci crederai mai, Jade! Sono riuscito a fare ben tre esercizi completamente da solo e stavo per iniziare il quarto. I tuoi insegnamenti iniziano a ripagare." Era decisamente troppo entusiasta per tutto quello e Jade ridacchiò.
    "Beh era ora che andasse così, eh. Finalmente ti è entrato qualcosa di matematica in quella zucca vuota che ti ritrovi." Entrò nella casa e andò a sedersi al tavolo della cucina, dove vi erano il libro e il quaderno aperti di Leste.
    "Non ho la zucca vuota! Solo che è troppo difficile per me come materia e difficilmente ci capisco qualcosa. Sembra che il professore parli ostrogoto, cosa posso farci io."

    Leste si sedette di fronte e passarono quasi tre ore concentrati sui libri, scambiandosi consigli, aiuti e qualche sguardo di troppo. Le labbra di Jade erano decisamente invitanti, ma sapeva che sarebbe respinto letteralmente subito: l'altro ragazzo non accettava tutto quello. Leste dubitava che odiasse i gay, semplicemente forse lui non lo era, o non trovava interesse in uno come lui o, ancora, lo vedeva solamente come un migliore amico e nulla di più. Portò le braccia in aria per stiracchiarle e chiuse i libri con un tonfo: ormai avevano finito e potevano rilassarsi senza problemi.

    "Ti va di giocare a qualcosa?" Gli chiese infine, prima di andare a mettere via tutto ciò che aveva usato, in modo che non restasse tutto in ordine.
    "Mi fermerei volentieri oltre, ma devo rientrare assolutamente a casa: mia madre deve uscire tra mezz'ora e io devo badare a mia sorella. Possiamo però fare domani se vuoi." Jade dal canto suo mise via le sue di cose e osservò il compagno di classe, prima di alzarsi per andare alla porta.
    "Vada per domani. Salutami tua mamma e la tua sorellina!"

    Non lo accompagnò alla porta, quella era come se fosse casa sua ormai, dato quanto tempo passava lì. Il ragazzo con i boccoli e i capelli arancioni annuì, uscendo da essa. Doveva prendere l'ascensore, dato che Leste abitava al quarto piano dell'edificio e, quando questo si aprì, degli energumeni molto poco raccomandabili uscirono da esso.

    "Sei Leste dell'orologio?" Gli chiese colui che sembrava il capo. Jade non sapeva chi fossero, ma era consapevole che doveva assolutamente proteggere il suo migliore amico.
    "Anche se lo fossi...?" C'era qualcosa di strano in tutto quello: come mai cercavano Leste? Poi chi diavolo erano quei tizi?
    "In tal caso, mi dispiace per la nostra irruenza."

    Rispose lo stesso tipo di prima, facendo un cenno semplice con la mano sinistra. In pochissimo tempo si ritrovò a terra, il tizio più muscoloso tra tutti che lo bloccava in modo doloroso.

    "Jade...!"

    Leste uscì dal suo appartamento e si bloccò nel vedere la situazione: non sapeva chi fossero quei tizi, ma avevano preso il ragazzo sbagliato, poco ma sicuro. Il capo fissò prima Jade e poi Leste, quindi Jade venne lasciato libero, mentre veniva invece preso Leste. Cosa stava succedendo? Per quale motivo volevano portarlo via? Ma soprattutto... Dove?

    "Non lo porterete via, non senza il mio permesso. Fammi parlare con Lui." La voce era quella di una donna, quella di sua madre. "Non me lo porterai via, sognatelo."


    Il primo rapimento
    Rating: verde
    Genere: romantico
    Wordcount: 1000
    Tipo Coppia: M/M
    Personaggi: Bakugou Katsuki, Kirishima Eijirou
    Pairing: KiriBaku
    Prompt: Meta!Fic
    Warnings:
    NOTE
    Prima o poi la finirò con questi piccoli esperimenti, ma non è questo il giorno.
    Leste va a casa di Jade, al ritorno viene però rapito da un uomo. Yande e gli altri si danno da fare per salvarlo e portarlo via da dove è prigioniero.
    M1 della seconda settimana
    "Vieni a casa mia oggi, Leste. Mia mamma sarà felice di averti come ospite e possiamo metterci a giocare un po' alla play. Sei da solo a casa, no?" Erano alla pausa tra una lezione e l'altra, stavano letteralmente sempre assieme, e le ragazze della loro classe iniziavano a pensare decisamente male. Tra di loro però c'era solamente una forte amicizia, nonostante in molti momenti le cose si erano fatte alquanto imbarazzanti.

    "Sì, mia mamma è via per lavoro da diversi giorni, come succede ormai da un po' troppo tempo. Non mi dispiace essere a casa da solo, ma mi manca l'affetto materno in questo modo, lo devo ammettere." Leste sospirò appena, mentre osservava cosa scriveva Jade sul suo quaderno.

    "Magari potresti anche fermarti a dormire da me, ma per questo devo parlarne con mia mamma: domani che non abbiamo scuola vorrebbe andare a trovare i miei nonni, quindi forse non ci è possibile."

