I hate but still love you

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    La stanza era ancora completamente avvolta nel buio assoluto: non si poteva distinguere niente, ma se ci si girava per vedere la sveglia riposta sul comodino vicino al letto, essa segnava le cinque del mattino. Perfetto, un'altra nottata insonne, ma nonostante ciò, Qiu riusciva ad essere sempre e comunque molto efficiente al lavoro come bagnino sulla più nota spiaggia dell'intera Australia: Bondi Beach.
    La vita lì in Australia era ben diversa rispetto quella che veniva sostenuta in Cina, ma ormai quello faceva parte del passato. La sveglia iniziò a suonare in modo incessante e ci vollero dei minuti prima che venisse spenta: anche se la persona che occupava quell'appartamento era sveglia, si crogiolò nel piumone, prima di alzarsi e andare a fare una doccia. L'acqua calda si rovesciò addosso al suo corpo muscoloso, dandogli sollievo immediato: non doveva iniziare il suo turno prima delle otto, ma aveva tutta l'intenzione di andare a fare un po' di surf, così da lasciare da parte tutti i pensieri che lo tormentavano da qualche settimana a quella parte. Quell'appartamento era decisamente troppo silenzioso: Qiu ci viveva dentro da solo da due settimane, dato che se ne era andato da quello che aveva condiviso con Cheng. Dopo una giornata di lavoro intenso era strano tornare a casa e non trovarlo lì, anche se lo vedeva ogni volta in spiaggia o alla torretta, ma tra loro le cose non andavano più bene ed era proprio per quel motivo che se ne era andato. I passi risuonarono nel bagno appena uscì dalla doccia: si asciugò in fretta, tornando in camera a cercare la sua muta da surf che, dato che era inverno, misurava 5/3 millimetri, in modo che non sarebbe congelato per il freddo se fosse caduto in acqua. La muta lo fasciava per bene mettendo in vista il suo petto muscoloso, per fortuna quando lavorava, a meno che non dovesse fare un salvataggio, indossava la maglia da bagnino. Sotto essa teneva comunque la muta da surf, altrimenti poi sarebbe stato un evento traumatico: il suo corpo era abituato a ben altro, ma ancora non si era ben acclimatato e non voleva di certo rischiare di ammalarsi.
    Fuori dalla casa tirava una leggera brezza, ma il cielo era libero da nuvole: le temperature si erano ulteriormente abbassate rispetto al giorno prima, quindi forse non ci sarebbe stato troppo lavoro da svolgere. Anche se la spiaggia era quasi vuota qualche avventore arrivava sempre e loro, come bagnini, dovevano essere sempre lì ad assicurare una certa sicurezza, anche se dopo le sette di sera non c'era mai nessuno. Questa cosa però la sapevano tutti e, prima di mettere tutto via, lo ripetevano sempre più e più volte. Le onde già si presentavano alte, quindi quel giorno era perfetto per fare surf, ma al contempo anche per salvare molti surfisti che si sarebbero avventurati a testare le onde. Quando la porta venne finalmente aperta erano ormai le cinque e mezzo e restava ancora un'ora e mezza prima che i suoi colleghi arrivassero ad aprire la torretta, posizionare le bandiere gialle e rosse e preparare tutto il resto dell'equipaggiamento. Tutto ciò non era nelle sue mansioni per quel giorno, quindi poteva fare surf per almeno due ore senza problemi. Il rumore delle onde che s'infrangevano sugli scogli della parte nord di Bondi Beach arrivò forte e chiaro alle orecchie di Qiu e l'albino sospirò di sollievo: da quando era lì, quel rumore lo rilassava sempre, sia che fosse affacciato al balcone di casa sua, che quando si dirigeva al lavoro o durante i suoi turni. Aver lasciato la Cina era stata una scelta molto azzeccata: lì non c'erano quei quattro teenagers a tormentarlo, ma era andato lì con Cheng, passato il mese di vacanza si erano intrattenuti perché Hoppo aveva proposto loro di diventare bagnini e alla fine avevano acconsentito, solo che ora, dato come stavano le cose con il moro, iniziava a dubitare se avesse effettivamente senso restare lì, o se era meglio che tornasse indietro. Ogni giorno pensava a quello, ma poi passare la giornata in spiaggia, parlare con i colleghi, in particolare Singlets, lo aiutava sempre e finiva col cambiare idea. Ormai il suo posto era lì a Bondi, non voleva tornare in Cina, la vita australiana era decisamente meglio e per quanto riguardava i problemi con Cheng, beh... si sarebbero risolti prima o poi, o per lo meno era ciò che sperava.
