Settima settimana

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    Brutte notizie



    "Buongiorno signorina He, abbiamo i risultati della sua villocentesi e dovrebbe recarsi qui da noi il prima possibile per discuterne."



    Quando Jin Mei aveva ricevuto quella chiamata, si era subito allarmata: credeva che le avrebbero fatto sapere che era tutto a posto, invece volevano discutere di cos'avevano scoperto. Deglutì appena, mentre il silenzio che regnava in casa in quel momento sembrava voler farla diventare lentamente pazza.



    "Potrei... questo pomeriggio, verso le quattro, assieme al mio fidanzato e sicuramente mio padre."



    Avrebbe parlato con Qiu, sarebbero andati a prendere Fei Long appena finita scuola e si sarebbero diretti dal loro ginecologo. Avevano lo stesso: lei si era affidata a lui proprio perché aveva seguito sempre suo padre durante le gravidanze e si sentiva più tranquilla se poteva andare da qualcuno con cui aveva una qualche conoscenza.
    Appena chiuse la chiamata lasciò il cellulare vicino a sé e sospirò appena, cercando di non pensare al peggio: quel bambino era arrivato in modo inaspettato, lo aveva quasi perso un mese e mezzo prima, ora chissà cosa potesse avere. Dopo la minaccia di aborto le avevano prescritto riposo assoluto con utilizzo di progesterone e lei aveva seguito tutto alla lettera. L'ultima ecografia che aveva fatto aveva messo in evidenza che il distacco della placenta era rientrato, ma il ginecologo, data la giovane età e la precedente minaccia, le aveva prescritto ulteriore riposo fino alla nascita di suo figlio.



    Era stato un colpo duro per lei, già in quel mese le era stato assai difficile starsene sempre a letto, ora in più rischiava di dover ripetere l'anno. Non era assolutamente ciò che voleva, quindi aveva iniziato a seguire le lezioni su skype e almeno agli esami si presentava a scuola.



    Si alzò con cautela dal letto e uscì dalla stanza, percorrendo il corridoio fino a raggiungere la camera matrimoniale dei genitori. Era ancora scossa, perché era sicura che se volevano vederli non poteva non essere nulla. Dopo qualche secondo bussò alla porta in legno e l'aprì dopo aver ricevuto il permesso di entrare.
    Qiu si stupì non poco quando vide entrare la sua piccola: pensava fosse stata una delle domestiche. Le fece cenno di andare a sedersi vicino a lui sul letto e lei non se lo fece ripetere due volte.







    "Non hai una bella cera piccola, qualcosa non va?" Il suo tono ora era preoccupato e la abbracciò non appena lei gli si sedette vicino.



    "Mi hanno appena chiamata perché sono arrivati i risultati della villocentesi e dopo scuola dovremmo andare a prendere Fei Long e poi passare dal ginecologo." La ragazzina si crogiolò nel suo abbraccio, stringendosi forte a lui, cercando quel senso di protezione che il padre sempre le trasmetteva. "Mi hanno detto di andare lì il prima possibile per discuterne e ho paura che il nascituro abbia qualche malformazione." Sussurrò infine, mentre i suoi occhi diventavano lucidi. "Se... se ne avesse una per cui é più indicato se abortissi? Non voglio." Nascose il viso nel petto del padre, lasciando che qualche lacrima andasse a rigarle le guance.



    "..." Qiu la strinse tra le sue possenti braccia, accarezzandole capelli e schiena per cercare di tranquillizzarla. "Se la cosa fosse così grave ti avrebbero detto di andare subito, quindi credo sia una cosa minore." Non poteva esserne certo, però voleva che si calmasse, anche perché tutta quell'ansia non faceva bene a nessuno dei due. "Qualsiasi cosa abbia, lo o la ameremo tutti in ogni caso e ci daremo da fare per far avere il massimo dell'assistenza medica, nonché la migliore." Gli si spezzava il cuore nel vedere la sua piccola così, ma quello era il suo primo figlio e anche lui alla prima gravidanza aveva sempre avuto molta paura.

    Jin Mei non rispose immediatamente: quelle parole erano proprio ciò di cui aveva bisogno in quel momento. Da quando era rimasta incinta, quasi quattro mesi prima, si era sempre confidata col padre. Quella situazione li aveva avvicinati moltissimo, soprattutto perchè anche Qiu stesso era, di nuovo, in dolce attesa e quindi lei poteva contare sul suo massimo supporto.

    "Dopo aver impiegato tanto a convincervi che questo figlio lo voglio e che in nessun modo rovinerà il mio rendimento scolastico, ci mancherebbe solo che il feto non sia messo bene. Ci starei davvero molto male, non posso farci molto." Si sentiva già un po' meglio e si accarezzò il piccolo rigonfiamento che si vedeva nel suo ventre. Ancora non percepiva movimenti da parte del bambino, ma sapeva che era lì e che stava crescendo, che tra circa cinque mesi lo avrebbe avuto tra le braccia, rendendola la ragazza più felice del mondo. "Non so cosa farei senza il tuo aiuto e supporto: da quando ho avuto la minaccia d'aborto ogni cosa mi allarma e se tu non fossi qui a casa con me, credo che rischierei un esaurimento nervoso."