    Leste annuì distratto a quelle parole, per niente convinto di ciò che era stato appena detto. Avrebbe offerto da solo di tornare a casa, non voleva essere un peso per la famiglia del suo migliore amico, anche se non sembrava venir disprezzato. Doveva ammettere che invidiava Jade non poco: aveva una madre sempre presente, che si occupava di lui. Cos'aveva lui invece? Una madre totalmente assente, che spesso si dimenticava di lui per fin troppo tempo, lasciandolo a casa completamente solo anche per settimane intere. Avrebbe dovuto averci fatto ormai abbastanza l'abitudine: succedeva da davvero troppo tempo, eppure non avrebbe mai sperato di sperare che qualche volta lei avrebbe passato più tempo con lui. Il peggio era però rappresentato dal fatto che era figlio unico e che nemmeno sapeva che volto avesse suo padre. Era cresciuto con la convinzione che non fosse nemmeno vivo, ma sua madre poteva semplicemente stare cercando di proteggerlo da qualcosa di troppo grande per lui.
    Non riusciva proprio a capire quella donna che, per quanto era assente nella sua vita, gli sembrava quasi un'estranea. Quando tornava a casa però si prendeva sempre cura di lui al massimo e gli donava quell'affetto materno che spesso gli mancava.
    Vide entrare nella propria visuale una mano che veniva mossa per attirare la sua attenzione e lui sussultò, sbattendo le palpebre: si era perso nei suoi pensieri e non aveva più ascoltato qualsiasi cosa fosse stata detta dal suo migliore amico. Ah, che figuraccia che aveva appena fatto! Non era davvero possibile.

    "Scusami, mi sono perso nei miei pensieri. Cosa stavi aggiungendo?" Cercò di scusarsi guardando - vedendo - Jade seduto di fronte a lui.
    "Dicevo che potremmo metterci a giocare ai videogiochi, chiusi in camera così da non rischiare che mia sorella si intrometti e voglia giocare anche lei. Lo sai quanto può essere insistente se scopre che stiamo giocando." Jade lo guardò con un espressione un po' preoccupata, chiedendosi a cosa stesse pensando in quel momento che lo aveva reso così spensierato.
    "L'idea mi piace, lo sai che adoro giocare ai videogiochi e tranquillo, tua sorella non lo scoprirà. Allora andiamo a casa tua assieme dopo la scuola."

    Aveva già deciso tutto lui: non era un auto invito quello, però non voleva repliche, non voleva tornare a casa prima di passare da lui. Le ore scolastiche sembravano non voler finire mai, ma alla fine successe e loro due fecero la consueta strada assieme, che Leste conosceva ormai come le sue tasche. Era dall'asilo che si conoscevano ed era stato spesso a casa sua: la considerava come una seconda casa e considerava la famiglia di Jade come una seconda famiglia. Era una cosa davvero importante per lui e gli faceva sempre piacere vedere come la madre del suo migliore amico si preoccupasse per lui come se fosse comunque il suo terzo figlio.
    Il tempo sembrò passare troppo in fretta e Leste non voleva essere di troppo disturbo, quindi prese le sue cose e se ne andò alla porta.

    "Non voglio essere troppo di impiccio, quindi torno a casa. Ci vediamo lunedì a scuola. Grazie per il pranzo e l'avermi ospitato signora, l'ho davvero apprezzato." Sorrise con gentilezza alla donna e aprì la porta, facendo un passo oltre essa.
    "Mi raccomando fai attenzione mentre torni a casa Leste! Buona serata."

    Quella donna si preoccupava davvero troppo per lui e, anche se da una parte la cosa lo rincuorava, si sentiva comunque triste sotto sotto. Non avendo voglia di tornare subito nella casa vuota, si fermò ad un parchetto dove andava di solito assieme a Jade quando passavano il pomeriggio assieme: si sedette su un'altalena e guardò a terra con fare triste, sospirando.

    "Tutto a posto ragazzino? Non dovresti essere qui da solo a quest'ora."

    Leste girò di scatto la testa e si spaventò nel vedere un uomo incappucciato seduto sull'altra altalena. Non ebbe il tempo di dire nulla, solo quello di alzarsi per poi cadere a terra addormentato a causa del cloroformio.
    Quando si svegliò era incatenato ad una brandina e davanti a lui c'era di nuovo quell'uomo: non sapeva cosa volesse da lui, forse soldi?

    "Vedete di trovare mio figlio in fretta, non mi interessa cosa vuole quell'uomo dal mio ex marito, Leste deve essere qui sano e salvo, ci siamo capiti?" Erano servite delle ore prima che la madre di Leste capisse che qualcosa non andava, soprattutto dopo che il suo migliore amico gli aveva detto che era tornato a casa.
    "Se ne è appurato anche il Capo. Lo riporteremo qui sano e salvo."

    Fu un gioco da ragazzi trovare dove venisse tenuto prigioniero, come anche il suo salvataggio: Yande era stato incaricato di prelevarlo e portarlo al sicuro, ma scoppiò una sparatoria con il criminale, che però non riuscì a ferire né Leste, né Yande.
    Dopo il salto nel vuoto terminato nell'acqua lo portarono nella casa del capo, dove fu lasciato a dormire, data l'esperienza che aveva fatto e, al suo risveglio trovò la madre ad aspettarlo.

    "Mi prenderò più cura di te Leste, mi dispiace un sacco, non doveva andare così."
code © Michelle


Edited by catching_hearts - 12/2/2020, 23:06
 
Top
.
0 replies since 4/2/2020, 21:30   44 views
  Share  
.
Top