    Non aveva mai pensato di meritarsi una cosa simile da parte sua, di meritarsi di trovarlo a casa LORO, con un altro uomo, a letto. Non era nessuno dei colleghi bagnini, per fortuna, o lavorare con entrambi sarebbe stato davvero pesante, ma aveva sempre pensato che Cheng ricambiasse i suoi sentimenti... eppure chissà da quanto tempo andava avanti quella storia: forse da quando erano arrivati? Cos'aveva fatto di male per meritarsi un trattamento simile? Aveva sempre cercato di dargli tutto, ma evidentemente non era stato abbastanza, non aveva fatto tutto ciò che era in suo possesso per tenerlo vicino a sé. Ciò che gli dava più fastidio era che lo avevano fatto a casa loro, nel loro letto e questo significava che forse Cheng voleva davvero venire scoperto, altrimenti non avrebbe mai acconsentito a fare certe cose lì. Si fermò solo nel momento in cui le onde raggiunsero i suoi piedi: da quel momento in poi appoggiò la sua tavola da surf sulla sabbia, tolse la maglia da bagnino che aveva indossato, le scarpe e i calzini, in modo da poter entrare in acqua. Lasciò tutte le cose sul bagnasciuga e entrò in acqua: ora finalmente il cielo iniziava a schiarirsi, il sole stava per sorgere all'orizzonte e lui poteva vedere chiaramente le onde. Non era proprio l'unico surfista lì presente, ce n'erano almeno un paio, ma gli sembravano abbastanza capaci, quindi sarebbe potuto restare tranquillo. Anche se non era ancora il momento per lui di iniziare a lavorare, ovviamente in caso qualcuno fosse stato in difficoltà lo avrebbe aiutato, ma non aveva la tavola da surf adibita ai salvataggi. Quella per i salvataggi non era adatta a fare surf vero e proprio, quindi quella che aveva al momento era totalmente bianca, con dei disegni geometrici particolari come quelli che lui aveva come tatuaggio. La tavola da surf venne spinta in acqua dopo essersi assicurato al piede il leash, affinché la tavola non gli sfuggisse nel caso di caduta, e vi salì sopra con il corpo solo quando l'acqua raggiunse la vita: da lì iniziò a remare con le mani, disteso a pancia in giù. Si fermò a circa trecento metri dalla riva, guardandosi attorno: si stavano formando delle belle onde e, prima di iniziare il turno, era certo di potersele godere per bene. Aspettò che ne passassero alcune, prima di riuscire ad individuarne una perfetta per se stesso e vi pagaiò contro, per poi sedersi sulla tavola e muovere le gambe a mulinello per girarla con il muso verso riva.
    L'onda arrivava ad una velocità non troppo elevata, la schiuma bianca già si stava formando sulla sua cresta e Qiu iniziò a pagaiare verso riva, saltando infine sulla tavola: era una sensazione stupenda quella. Sentiva l'acqua lambirgli i piedi che aveva piantato per bene sulla tavola; il suo corpo si presentava con le gambe piegate, quella sinistra davanti a quella destra e con gli occhi fissava la torretta centrale: il suo punto di riferimento a riva per non distrarsi e cadere. Non ci volle molto prima che l'adrenalina lo spingesse a inclinare e piegare il corpo, mantenendo al contempo il baricentro sulla tavola. Con il proprio peso fece entrare il rail posteriore nell'acqua, facendo così che ci fosse frizione affinché la tavola iniziasse a girare nella direzione da lui scelta: poteva benissimo notare come la cresta dell'onda si stava chiudendo sopra di sé e quella era una bellissima visuale, oltre che sensazione per lui.
    L'onda si infranse con un rumore sordo e Qiu finì col tornare a sedersi sul centro della tavola, guardandosi attorno: la prima onda era andata più che bene, ma voleva assicurarsi costantemente che nessuno fosse in pericolo.
    Tutto sembrava essere a posto mentre le onde continuavano a infrangersi a riva, alcuni surfisti come lui continuavano a cavalcare le onde e l'ora e mezza che restava prima dell'arrivo dei suoi colleghi Cheng, Harries e Singlets volò come fosse nulla. Si era divertito molto e, in tutto, aveva cavalcato una ventina di onde belle alte, assieme ad alcune che non lo erano troppo.
    A riva, vicino alle sue cose, vi era una donna e la cosa lo stupì un po': era successo qualcosa a qualcuno? Si stava sbracciando mentre lui ancora era sulla tavola, quindi si diede una mossa e la raggiunse in pochissimo tempo, data la fretta che quella signora intorno ai trent'anni, sembrava avere.