    Qiu sorrise dolcemente, mentre posava una mano su quella con cui lei si stava accarezzando il ventre. "Sai. Io mentirei se ti dicessi che quando sono rimasto incinto di te, non mi sono sentito insicuro quanto sta succedendo a te in questo momento.
    Quando l'ho detto a Cheng, mi sono barricato in camera con il timore che non avrebbe accettato l'idea di avere un figlio." Con il senno di poi gli veniva da ridere anche solo a pensare a come si fosse comportato, dato che Cheng aveva accettato subito e di buon grado la lieta novella. Dato che la sua piccola non sembrava voler parlare, forse per non interrompere il racconto, andò avanti. "Lui invece ha preso benissimo la notizia e anzi… si è occupato di me in modo fantastico, non mi ha mai fatto mancare nulla e ha trovato il miglior ginecologo della città per farmi seguire passo dopo passo durante la gravidanza. Ho sempre avuto tanti di quei dubbi, timori e paure e non avevo nessuno con cui esternarli, a parte con Cheng stesso. Io invece sono sempre qui per te e ti aiuterò nel miglior modo che mi sarà possibile. Non ho rischiato un aborto spontaneo, né con te, né con Jun Wei, ma posso capire che possa impaurire. Avrai sempre il mio aiuto psicologico, potrai parlarmi di qualsiasi cosa e se non saprò cosa dirti, andremo dal ginecologo. Io ci sono, non ti abbandono piccola." Forse parlando dell'aborto l'aveva rattristata, ma voleva che restasse positiva. "Hai l'immensa fortuna di avere un ragazzo che non ti ha abbandonata con un figlio, nessuno di noi glielo avrebbe permesso, non ti ha mai chiesto di abortire... Fei Long ha dimostrato per l'ennesima volta di poter avere la nostra più completa fiducia e vediamo in ogni suo minimo gesto quanto ti ama e quanto ama questa creatura che sta crescendo in te. In ogni caso puoi affidarti a tutti noi in ogni momento, chiedi e ti sarà dato." Lui e Cheng non avevano mai davvero viziato i figli nonostante tutti i soldi che avevano. C'era da dire che nessuno dei due era mai stato troppo pretenzioso, ma ora erano pronti a darle tutto. "Sarò con te durante il parto se vorrai e, soprattutto, se i tuoi fratellini non decideranno di venire al mondo prima del tuo pargolo. Per ovvie ragioni non ho potuto e non potrò mai fare un parto naturale, ma se Fei Long non se la sentirà, ti starò vicino io."

    Jin Mei sapeva benissimo che i suoi genitori ci sarebbero sempre stati per lei in ogni caso e di questo era davvero grata a loro. Anche se Qiu non era il suo papà preferito - lo adorava eh, ma lei si era sempre sentita più vicina a Cheng, anche se fino a qualche anno prima era molto più assente - per certe cose c'era sempre per lei. Non sarebbe mai stata in grado, tre mesi prima, di andare ad aprirsi con lui, di chiedere proprio a Cheng se ciò che sentiva poteva significare che fosse rimasta incinta. L'avrebbe presa malissimo, mentre Qiu era stato tranquillo, era anche andato a prendere il test di gravidanza da farle fare, ma non si era mai mostrato deluso. Era stato più incredulo, ma gli era stato palese che fosse stato un errore e non aveva voluto indagare troppo, anche se Jin Mei aveva cercato di spiegargli cosa fosse successo.

    Era stato Qiu stesso a leggere la risposta del test, dato che Jin Mei era troppo scossa e non c'erano stati dubbi: vi erano segnate due linee blu, era in dolce attesa. Qiu era stato sempre d'aiuto per parlare con Cheng e anche quella volta erano stati in grado di rendere la pillola meno aspra: anche lui era nuovamente incinto e quindi gli avevano fatto una doppia sorpresa. Jin Mei a volte si chiedeva come sarebbe stato se non avesse mai avuto la complicità del papà albino: in quel momento più che mai ringraziava però che fosse lì con e per lei.



    "Grazie papà. Sono felice che hai deciso di raccontarmi questa storia di quando aspettavate la mia nascita. Sei anche stato in grado di tirarmi su di morale con tutte queste belle parole. Ti voglio un sacco di bene."



    Lo disse guardandolo negli occhi con un piccolo sorriso sulle labbra. In quelle condizioni forse sarebbe riuscita a mascherare meglio a Fei Long la propria preoccupazione. Non sarebbe stato però facile fare finta di nulla per evitare che il suo ragazzo scappasse da scuola solo per raggiungerla. Si sporse appena oltre il padre, per riuscire a vedere l'orario: presto sarebbe iniziata la pausa pranzo ormai e, come al solito, Fei Long l'avrebbe chiamata.

    Nonostante si sentisse un po' meglio decise di restare abbracciata al padre: non aveva importanza se assisteva alla chiamata, non dovevano più nasconderlo ormai.

    Chiuse un po' gli occhi, restando quasi in uno stato di dormiveglia, salvo poi riaprirli appena sentì il cellulare vibrare in tasca. Era sempre il suo ragazzo a chiamarla, lei evitava giusto nel caso che non fosse ancora uscito dalla classe.



    "Buongiorno amore, come stai?" Fei Long era andato al loro solito posto: il tetto della scuola. Lì erano sempre da soli e anche ora che Jin Mei era costretta a restare a casa, lui si rifugiava lì ogni giorno per chiamarla.

    "Buongiorno a te, amore mio. Sto abbastanza bene, nostro figlio anche. Tu invece? Tutto a posto a scuola?" Il tono della ragazza era risultato, involontariamente, strano e ciò non era sfuggito all'udito attento del ragazzo.

    "Io sto bene e anche a scuola è tutto a posto. Tu invece mi sembri strana. Qualcosa non va?" Il tono di Fei Long era palesemente preoccupato. Qualsiasi cosa interessasse la sua fidanzata doveva saperlo a tutti i costi.

    "È solo un po' di stanchezza: questa notte non sono riuscita a dormire e quindi sono senza energie al momento." Sperava che le credesse, anche se grazie al morso lui poteva ben capire che non era così.

    "Avevi troppi pensieri per la testa?" Fei Long allontanò per qualche attimo il telefono dall'orecchio, così da poter guardare il calendario: stava forse dimenticando qualcosa di importante?

    "Non lo so nemmeno io con certezza. Continuavo a fissare il soffitto e anche se provavo a chiudere gli occhi, non cadevo tra le braccia di Morfeo." In parte era la verità, ma ciò che era falso era che fosse stanca.

    "Mh... Qualcosa non mi convince. Sei sicura che sia tutto qui?" Forse lei stava cercando di minimizzare il tutto solo per evitare che saltasse la scuola? Poteva benissimo sentirlo anche dal morso che era preoccupata per qualcosa. Forse era meglio se andava direttamente da lei, tanto non avrebbe ricevuto la risposta che voleva.

    "Ti assicuro che non è niente, ma poi all'uscita della scuola vieni al fuoristrada di mio padre." Forse aveva detto troppo, ma lo aveva dovuto avvertire per forza.

    "Va bene. A più tardi allora."