    "Lei è uno dei bagnini, vero? Ho notato la maglia tipica vostra, sopra alla sacca che ha lasciato qui!" Qiu si limitò ad annuire alla domanda, in attesa di sapere cosa stesse succedendo, ma si girò già verso il mare, pronto ad andare a salvare qualcuno se fosse stato in pericolo. Non aveva tempo di andare a prendere la tavola giusta: se stava rischiando di affogare avrebbe solo perso del tempo prezioso. "Ecco, mio marito poco fa è caduto dalla tavola e deve averla colpita con la testa, poco dopo ho visto solo la sua tavola da surf!" La donna sembrava nel panico più totale e Qiu non aveva tempo di rassicurarla. Guardò per bene la superficie dell'acqua e, in pochissimo tempo, la vide: non poteva perderne ulteriore.

    "Vado a salvare suo marito! Lei corra alla torretta e aspetti che arrivino i miei colleghi. Dica loro di portare assolutamente un defibrillatore e un pallone Ambu. Spieghi cosa ha detto a me e loro sapranno cosa fare."

    Urlò Qiu mentre già correva in acqua: sperava che la donna avesse capito le sue istruzioni, ma non poteva fermarsi, aveva un uomo da portare fuori da lì il più presto possibile. Mai come in quel momento la corsa per saltare sulla tavola e poi il remare fino alla vittima sembrò infinita: era da solo al momento, non sapeva che ore fossero, poteva anche essere che gli altri tre non fossero ancora arrivati e a lui sarebbe toccato fare tutto da solo. Il peggio era che l'uomo poteva essere ferito gravemente o avere qualche lesione alla schiena e lui non avrebbe potuto assicurarlo alla barella cucchiaio e poi alla spinale, prima di procurargli ulteriori danni. La tavola continuava a galleggiare sulla superficie dell'acqua: il leash era ancora attaccato a essa, quindi se lo seguiva avrebbe sicuramente trovato l'uomo, che però sembrava essere sott'acqua in quel momento. Si sentì un'imprecazione e poco dopo uno splash: Qiu era andato a prenderlo e riuscì a riportarlo a galla prendendolo per un braccio. La superficie dell'acqua divenne frastagliata appena tornò a galla con il signore, di cui nemmeno sapeva il nome, e lo issò sulla tavola, steso a pancia in giù, con il viso rivolto verso riva. Il leash venne tolto dal suo piede e Qiu si spostò davanti a lui, cercando di capire se stesse respirando, ma in quel momento gli era assai difficile. Gli tenne il polso con indice e medio, ma non percepì nessun battito. Non perse altro tempo e salì nuovamente sulla tavola, remando di nuovo verso riva. All'altezza della vita scese, si staccò il proprio leash e spostò piano la tavola fino a che non si bloccò a causa della sabbia; solo allora prese l'uomo in braccio e lo posò sulla sabbia fredda, lontano dall'acqua.
    Non vi era battito in quell'uomo, lo constatò per la seconda volta, ma non poteva aspettare che gli altri arrivassero, doveva fare lui.

    "Ho bisogno di un'ambulanza nella zona nord di Bondi beach."

    Disse Qiu al telefono e alla fine lo lasciò cadere sulla borsa che aveva portato, tornando dall'uomo, che giaceva lì inerme. Guardò verso la torretta e notò la donna scendere dietro a uno dei suoi colleghi: da quella distanza non poteva capire chi fosse, sperava solo non si trattasse di Cheng, il quale era l'ultima persona da cui voleva venir aiutato. L'unico rumore che c'era lì in quel momento era quello di qualche rara macchina che passava, il respiro di Qiu, le ruote di un Rhino che veniva guidato fino a dove si trovava lui in quel momento.
    Nell'aria si profuse lo stridio delle ruote del Rhino che si fermavano: qualcuno scese da esso e, mentre all'uomo venivano fatte le compressioni, Qiu non si degnò nemmeno di guardare chi fosse arrivato. Aveva un ritmo ben preciso da mantenere e non poteva farsi distrarre. - Ah, ha, ha, ha Staying alive - Era stato consigliato di canticchiare quel pezzo della canzone "Staying alive" per mantenere il ritmo giusto delle compressioni e lui lo stava facendo nella sua testa, mentre contava a voce alta. All'uomo venne messo il pallone Ambu a coprire bocca e naso, poi venne pompata due volte l'aria. Una mano andò a sentire il polso dell'uomo, che in quel momento era ancora assente: Qiu imprecò di nuovo e solo allora alzò lo sguardo, sperando fosse un collega che c'era lì da molto, ma lo abbassò subito notando che era Cheng. Il silenzio che calò nuovamente veniva interrotto dai singhiozzi dalla moglie di quell'uomo e dal conto che Qiu stava facendo.

    "Mettiamogli il collare, dobbiamo fare presto."

    Era meglio se lo facevano subito: non potevano aspettare l'arrivo di Singlets e Harries, anche se sarebbe stato molto utile il loro aiuto. Mentre Cheng prendeva il collare, Qiu sentì la voce di Harries dal suo walkie talkie, quindi glielo prese dalla cintura e premette il bottone per poter rispondere.


    "Rhino blu a Bondi centrale: io e Cheng siamo nella parte nord di Bondi, ci stiamo occupando di un uomo con una ferita alla testa, incosciente e senza battito, sarebbe utile se ci raggiungeste."

    Lasciò andare il pulsante e Cheng prese il walkie talkie dalle sue mani con fare scorbutico. Qiu gli lanciò un'occhiataccia: come osava guardarlo in quel modo se tutto ciò che era successo era colpa sua? Si morse il labbro per restare calmo: non erano lì da soli e stavano lavorando; le questioni private dovevano restare al di fuori dell'ambiente lavorativo. Si avvicinò al Rhino per prendere l'asciugamano e, con esso, asciugò il petto del paziente: se ci fosse rimasta anche solo un'unica goccia d'acqua, sarebbero potuti essere guai.

    "Senti... mi dispiace, eh." Qiu portò gli occhi al cielo: gli sembrava davvero il momento adatto per parlare di cose simili? Dovevano concentrarsi su ben altro. Lo ignorò e preparò il defibrillatore, senza guardare Cheng in faccia nemmeno per una frazione di secondo. Gli fece segno di continuare con le compressioni: non voleva affatto parlare con lui, non davanti alla moglie di un paziente. Lo sentì sospirare, ma riprese con le compressioni, mentre Qiu applicava gli elettrodi e il defibrillatore iniziava a controllare il battito dell'uomo. Cheng in quell'istante si fermò e si avvicinò a Qiu, rubandogli un bacio sulle labbra: fu una scelta molto azzardata, che lasciò l'albino alquanto interdetto, ma appena tolse l'ambu dal naso e dalla bocca dell'uomo, finalmente reagì: gli diede uno schiaffo bello forte sulla guancia, guardandolo con gli occhi lucidi. Sapeva di doversi trattenere, ma non ce la faceva. Chiuse le mani a pugno mentre il defibrillatore istruiva di allontanarsi e così fecero entrambi, tenendo a distanza anche la donna. Nel momento in cui Singlets e Harries furono quasi lì Qiu gli diede un altro schiaffo, molto più forte adesso, iniziando a piangere quelle lacrime che per troppo gli avevano rigato le guance e che ancora una volta lo stavano facendo.


    "Dobbiamo lavorare e salvare la vita di quest'uomo, non mi toccare in modo inappropriato!" Il suo corpo sentiva la mancanza del suo tocco, ma in quel momento tutto quello era completamente sbagliato e lo sapeva benissimo.

    "La vita di quest'uomo è forse più importante della nostra relazione?" Chiese Cheng a voce bassissima, in modo che la donna non lo sentisse. "Se intervenivi prima magari non sarebbe in queste condizioni." Il suo tono di voce era molto tagliente e sapeva di averlo ferito con quelle parole.

    "..." Quelle parole lasciarono Qiu a dir poco spiazzato: come poteva dargli la colpa di non essersi accorto prima dell'uomo? Era già tanto che fosse già lì a quell'ora, quando in realtà non doveva nemmeno essere lì a preparare l'attrezzatura. "Andare a letto con quell'uomo ti ha dato al cervello? Cazzo, è già tanto che io fossi qua, dato che il mio turno inizia alle otto. Dovrei dire la stessa cosa di te, dato che dovevi essere qui alle sette e di solito non si arriva mai alle sette in punto." Gli urlò contro, ma questa volta arrivò a lui un ceffone. Non se lo aspettava minimamente e si ritrovò a vacillare appena, portandosi una mano alla guancia colpita, guardandolo con odio. "Se siamo in questa situazione è tutta colpa tua, eppure ora vieni qui ad accusarmi come se fosse mia. Ti odio!" Qiu si girò per correre via, ma venne bloccato dalle braccia di Singlets, che finalmente era arrivato, mentre Harries allontanava Cheng di qualche passo. Non sapevano cosa fosse successo, il perché Qiu fosse così sconvolto, ma non era di certo per l'uomo che giaceva lì a terra. "Cheng vai a finire di preparare le cose, ci pensiamo noi qua."