    Fu la ragazza a chiudere la chiamata e appena mise via il cellulare sospirò pesantemente: ora Fei Long si sarebbe sicuramente presentato lì in massimo un'ora, ne era più che certa. Fei Long dal canto suo era rimasto particolarmente colpito e per fortuna aveva portato con sé lo zaino. Lo prese e scese le scale dell'edificio fino in giardino; da lì si avvicinò al muretto e, con un po' di agilità - che aveva ereditato da Tian - lo scavalcò. Non faceva mai cose simili, ma probabilmente ne andava della vita della sua ragazza o del bimbo che portava in grembo. Non ci aveva pensato su due volte prima di decidere di scappare. Dovette per forza di cose prendere un taxi, dato quanto Jin Mei abitava lontano dalla scuola e lui non disponeva di altri mezzi per raggiungerla. Quando guardò per bene il calendario gli sovvenne un dettaglio: non era forse quello il giorno in cui avrebbero ricevuto la risposta della villocentesi? Era forse preoccupata per quelli?

    Mai tragitto gli sembrò più lungo di quello: lo era anche di suo, dato che ci voleva un quarto d'ora, ma era ora di pranzo e le strade pullulavano di persone o auto in coda. Aveva solo voglia di raggiungere la fidanzata e la creatura che tra qualche mese avrebbe messo al mondo, ma le persone sembravano volerglielo impedire. Nervoso scrisse a Huan Yong, suo fratello gemello:

    + Sto andando da Jin Mei, coprimi in qualche modo, per favore. +

    Non avrebbe dovuto farlo, ne era consapevole, ma sapeva che i suoi genitori lo avevano fatto anche loro a volte. Per di più i loro erano motivi futili, il suo no. Ben presto gli arrivò la risposta del gemello, che gli diceva di stare tranquillo che ci avrebbe pensato lui. Aveva anche aggiunto di fargli sapere se la cugina e il futuro nipote stavano bene, perché lo aveva capito pure lui che qualcosa non andava se suo fratello arrivava addirittura a uscire da scuola senza permesso per raggiungere casa della ragazza. Non era però certo che Qiu avrebbe tenuto la bocca chiusa, ma non era di suo interesse: al massimo sarebbe stato punito e sapeva di cosa fosse capace suo fratello, pur di mostrare di essere qualcuno di valido.

    Il taxi impiegò altri minuti prima di arrivare a casa della ragazzina e quando finalmente scese, sospirò a fondo. Sapeva che ci sarebbe stato lo zio Qiu: era incinto pure lui e, con il lavoro che faceva, era troppo pericoloso. Si sarebbe sicuramente arrabbiato, ma lui andava molto bene a scuola e saltarla per mezza giornata non avrebbe portato molti problemi al suo curriculum scolastico.

    Suonò il campanello e poco dopo, sulla soglia della porta, apparve una delle domestiche: venne fatto entrare subito e la donna lo avrebbe accompagnato al piano di sopra, dove c'erano le stanze da letto, ma notò scendere sia Qiu sia Jin Mei. Qiu congedò con gentilezza la donna, salvo poi osservare il nipote: doveva fargli una ramanzina, perchè non poteva decidere così di saltare scuola. Dal canto suo però era anche felice di vedere quanto si preoccupasse e ci tenesse davvero alla salute della fidanzata e del pargolo che portava in grembo.

    La ragazza non si stupì minimamente nel vederlo lì, anche se era sicura che presto sarebbe arrivata una ramanzina. Andò ad abbracciare il fidanzato, cercando conforto nel suo odore, mentre Qiu iniziava a parlare.

    "Non posso nascondere di approvare il fatto che sei così preoccupato per loro, però lo sai anche tu, Fei Long, che questo non é un motivo valido per saltare scuola senza il consenso dei tuoi genitori." Il tono di voce risultò grave, severo e quasi deluso. "Per Tian non sarà sicuramente un problema, ma tuo padre Mo sicuramente non sarà così indulgente come lo sono io." Era vero che non era suo padre, ma doveva comunque fargli capire che ciò che aveva fatto era sbagliato.

    "Zio Qiu... Vado benissimo a scuola, una mezza giornata di assenza non pregiudicherà i miei risultati e poi il benessere di Jin Mei e del pargolo sono più importanti!" Era assolutamente sicuro di sè e, anche se sapeva che Qiu aveva ragione, le sue priorità erano altre se coloro a cui teneva di più al mondo stavano male.

    "Pft" Qiu rise sotto i baffi, ma si limitò ad annuire. "Hai risposto nel modo che volevo. Vi lascio da soli ora, se avete bisogno sono in cucina o di sopra."



    Notò i due piccioncini annuire e si diresse in cucina per dare istruzioni di preparare per una persona in più. Dato che Fei Long era lì sarebbero potuti andare direttamente dopo pranzo a parlare con il ginecologo. Di sicuro sarebbe stato un bene per la sua piccola, così avrebbe smesso di preoccuparsi. Ora che era da solo iniziava anche lui ad avere dei dubbi, ma li avrebbe ben nascosti.

    Jin Mei e Fei Long intanto si erano seduti sul divano e il ragazzo se la stava coccolando tra le braccia, mentre con una mano di tanto in tanto donava delle amorevoli carezze al ventre della fidanzata. Jin Mei ancora non gli aveva detto cosa ci fosse davvero che non andava e lui voleva lasciarle tempo, non costringerla a parlare. In ogni caso ora era lì con lei e quella era la cosa più importante.

    Sua cugina in quel momento voleva solo godersi la sua presenza, ma sapeva di dovergli esternare i suoi dubbi. Era meglio che fosse pronto anche al peggio, no? Si morse il labbro inferiore, stringendo la maglietta del suo ragazzo tra un pugno.



    "Prima, come hai capito fin da subito, ti ho mentito. Volevo evitare che saltassi scuola solo per venire qua, ma ora ci sei e non ha senso che te lo tengo nascosto." Iniziò a dire Jin Mei, osservandolo. Fece intrecciare la mano libera con una delle sue e fece un respiro profondo. "Mi hanno chiamato perché sono arrivati i risultati della villocentesi, dobbiamo andare il prima possibile a parlarne con il ginecologo e la cosa mi ha allarmata non poco."