    Quelle parole risuonarono con una certa autorità: tra loro quattro era Harries ad avere più esperienza come bagnino, perché Singlets per dodici anni si era allontanato da tutto quello, ma era stato lui stesso a parlare e dare quell'ordine. L'atmosfera era molto tesa, ma quello non era il momento per mettersi a litigare e quei due lo sapevano benissimo. Harries nel frattempo era occupato a mettere la barella cucchiaio sotto l'uomo e bloccarlo sopra essa: in quel modo non ci sarebbero stati più spostamenti che avrebbero potuto compromettere la sua schiena. Fu molto semplice, perché quel tipo non richiedeva che la persona infortunata venisse spostata di peso su di essa, bensì si poteva far scivolare sotto la vittima e assicurarla sopra senza che venisse mossa.
    L'atmosfera si era calmata dal momento in cui Cheng si era allontanato per obbedire agli ordini di Singlets: Qiu ancora cercava di togliersi dalla sua presa, ma nonostante in passato fosse stato un mafioso, in quel momento non aveva la forza per tentare davvero di allontanarsi. Si allontanarono dall'uomo un'altra volta, mentre il defibrillatore rilasciava un'altra scossa che cercò di far ripartire il cuore della vittima. La moglie era visibilmente distrutta e li osservava con le lacrime agli occhi, singhiozzando, chiedendo loro di salvarlo. Non era una cosa facile: Qiu nemmeno sapeva da quanto tempo fosse rimasto sott'acqua incosciente e si sentiva in colpa, perché se si fosse accorto prima di quella tavola che galleggiava da sola beh, sarebbe potuto intervenire prima. Singlets lo lasciò andare solo nel momento in cui dovette aiutare Harries a porre la barella cucchiaio sopra quella spinale e Qiu rimase lì fermo ad osservarli. Nell'aria risuonarono ben presto le sirene dell'ambulanza, mentre ormai il cuore dell'uomo aveva ripreso a battere e i due bagnini mettevano l'uomo in posizione di sicurezza, in modo da permettergli meglio di espellere l'acqua che era rimasta in lui.
    Qiu dal canto suo li lasciò fare e si avvicinò invece alla donna: le doveva molte scuse, primo per la scena a cui aveva assistito tra lui e Cheng, ma anche per non essere intervenuto prima.

    "Suo marito starà sicuramente bene ora che lo abbiamo ripreso. Verrà portato tra poco d'urgenza in ospedale per tutti gli esami del caso. Mi dispiace per ciò a cui ha dovuto assistere poco fa e per il fatto che non sono intervenuto prima." Le ultime scuse le disse dopo che le parole di Cheng gli erano tornate alla mente.

    - Se intervenivi prima magari non sarebbe in queste condizioni. - Qiu chiuse le mani a pugno e si stupì nel sentire un abbraccio, scosso dai singhiozzi.


    "Io... non so come ringraziarvi! So che non siete attivi prima delle sette, eppure Lei era qui ed è riuscito a salvare mio marito, Le sono troppo riconoscente."

    L'albino non era affatto abituato a sentirsi dire certe cose, anche se ormai lavorava come bagnino da cinque mesi. Sorrise appena e andò a parlare con i paramedici per dare loro un quadro della situazione: cosa fosse successo, per quanto tempo avevano fatto la rianimazione prima che si riprendesse, quali danni poteva aver riportato... tutto quello che poteva essere utile insomma. Osservò come l'uomo veniva caricato nel retro dell'ambulanza, la donna che entrava poco dopo e poi il veicolo che iniziava una corsa contro il tempo per portarlo in ospedale. Anche se si era ripreso non era ancora fuori pericolo e questo Qiu lo sapeva molto bene. Si lasciò andare sulla sabbia e osservò l'oceano senza proferire alcuna parola: era riuscito ad evitare una possibile morte, però non si sentiva felice. Si sentiva ancora ferito nell'orgoglio da ciò che Cheng gli aveva detto e sapeva di non doversi sentire in quel modo. Sospirò e si alzò, deciso a dare una mano ai due colleghi più anziani nel caricare le cose che avevano usato sul Rhino, ma lui non li avrebbe raggiunti alla torretta in quel momento: era ancora presto per lui e preferiva restarsene per conto suo.
    Né Harries, né Singlets dissero nulla, ma fu solo il primo a salire sul Rhino, alla volta della torretta. Singlets optò per restare lì con colui che era diventato il suo migliore amico nel corso di quei mesi in cui era rimasto lì. Non avrebbe mai pensato di avere così tanti interessi in comune come quell'uomo, ma pian piano li aveva scoperti tutti e ora si parlavano di tutto. Era riuscito a vincere la sua fiducia in poco tempo, ma nelle ultime due settimane aveva avuto l'impressione che c'era qualcosa che non gli aveva ancora detto.



    Data l'atmosfera che regnava sempre tra lui e Cheng ultimamente, aveva capito che doveva essere successo qualcosa tra loro due, ma non aveva idea di cosa si trattasse o di quanto avesse messo effettivamente in crisi il loro rapporto. Guardò la schiena di Qiu e decise di avvicinarsi a lui, portandolo così a sedersi sulla sabbia, cosa che fece anche lui stesso. L'alba inizia ad affacciarsi al cielo e da quel punto era molto bella, ma Singlets aveva altro a cui pensare in quel momento.

    "Ehi mate... sono due settimane che tu e Cheng siete strani: c'è molta tensione tra di voi e i più giovani hanno, onestamente, paura di voi. Cosa sta succedendo?" Gli posò una mano sulla spalla dopo essersi spostato davanti a lui, in modo da poterlo guardare dritto negli occhi.