    Fei Long rimase per qualche attimo in silenzio, osservandola. Alla fine liberò la mano dalla sua e le prese dolcemente il viso. "Ora capisco, però sappi che qualsiasi problema avrà il nostro piccolo, ci saremo sempre per lui. Forse ti stai solo fasciando la testa prima del tempo: potrebbe essere un problema piccolo. Dopo pranzo andiamo lì e sentiamo. Ci sarò sempre vicino a te e ci impegneremo a non farlo sentire diverso, qualsiasi cosa lui abbia. Ti amo cucciola." Per coronare quelle parole che aveva appena detto la baciò con passione, mentre Jin Mei ricambiava. Non si capacitava di come lei avesse potuto nascondergli una cosa simile, ma in quel momento era grato di essere scappato da scuola e che l'aveva raggiunta.

    "Qualsiasi sia il problema, i miei troveranno il miglior sostegno, quindi sarà seguito dai migliori medici presenti qui in Cina." Era felice di avere tutto quell'aiuto da parte dei genitori, nonché da parte sua. "Ti amo pure io."

    "Vedi? Non ci saranno problemi, quindi non essere così preoccupata. Ti starò sempre vicino, in ogni caso."



    Anche se Jin Mei era una ragazza forte, tornò nuovamente a piangere, questa volta a causa degli sbalzi ormonali. Era, ovviamente, felice di sentire quelle parole, ma le sue emozioni erano totalmente sballate in quel momento. Fei Long la strinse delicatamente a sé, asciugando le lacrime che andavano a rigarle le guance. Voleva starle vicino il più possibile e ora più che mai Jin Mei aveva bisogno della sua presenza, di sentirlo lì vicino a sé. Non si dissero più nulla: le mani del ragazzo si alternavano tra la schiena e il ventre della ragazza, mentre lei finì con l'addormentarsi. Era vero che quella notte non era stata in grado di dormire e ora era davvero stanca. Mentre la osservava riposare si chiedeva se Qiu ne sapesse qualcosa in più e quando lo vide scendere glielo chiese, ma ricevette risposta negativa.

    La scosse appena appena Qiu dichiarò che il pranzo era pronto. Dalle labbra di Jin Mei fuoriuscì un lieve mugugno ma riaprì gli occhi e si mise a tavola assieme al fidanzato e al padre. In quel momento voleva solamente mangiare e andare a scoprire cos'avesse la loro piccola: non c'era altro nella sua testa.

    Il cuoco aveva calibrato ogni singolo pasto in funzione del fatto che lei e suo padre erano in dolce attesa, quindi la loro dieta ora era più adatta alla loro situazione. Quel giorno in particolare consisteva in riso integrale con pomodorini, pesce spada e olive verdi. Il contorno invece consisteva in varie verdure crude, condite con olio e limone. Non le era difficile attenersi alla dieta che le aveva imposto il dietologo, anche perchè non era mai stata una grande mangiatrice: prendeva il giusto per sentirsi sazia, le verdure le mangiava sempre prima così da non aver troppa fame e il gioco era fatto. Anche se era in ansia, Jin Mei mangiò al suo solito ritmo lento e tranquillo.

    Non voleva affrettare i tempi e poi anche Qiu e Fei Long stavano assaporando per bene quel pasto e non voleva mettere loro fretta. Il cibo come al solito era buonissimo e, appena finirono tutti e tre, lei andò a cambiarsi, lasciando il fidanzato e il padre da soli. Impiegò davvero pochi minuti e, con la cartella ginecologica tra le mani, li raggiunse. L'ansia durante il viaggio in macchina l'attanagliava come mai prima, ma si costrinse a pensare ad altro. Appena Qiu parcheggiò davanti allo studio del loro ginecologo, Jin Mei chiuse per qualche attimo gli occhi, strinse forte la sua cartella tra le mani e fece qualche respiro profondo: presto avrebbe scoperto cosa non andava, doveva smetterla. Le ci volle qualche minuto prima che si decidesse a scendere dal fuoristrada nero del papà, ma alla fine lo fece e prese la mano che Fei Long le stava porgendo.

    Entrarono così, mano nella mano, nello studio medico, dove furono subito accolti.



    "Buongiorno, il dottore sarà da voi tra qualche minuto. Sedetevi pure in sala d'attesa nel frattempo." La segretaria li conosceva ormai molto bene e era sempre molto gentile. "Signor Qiu, da poco sono arrivati i risultati anche della sua, anche se non sono ancora stati controllati dal dottore."

    Qiu fece cenno alla figlia e al nipote di andare a sedersi, mentre raggiungeva la donna. "Li dia a me intanto, dopo l'appuntamento di mia figlia farò controllare i miei."

    "Ecco a Lei signor Qiu. Auguro sia a Lei che a sua figlia buona fortuna."



    Lei non sapeva nulla, dato che non era autorizzata a controllarli. Qiu a quel punto raggiunse i ragazzi, ma non ebbe il tempo di sedersi, che la voce del ginecologo risuonò alle sue spalle.



    "Buongiorno signorina Jin Mei e anche a lei signor Qiu, oltre che al signorino Fei Long. Se volete seguirmi..." fece strada fino al suo studio: era abbastanza grande, vi erano quattro finestre, la sua scrivania, il lettino ginecologico e varie altre cose che potevano servirgli. "Sedetevi pure tutti e tre. Partirei col sapere come sta andando la gravidanza, per poi passare a fare un'ecografia e solo alla fine, parlare di ciò che abbiamo rivelato con la villocentesi. Sempre che voi siate d'accordo ovviamente."

    "A dire la verità… io preferirei prima parlare di cosa è emerso dall'esame, o non mi darò ulteriore tregua." La voce di Jin Mei tradiva la paura che provava in quel momento.

    "Posso benissimo capire la richiesta. A questo punto allora facciamo così." L'uomo smanettò un po' al computer, sul quale poi apparve ciò che cercava. "Il test non ha riscontrato anomalie pesanti nel feto. La cosa che posso dire con assoluta certezza è che non sarà normale." Vide la ragazzina sussultare e prendere le mani del fidanzato e di suo padre, senza davvero sapere cosa aspettarsi.

    "Cosa... cosa significa tutto ciò, dottore? Devo forse abortire?" La sua voce vacillava, mentre stringeva forte le mani dei due uomini tra cui era seduta.

    "No, non serve un aborto: questo bambino è affetto da sordità congenita. Si tratta di una perdita uditiva dovuta a una disfunzione dell'orecchio interno o del nervo uditivo. Questo significa che fin dalla nascita non sarà in grado di sentire nessun rumore." Non era una cosa molto tragica: con i dovuti esami e poi un giusto supporto in base al grado di sordità, sarebbe stato come un normale bambino.