    "Non mi va di parlarne." Cercò di tagliare corto Qiu, ma sapeva che sfogarsi con Singlets lo avrebbe aiutato.

    "Abbiamo una quarantina di minuti prima che inizi il turno vero e proprio. Possiamo restare qui tutto il tempo se vuoi, ma credo che la cosa migliore sia che tu ti confidi con me. Soprattutto dopo ciò che è successo prima." La voce dell'australiano era leggermente dura, ma non voleva forzarlo subito a dirgli cosa non andasse.

    "..." Qiu non disse nulla all'inizio: sentiva le lacrime pizzicare i suoi occhi e portò le mani davanti ad essi, cercando con tutto se stesso di non mettersi a piangere. "Due settimane fa... ho beccato Cheng, in casa nostra, a fare sesso con un altro ragazzo. Non ho idea di chi fosse, non lo conoscevo, però la cosa mi ha ferito tantissimo. Lui se ne è accorto, ma non mi è corso dietro quando sono scappato via. Da allora ho cambiato appartamento e cerco di evitarlo il più possibile, perché sono troppo ferito. Prima ha osato darmi la colpa per le condizioni dell'uomo, ma io non dovevo nemmeno essere qui così presto: ero venuto a fare surf, anche se cercavo sempre di stare attento e vedere se qualcuno fosse in difficoltà." Chiuse gli occhi e una lacrima andò a bagnargli la guancia.

    "Per quanto riguarda la situazione di poco fa: non eri in servizio, ha avuto fortuna che tu fossi lì, o all'arrivo di Cheng sarebbe già stato morto, non ti devi sentire in colpa." Era la prima volta che vedeva quell'omaccione così distrutto da qualcosa, ma poteva capirlo: una cosa simile era successa pure a lui. "Hai provato a parlare con Cheng e sentire il motivo per cui ha fatto una cosa simile? Da quando vi conosco mi siete sembrati sempre molto innamorati, non credo che abbia deciso di tradirti così dal nulla." Certo, non li conosceva da moltissimo tempo, ma gli sembrava di aver capito già abbastanza cose a loro riguardo.

    "Me l'ha rinfacciato con così tanta cattiveria che ho reagito malissimo e poi le cose sono solamente peggiorate, finché non siete arrivati tu e Harries e ci avete separati." Sentire certe parole da parte sua lo fecero sentire meglio: sapeva che certe cose potevano succedere, che a volte non si riusciva a impedire la morte di una persona, però era difficile accettare di non essere riuscito a fare tutto ciò che era nelle proprie possibilità per evitarla. "Non gli ho ancora parlato, o meglio: ha cercato di chiedermi scusa e baciarmi mentre ci stavamo occupando della vittima, ma per ovvie ragioni l'ho respinto. Stavamo cercando di salvare quella vita, non potevamo perderci in certe chiacchiere. Lui però se l'è presa e molto anche." La situazione ora era pure peggiore rispetto a quando era successo ciò che aveva scoperto, lo sapeva benissimo.

    "Da parte sua è stato sicuramente sbagliato provare a parlarti in una situazione simile: il lavoro viene prima della vita privata, che dovrebbe venir lasciata fuori da qua, ma anche tu non mi sembra che ti sia comportato nel migliore dei modi." Lo prese per un braccio: sapeva che con quelle parole lo avrebbe fatto arrabbiare, ma doveva essere oggettivo. "Non sto cercando di prendere le parti di nessuno di voi due, anzi: cerco solo di fare capire che avete sbagliato entrambi. Resta qua, non abbiamo ancora finito di parlare."

    Qiu si era alzato, perché di sentire una predica non ne aveva la minima intenzione, ma alla fine si sedette di nuovo vicino a lui, sospirando pesantemente. "Lo so che abbiamo sbagliato entrambi. Solo che... ho paura a parlargli, ma non perché mi spaventa, bensì per ciò che potrebbe dirmi." Allungò le gambe e lasciò che le onde le bagnassero, rinfrescandogli i piedi.

    "Senti Qiu... non dovrei dirti certe cose e nemmeno saperle, dato che Harries ha promesso che non avrebbe detto nulla, ma negli ultimi giorni lui e Cheng non hanno fatto altro che parlare di te, dello sbaglio che ha fatto, ma soprattutto il perché lo hai beccato in quella situazione." Non sarebbe però stato lui a confessare una cosa simile: doveva farlo Cheng. "Lui, nonostante tutto, ti ama e quello che hai visto... è stato solo un enorme sbaglio. Harries mi ha detto che era estremamente sincero quando gli ha confessato questa cosa, si è messo pure a piangere e sia te, che io, che Harries, sappiamo benissimo quanto sia rara una cosa simile per lui."

    "..."

    Qiu non sapeva cosa dire: sapeva di potersi fidare delle parole di Singlets, ma quell'immagine di Cheng a letto con uno sconosciuto ancora non gli usciva dalla mente. Rimase in silenzio per un po', mentre Cheng e Harries finivano di preparare la spiaggia. Qiu si fidava di ciò che Singlets gli aveva detto e forse era meglio se, quella sera, andava a parlare con Cheng. Sospirò e si rialzò, andando al Rhino con cui Singlets e Harries erano arrivati e si sedette al posto di guida, mettendolo in moto mentre Singlets lo raggiungeva e saliva vicino a lui.

    "Stasera gli parlerò, dopo il turno."

    Con la coda dell'occhio notò l'altro bagnino annuire e sorrise appena, fermando il Rhino a qualche metro dalla torretta. A quel punto gli altri dovevano essere già arrivati e infatti, quando entrarono, ognuno era lì, in attesa delle istruzioni di Hoppo.

    "Oggi le temperature raggiungeranno i 47°, quindi avremo sicuramente un'invasione di persone. Per questo motivo oggi in torretta ci sarò anche io, assieme a Jesse e Fei Long. Singlets e Qiu alle bandiere, Harrison e Jin Mei a south end, Harries e Cheng a Backpackers, mentre Whippet e Maxi a north end. Vedrò nel corso della giornata se cambiare i gruppi, ma per ora vanno bene così."



    Ognuno prese uno dei walkie talkie, le bottigliette d'acqua e poi abbandonarono la torretta, fatta eccezione per Fei Long, Jesse e Hoppo. Hoppo era il capo, Jesse un vero bagnino da già cinque anni, mentre Fei Long era ancora un allievo. Tutti adoravano essere in gruppo con lui, che era molto più tranquillo rispetto a Cheng, Qiu e Jin Mei.

    L'altra faccia della medaglia era che non poteva mettere i due cinesini assieme a pattugliare, o non si sarebbero concentrati per nulla. Quel giorno era uno dei peggiori: il caldo fuori misura aveva invitato moltissime persone a trovare refrigerio nell'oceano. Ovviamente quel fatto non era di certo male, se solo tutti si fossero tenuti dove c'erano le bandiere rosse e gialle. Era sempre quello il problema: moltissime persone venivano salvate da loro bagnini ogni giorno, solo perchè non restavano dove non era pericoloso. Se poi si trovavano in una corrente, loro dovevano intervenire per evitare che qualcuno rischiasse di affogare.
    Jin Mei fu la prima a raggiungere il garage sotto la torretta: le chiavi del Rhino blu nella mano destra. Salì sopra esso, portandolo fuori in modo che anche gli altri potessero prenderli. Appena Harrison si sedette vicino a lei, Jin Mei mise in moto e sfrecciò verso la zona sud della spiaggia.
    Adorava guidare i Rhino: l'aria soffiava diversamente in quel caso e per lei era una sensazione unica. Appena parcheggiò sospirò appena e si rilassò contro il sedile, guardandosi attorno con attenzione. Erano appena le sette di mattina, già faceva caldo, ma non c'erano ancora molte persone, eccezione fatta per alcuni surfisti proprio dove erano loro e uno o due nuotatori. Una lieve brezza smuoveva i suoi capelli lunghi neri, mentre Harrison se ne stava seduto vicino a lei, anche lui in silenzio. Anche se aveva visto ben poco Cheng e Qiu, doveva dire di esserne rimasto particolarmente impressionato. Con la coda dell'occhio il ragazzo guardava la cinese, che però era concentrata sull'acqua e giocherellava con il suo walkie talkie.

    La mattinata passò freneticamente: entrambi fecero una quarantina di salvataggi a testa, soprattutto dopo l'inizio della vera e propria affluenza. Jin Mei aveva appena lasciato la tavola sul lato del Rhino e si era seduta di nuovo in esso: non aveva nemmeno tentato di rimettersi la maglia, più che convinta che presto avrebbe dovuto fare un altro salvataggio. Prese la bottiglietta per bere, dati i 46° e sospirò mentre si guardava attorno: Harrison stava ritornando dall'aver aiutato due persone e lei già si sentiva esausta.


    "Bondi Central a Blue Rhino. Ci sono delle persone vicino agli scogli: quattro per esattezza. Hanno le mani alzate: dovete intervenire."

    La voce di Hoppo era risuonata per la quasi centesima volta nel walkie talkie di Jin Mei: appena sentì la posizione dei surfisti prese il binocolo e osservò qualche attimo, trovandoli quasi subito. "Okay, andiamo a salvarli. Tenete pronti gli altri nel caso di bisogno di supporto."



    Scese in fretta dal Rhino, lasciando il walkie talkie sul sedile del Rhino blu e prese la tavola, correndo verso l'acqua. "Dobbiamo aiutare quattro persone vicino agli scogli!"