    "..." Jin Mei si ritrovò a trattenere involontariamente il respiro: sua figlia, o suo figlio, non sarebbe stato in grado di sentire? Si girò verso il fidanzato, il quale a sua volta era molto shockato.

    "Se non sarà in grado di sentire non imparerà nemmeno a parlare: come potrà essere un bambino normale?" Fu Fei Long a chiederlo: erano ancora ragazzini e certe cose non le sapevano.

    "Lo faremo seguire dal miglior otorinolaringoiatra in circolazione qua in Cina." Intervenne Qiu, con dolcezza, il quale indirettamente si sentiva in colpa. "Può essere una cosa ereditaria? Tra me e mio fratello solo lui ne era affetto ed era media, anche mia madre era sorda, ma lei bilateralmente e in forma grave. Io non ho nulla e nemmeno la qui presente Jin Mei o suo fratello, per questo pensavo che non potesse essere correlato." Non sapeva ancora nulla dei gemelli che aspettava, ma forse nemmeno loro avevano problemi.

    "C'è un cinquanta percento di possibilità che sia ereditaria. Mi sembra che nella vostra famiglia ci siano dei precedenti e non escludo che il fatto che voi non lo abbiate possa significare che siete portatori sani di questa anomalia nella connessina ventisei. Con una protesi o con un impianto cocleare si risolve tutto. Lo abbiamo scoperto già adesso e per questo motivo potete già trovare qualcuno che poi lo seguirà costantemente." Il ginecologo guardava e si rivolgeva di più ai due diciassettenni: era palese quanto quella notizia li avesse scossi. Ogni futuro genitore vorrebbe il meglio per il proprio figlio e averlo sano, poi loro erano anche molto giovani e già non doveva essere stato facile accettare che tra qualche mese sarebbero diventati due genitori. "Dato che il nascituro sta ancora crescendo non possiamo rassicurarvi circa la gravità della sua sordità, ma se seguito fin dai primi mesi di vita, sarà poi in grado di sentire e parlare come gli altri bambini e soprattutto anche apprendere come loro." Cercò di rassicurarli l'uomo, esibendo un sorriso.

    "Ma... sarà una cosa permanente? Cioè dovrà portare le protesi o l'impianto per tutta la vita?" Jin Mei voleva, giustamente, saperne di più, anche se forse lui non era l'esperto giusto a cui fare quel tipo di domande.

    "Protesi acustiche o impianto cocleare che sia, lì dovrà comunque usare per tutta la vita. Questi strumenti non sono come dei farmaci che vanno a debellare il problema, bensì sono dei supporti. Se non li usasse finirebbe con l'essere chiuso fuori dal mondo esterno, ma non c'è un intervento o trapianto con cui si potrebbe ovviare al problema." Forse era meglio se la smettevano: ogni ulteriore informazione che dava sembrava mettere più in agitazione la ragazzina e poi lui stesso non sapevo molto altro. "Per ulteriori domande mi affiderei comunque all'otorino che ne sa di sicuro più di me." Non voleva essere o sembrare scortese, ma un altro specialista ne sapeva sicuramente di più.

    "Va bene, grazie per tutte le informazioni che ha saputo darci ora come ora." Jin Mei sembrava essere tranquilla, ma dentro di sé migliaia di pensieri vorticavano nella sua testa. Non voleva però crollare lì, a casa sarebbe stato meglio. "Per quanto riguarda la gravidanza fino a questo momento invece... dopo la minaccia d'aborto avuta alla decima settimana, in seguito al trauma cranico che ho riportato, sta andando bene. Sto seguendo l'assoluto riposo, e per questo motivo da un mese e mezzo non seguo più le lezioni. Ho anche seguito costantemente la terapia con il progesterone. Per il resto non ho più dolori, nè perdite ematiche." Ora aveva finalmente lasciato le mani dei suoi due uomini e gli aveva passato la cartella.

    "Bene, allora sembra andare decisamente meglio. Se ti accomodi sul lettino procedo a fare una visita con ecografia. Se abbiamo fortuna, dato che sei alla sedicesima settimana, potremmo essere in grado di scoprire se è maschietto o femminuccia."

    L'uomo parlò con gentilezza, mentre si alzava dalla sua sedia per prepararsi. Jin Mei non avendo domande si alzò, andando dietro al separatoio, spogliandosi. Si tolse i pantaloni e gli slip, andando infine a stendersi, adagio, sul lettino ginecologico. Fei Long si sedette su una sedia lì vicino e le prese una mano tra le sue, dandole un bacio sulla fronte. Il futuro padre si sentiva entusiasta: sperava che, dopo la notizia della sordità del bambino, riuscissero a scoprirne il sesso. Sarebbe stata davvero una bellissima esperienza dopotutto. Le sussurrò un ti amo all'orecchio e Jin Mei gli sorrise, incrociando le dita nelle sue. Non si dissero nulla mentre il dottore controllava la situazione del suo utero, che per fortuna era buona.
    "Allora: la visita ginecologica ha avuto un buon riscontro: l'utero è chiuso, quindi la terapia con il progesterone e il riposo assoluto hanno dato il risultato sperato. La tua gravidanza è comunque da considerare a rischio e, anche se non dovrai più prendere il progesterone, resta l'obbligo di riposo assoluto. Rispetto a fino ad ora potrai muoverti, fare delle passeggiate, ma dovrai ascoltare il tuo corpo ed evitare di spingerti oltre il limite che puoi sopportare ora." Se avesse esagerato troppo sarebbero potuti insorgere problemi ed era sicuro che lei non ne volesse altri.

    "..." Lei non rispose subito: era felice che le cose si fossero messe a posto, ma al contempo un po' delusa: non poteva nemmeno tornare a scuola. Era felice che finalmente poteva smettere di fare solo letto-divano. "Va bene dottore. Questo significa quindi che tornare a frequentare le lezioni è fuori discussione, giusto? In tal caso posso almeno presentarmi per i test e gli esami? Ho sempre avuto i migliori voti e non vorrei dover perdere l'anno." Quella cosa era molto importante per lei, sarebbe andata anche se lui avesse detto che era meglio di no.