    Urlò ad Harrison mentre gli passava vicino: lo vide girarsi e correre dietro di lei, ma ora non poteva più occuparsi di lui: c'erano quattro vite da salvare. Corse in acqua e, quando essa fu all'altezza del suo bacino, saltò sulla tavola da salvataggio, iniziando a remare il più velocemente possibile verso il gruppo di persone. Le teneva sempre bene a portata di sguardo, senza mai perderle di vista nemmeno per un secondo.
    Ci vollero dei secondi che a lei sembrarono infiniti, affinché li raggiungesse. Andò dai due più lontani, lasciando che Harrison raggiungesse gli altri due, mentre le onde erano davvero forti. Riportarli a riva senza che si facessero male era impossibile, quindi l'unica opzione era lasciarli andare sulle rocce e da lì far raggiungere loro la salvezza.


    "Nessuno è ferito, dobbiamo però farli salire sugli scogli."

    Comunicò a Hoppo, cercando di avvicinarsi a essi. Era un'impresa titanica in quel momento, ma era stata allenata apposta, non poteva deludere nessuno.
    Solo quando Hoppo le diede la conferma, agì: si avvicinò ancora di più agli scogli e, nonostante fosse molto pericoloso, fece salire gli uomini senza problemi. Intimò loro di tornare a riva e di andare alla torretta se qualcosa non andasse. Il tempo sembrò rallentare mentre ringraziavano e si allontanavano.
    Le gambe iniziavano a farle male, le braccia tremavano, mentre Harrison aiutava le donne a mettersi in salvo. Le onde continuavano ad infrangersi contro le loro tavole e Jin Mei era tanto se riusciva a tenere la tavola ferma e dritta. Odiava quando l'oceano era in quelle condizioni: più persone finivano con il mettersi nei guai e loro dovevano mettere la propria vita in pericolo per coloro che non sapevano rispettare le regole o i cartelli.

    "State at-"

    Quella voce risuonò per poco dalla radio impermeabile che portavano al braccio: nel giro di pochi secondi Jin Mei e Harrison si ritrovarono entrambi colpiti da un'onda molto grande. Il dolore che Jin Mei iniziò a percepire ad una gamba, oltre che alla testa, era indescrivibile: era martellante, difficile da gestire, assordante e, il fatto che non riuscisse a tornare in superficie la preoccupava.
    Muoveva la gamba non dolorante, ma era inutile: si sentiva impotente in quel momento davanti alla furia dell'oceano e non riusciva nemmeno più a tenere gli occhi aperti, anche se sapeva che chiuderli significava rischiare di morire in quel momento.

    "Dannazione... Harries, Cheng, dirigetevi subito a sud! Agli scogli Jin Mei e Harrison sono stati investiti da un'onda molto grande e non tornano a galla." Hoppo cercava di restare calmo, ma la situazione era drammatica. Sapeva che dicendo così avrebbe allarmato Fei Long, ma anche i genitori della ragazza, ma non aveva potuto fare altro. "Qiu e Singlets raggiungeteli, ma prima passate qui a prendere i defibrillatori."

    Era palese come i due bagnini avessero perso i sensi, o in qualche modo sarebbero tornati a galla. Ogni secondo che passava l'ansia saliva e attanagliava tutti con le sue tenaglie, senza volerli lasciare. Hoppo non smise nemmeno per un secondo di osservare gli scogli, il punto esatto dove i due ragazzi erano spariti sotto l'onda poco prima. Non li distolse nemmeno quando prese la cornetta del telefono: Jesse, come se gli avesse letto nel pensiero, aveva già fatto il numero dell'ambulanza e appena sentì qualcuno parlare, Hoppo non esitò nemmeno per un attimo nel dire di mandarne due con una certa urgenza.
    Dal momento in cui Hoppo aveva ordinato loro di andare agli scogli a sud, Cheng era entrato in una sorta di trance: lo sapeva benissimo chi c'era a coprire quella parte di spiaggia ma, quando il fatto era successo, lui era in acqua e aveva appena portato in salvo una ragazza. Era stato Harries a mettersi ai comandi del Rhino e gli era andato incontro a riva, spiegandogli cosa fosse successo. Lui non ci aveva pensato su due volte e aveva appoggiato la tavola al lato del fuoristrada, mettendosi seduto sul sedile, restando completamente in silenzio, il solo rumore del motore e di loro che sfrecciavano sulla sabbia. Il suo cuore batteva come un pazzo: non aveva mai pensato davvero alla possibilità di rischiare di perdere la sua piccola per sempre, non quando a malapena aveva vent'anni, eppure ora le possibilità erano molto alte se non si davano una mossa.


    Fandom: Crossover 19 Days e Bondi Rescue
    Capitolo: 1 / ???
    Rating: verde
    Wordcount: 5960
    Settimana e missione: Sesta settimana, M3 con prompt Amore / odio

     
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