    "Intere giornate di lezione sarebbero troppo pesanti. Capisco comunque che non vuoi perdere l'anno, quindi stabiliamo dei controlli ogni due settimane, così da poter tenere sotto controllo la situazione."

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    "Per le assenze comunque faccio un certificato che dovrà poi essere consegnato a scuola." Mentre parlava, l'uomo mise via tutti gli strumenti che aveva usato, per poi riavvicinarsi a lei. "Se preferisci, ora puoi indossare nuovamente slip e pantaloni, ma alza la maglietta, così da poter fare l'ecografia e permetterti di stare più comoda."



    Fei Long si alzò, andando a prenderle gli indumenti di cui aveva parlato il ginecologo e alla fine l'aiutò ad indossarli. "Sono davvero emozionato e sono felice che ora vada tutto bene." Lo si vedeva benissimo quanto fosse in fremente attesa: gli occhi erano lucidi per l'emozione.



    "Speriamo che sia bravo e nella giusta posizione allora."







    Anche Jin Mei era emozionata all'idea di star per scoprire il suo sesso. Lo sguardo si spostò sulla figura del padre: Qiu ora si era girato verso di loro e sorrideva, ma non voleva raggiungerli: quello era il loro momento, lui avrebbe guardato da lì.

    Vide la sua piccola alzarsi la maglietta azzurra che indossava: sopra vi era la scritta "I am a Shark lady" e le era stata regalata da Cheng qualche giorno dopo che aveva scoperto che lei era incinta. Non avrebbe potuto usarla durante tutta la gravidanza, ma era diventata la sua preferita. Jin Mei rabbrividì appena il ginecologo le mise il gel sull'addome: era freddo, ma doveva farci l'abitudine. Vide l'uomo accendere l'ecografo e trattenne qualche secondo il respiro, mentre sentiva la mano di Fei Long intrecciarsi di nuovo nella sua. Nella stanza c'era un insolito silenzio: tutti sembravano aspettare che la sonda venisse posata sul suo addome affinché potessero sentire e vedere qualcosa. Non era la prima volta che faceva una cosa simile, ma quella sarebbe stata, molto probabilmente, particolare: lo sguardo di tutti era sullo schermo che ben presto da nero, iniziò a mostrare delle aree bianche. Nella stanza si diffuse il battito di un cuoricino: era veloce, ma nella normalità e non vi erano problemi. Al sentire quei battiti Jin Mei si rilassò lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo; da quando aveva avuto la minaccia di aborto temeva sempre che qualcosa potesse andare storto.



    Sentire quel rumore accelerato era rilassante, la prova che il piccolo stava bene. La sonda venne spostata appena di lato e finalmente fu chiara la forma dell'embrione. Era in tutto e per tutto un piccolo bambino, senza occhi, ma insomma... si capiva che presto sarebbe diventato un bel figlio.



    "Potete ritenervi fortunati: la posizione del feto è molto favorevole." Iniziò a dire il ginecologo mentre predisponeva la stampa di vari momenti catturati grazie all'ecografo. Con la mano libera indicò il bacino del bambino che, molto raramente, era proprio girato completamente verso di loro. "Al novantanove percento è una bambina. Complimenti ragazzi."



    Jin Mei era come ipnotizzata da quelle immagini: era una bimba bellissima, la loro prima bambina. Non poteva chiedere di meglio e non importava che fosse sorda. "È bellissima la nostra piccola." Non era tipa da mettersi a piangere facilmente, ma in quel momento così particolare non riuscì a trattenersi.



    "Sarà una bellissima bimba amore mio." Avrebbe voluto dire altro Fei Long, ma suo zio Qiu era lì con loro e non gli piaceva fare troppo il piccioncino in presenza dei genitori o parenti, anche se ormai tutti avevano accettato la loro relazione. Non la smetteva di osservare quel corpicino e avrebbe tanto voluto accarezzare l'addome della sua ragazza, ma non poteva.



    "Tenete e godetevi la vostra piccolina ancora un po' mentre io parlo con Qiu. Non premete troppo sull'addome, bastano movimenti lenti e una pressione minima."



    Diede la sonda a Jin Mei e la guardò con fare incoraggiante: voleva lasciare loro il piacere di guidare la sua conoscenza come volevano. Mosse per qualche momento la sonda assieme alla ragazza e, appena fu sicuro che si sentisse in grado di maneggiarla in modo giusto si allontanò da loro e raggiunse la sua scrivania, dalla quale il mafioso albino non si era mai allontanato.



    Non ci misero molto prima di finire di parlare: dalla sua villocentesi non era risultato nulla. Qiu dal canto suo si sentiva ancora in colpa, anche se sapeva di non averne: com'era possibile che nessuno dei suoi figli ereditava sordità, ma la sua prima nipotina sì? Gli sembrava una cosa totalmente ingiusta, ma preferì tenersi tali pensieri per sé: li avrebbe espressi quella sera stessa o nei giorni seguenti con suo marito. La figlia per fortuna era troppo presa dal contemplare la nipotina e, con molta fortuna, non aveva sentito nulla. In quel momento i due futuri genitori sembravano così felici ai suoi occhi: a quanto pareva avevano anche scordato la notizia, o forse quella scoperta aveva sovrastato il fatto che fosse sorda e per loro quello era l'ultimo problema.



    Dopo averli visti così abbattuti poteva però dirsi soddisfatto nel vederli così felici. Sembravano chiusi in un mondo tutto loro e disturbarli sarebbe stato un peccato. Qualche giorno prima aveva visto un ecografo portatile in una farmacia e, vederli in quello stato lo convinse a comprarlo: da quando Jin Mei un mese e mezzo prima aveva rischiato di perdere la bambina, si preoccupava per ogni singolo sintomo che le risultava strano. A lui nelle due precedenti gravidanze non era successo e quindi non aveva avuto così tanta paura, ma era anche vero che non li aveva avuti ad una così giovane età e quindi non poteva capirli appieno. Sapeva per certo che avrebbe sempre aiutato al meglio la sua piccola e regalarle un apparecchio simile l'avrebbe sicuramente fatta felice. Avrebbe potuto controllare la piccola anche ogni giorno se voleva e, era sicuro, che lo avrebbe fatto, dato quanto si preoccupava.



    "Credo che ora sia meglio che andiamo: ha altre pazienti dopotutto." Non gli piaceva dover disturbare un momento così delicato, ma dovevano andare.

    "Cosa...? Ah, certo. Scusateci." Erano stati presi così tanto dalla vista della loro bimba che non si erano nemmeno resi conto del tempo che era passato.



    Il ginecologo si alzò e stampò le varie ecografie, consegnandole infine ai ragazzi. Diede della carta a Jin Mei, la quale si ripulì del gel e coprì nuovamente l'addome prima di scendere dal lettino. Se ne andarono alla macchina solo dopo la raccomandazione di osservare ancora il riposo e una visita alla diciottesima settimana, se non insorgevano problemi prima. Per Qiu invece fissò un appuntamento per la ventesima, che eventualmente avrebbe potuto spostare se Cheng non avesse avuto tempo. Anche se già avevano due bambini, Qiu era in dolce attesa di due gemelli e sarebbe sicuramente stato emozionante scoprirne il sesso. Già ne avevano parlato e entrambi concordavano nello sperare che fossero un maschietto e una femminuccia.

    Alla fine tutti ringraziarono e, in totale silenzio, andarono al fuoristrada di Qiu. Aveva tutte le intenzioni di andare a prendere due cosine per la figlia e il suo ragazzo, quindi doveva trovare qualcuno a cui lasciarli un paio d'ore. Non si fidava molto delle domestiche e, se poteva affidare la sua bimba agli zii era meglio. Doveva però per forza chiedere al fratello di suo marito, perché non avrebbe reagito come Mo nello scoprire che Fei Long era uscito in anticipo da scuola. Solo dopo aver parcheggiato e fatto scendere i diciassettenni prese in mano il telefono, facendo così la telefonata a Tian.



    "Sono Qiu. Potresti stare con Jin Mei un paio di orette? Non chiedo a Guan Shan solo perché c'è anche Fei Long, ma ti diranno loro perché è andato via prima da scuola." Qiu fu davvero molto schietto, mentre con la mano libera andava ad accarezzare appena l'addome.



    "Oggi è il mio giorno libero, quindi vengo subito." Non era da Fei Long saltare così le lezioni, quindi doveva essere qualcosa che c'entrava con Jin Mei e il figlio che aspettavano. Era giusto che Qiu non avesse minimamente provato a chiamare Mo, o avrebbe reagito malissimo. Lo avevano fatto anche loro da ragazzini, ma loro figlio era una cosa diversa.



    "Grazie mille."



    Qiu attese vicino al fuoristrada nero, sospirando appena. Si sentiva molto meglio ora che sapeva che Tian poteva occuparsi di sua nipote. L'ultima persona a cui voleva chiedere aiuto era Jian Yi e per fortuna non aveva dovuto farlo ed era bastata una sola chiamata. La voglia di fumare una sigaretta era tanta, ma ora aspettava due gemelli e non poteva per niente permettersi una cosa simile. Era sempre stato bravo, anche nelle altre due gravidanze e si era attenuto al divieto di fumare e bere alcool. Dopo nemmeno una decina di minuti Tian fermò la macchina vicino a quella di Qiu e scese, donando al mafioso solo un cenno di saluto.



    "Prenditela comoda, passo volentieri tempo con Jin Mei" anche con Jun Wei, ma lui era a scuola, mentre lei doveva restare a riposo.



    "Da oggi può fare qualche camminata, anche se senza esagerare. Se le va, andate pure, ma se dice di tornare fatelo subito." Si raccomandò l'albino: voleva che la sua bimba stesse bene.



    "Starò attento, grazie per l'avvertimento."



    A quel punto i due si separarono: Qiu tornò finalmente in macchina e la mise in moto, allontanandosi da lì. Doveva passare, per prima cosa, in una farmacia a comprare l'ecografo portatile e poi avrebbe guardato in vari negozi per bambini, in cerca di qualcosa di particolare da regalare per la bambina. Gli ci volle poco tempo per prendere l'ecografo: era uno sofisticato, non 3D, ma almeno avrebbe sentito chiaramente il battito, avuto delle immagini nitide della sua piccola. Riusciva anche a mostrare il battito del feto, oltre che di Jin Mei stessa.

    Tian suonò ed entrò nella casa appena una delle domestiche gli aprì. Si sentì dire che i due ragazzi erano in camera e Jin Mei non sembrava stare bene, al che lui si preoccupò. Salì al piano di sopra e seguì i singhiozzi, per arrivare alla stanza. Bussò appena e fu Fei Long ad aprirgli: data la sua espressione, era ovvio che non si aspettava di vederlo lì. Voleva rimandare il discorso con lui a più tardi, ora doveva capire cos'avesse la nipote. Fei Long non fece domande: Qiu doveva essere uscito, o non avrebbe mandato lì Tian così all'improvviso e, soprattutto, non senza avvisarlo. Si fece da parte per farlo passare e Tian andò a sedersi vicino alla nipote che era distesa sul lato. Quella posizione le impediva di comprimere troppo l'addome, ma il suo viso era nascosto nel cuscino.



    "Jin Mei... stai male? Cosa succede?" Chiese con delicatezza, posando una mano sulla sua schiena.



    "Io... sto bene, scusami." Il tocco di Tian era totalmente diverso rispetto a quello di papà Qiu, ma sembrava essere comunque, in qualche modo, tranquillizzante. "Mi sono solo tenuta dentro troppe cose e dovevo sfogarmi in qualche modo." Si asciugò le lacrime, mentre alla mano di Tian si aggiunse quella di Fei Long.



    "Amore, credo che dovremmo dirlo a lui: spiega anche il motivo per cui sono uscito in anticipo da scuola." Era sicuro che Qiu avesse detto che non era andato a prenderlo, ma che avrebbero spiegato loro il motivo di tutto quello.

    "Oggi ho... ricevuto il risultato della villocentesi." Si morse il labbro inferiore, cercando di non piangere di nuovo.

    "È grave la situazione?" Tian si era fatto serio: dato quanto era shockata immaginava di sì, ma fino a che punto?

    "Siamo riusciti a scoprire che è una femminuccia e il problema sta nel fatto che nascerà... sorda." Quelle parole le erano costate molto care, anche se era consapevole che sarebbe andato tutto bene.

    "Ora capisco..." quando l'aveva fatta Mo la prima volta, non era stato riscontrato nulla per fortuna. La sordità non era facile da accettare, ma c'erano anche cose peggiori. "La notizia deve aver sconvolto entrambi, è normale. Siete maturi per la vostra età, ma al contempo piccoli, quindi non è facile. Ti posso consigliare di non pensarci troppo, a parte quello crescerà sana e forte. Inoltre si possono adottare vari accorgimenti per farle avere una vita come quella di tutti." Figurarsi se suo fratello non faceva del suo meglio per aiutarli.

    "Buongiorno, ormai diciassette anni fa avevo trovato un kit per neonati: vi era uno spazio grande per una foto centrale, tutto attorno vi erano piccoli quadrati per mettere foto del bambino per ogni mese del primo anno di vita. Credo che vi fosse anche un kit per fare poi la sua prima impronta della mano e del piede. Ne avete per caso?" Qiu si era rivolto a vari negozi, ma ancora non lo aveva trovato come lo preferiva lui.

    "Buongiorno a Lei, certo ne abbiamo di varie dimensioni e forme, mi segua pure." La commessa gli fece strada fino ad uno scaffale pieno di cose per bambini appena nati. "Ecco, qui potete trovare, spero, ciò che cercate."

    "Grazie mille."

    La congedò semplicemente, iniziando a guardare: solo Jin Mei conosceva il sesso della sua bimba, quindi per sé li avrebbe presi in seguito. Dopo un po' si decise per uno a forma di cuore: i vari spazi per le foto seguivano la forma, a sinistra vi era lo spazio per mettere l'impronta della mano, mentre poi a destra quello per mettere il segno del piede. Era più che certo che Fei Long e sua figlia avrebbero apprezzato molto quel regalo: avrebbe lasciato loro un bellissimo ricordo del primo anno di vita della loro bambina.
    Lui aveva già fatto tutto quello con i primi due figli e avrebbe ripetuto con i gemellini che aspettava in quel momento. Le cornici dedicate ai gemellini le avrebbero messe vicine a quelle di Jin Mei e Jun Wei, nella camera padronale.

    Nulla avrebbe vietato poi loro di continuare a farlo nel corso degli anni, così da poter coinvolgere per bene la bambina, cosa che sarebbe stata sicuramente importante per la sua crescita. Quando, a suo tempo, gli avevano regalato il kit per Jin Mei lo aveva trovato stupendo ed era sicuro che sarebbe piaciuto un sacco anche a loro. Sarebbe stato un bellissimo modo per immortalare il primo anno di vita: sarebbe stato molto particolare e significativo, di più che mettere le foto in un album fotografico. Il kit comprendeva anche un tubo a forma di rotolo di pergamena, dove avrebbero messo il certificato di nascita, e due piccoli contenitori: uno per il primo capello perso e l'altro per il primo dentino.

    "È solo che... dopo la minaccia d'aborto ci mancava solo pure questo. Spero perlomeno che per il resto della gravidanza e poi durante il parto, tutto andrà bene." Finalmente sembrava essersi un po' calmata: parlare, invece di tenersi tutto dentro, era servito.

    "Può essere destabilizzante e credo che se ti fossi tenuta tutto dentro sarebbe stato peggio. In primis hai fatto bene a sfogarti e a parlarne anche con me. Non pensate a lei come una bambina particolare, perchè poi le sarà più difficile accettare il problema che ha." Parlava come se avesse vissuto una situazione simile, ma non era così. "Sarete le prime persone con cui si potrà confrontare e aprire, quindi dovrete sostenerla al meglio delle vostre capacità. Anche se di fatto avrà un handicap, voi siete in assoluto le prime persone da cui avrà aiuto."

    "..." Jin Mei non sapeva cosa dire: sapeva per certo però che Tian aveva ragione e non c'erano dubbi a riguardo. "Faremo tutto ciò che potremo per esserle d'aiuto. È nostra figlia dopotutto e che genitori saremmo se non l'aiutassimo? Faremmo prima a darla in adozione a quel punto." Non lo avrebbero mai fatto: l'avrebbero amata incondizionatamente, sana o con problemi. Era la prima di, probabilmente, tanti figli e non potevano abbandonarla in quel modo. Che razza di genitori sarebbero stati? Non esisteva proprio anche solo pensare di abbandonarla: non era mai passato nelle loro menti, nemmeno per una frazione di secondo.

    "Jin Mei ha perfettamente ragione papà: faremo del nostro meglio, anche se siamo solo ragazzini. Siamo abbastanza maturi anche se all'inizio la notizia della gravidanza ci ha spaventati. Ora questa non dovrebbe suscitare lo stesso effetto devastante." Parlava un po' per sé: ora come ora si sentiva tranquillo: da solo forse sarebbe stata tutta un'altra cosa, ma doveva essere forte per la sua ragazza ed essere in grado di sostenerla appieno.

    "Sono esattamente queste le cose che voglio sentire. Sarete dei genitori responsabili nonostante la vostra giovane età. Non dimenticate comunque che avete il nostro appoggio e che per qualsiasi problema ci siamo tutti. Non siete da soli ad affrontare tutto questo. Ricordatevelo." Tian voleva assolutamente far capire loro che ci sarebbero stati sempre tutti e quattro per loro. In più si sentiva davvero orgoglioso nel sentirli parlare in quel modo: avevano combattuto molto per convincere tutti che lo volevano davvero quel bambino e ora... beh, una sua malformazione non li avrebbe fermati di certo.

    "Non possiamo che esservi grati di questo: per noi è davvero importante avere il vostro totale supporto. Senza ci saremmo sentiti completamente persi, io per prima appena scoperta la gravidanza." Asserì Jin Mei, mettendosi a sedere sul letto, per stare più comoda. Iniziava a chiedersi dove fosse andato papà Qiu, ma probabilmente era solo passato da Cheng. A volte lo faceva e la lasciava a casa con lo zio Mo o lo zio Tian. A lei non dava fastidio: le piaceva passare tempo con gli zii e, ora che era anche lui in dolce attesa, sembravano avere un rapporto migliore. C'era da dire che Guan Shan era molto tsundere, quindi anche se gli chiedeva qualcosa, lui tendeva ad evitare la domanda.

    "Questa bambina sarà amata da tutti noi e sono sicuro che riuscirà a instaurare un bel rapporto con i suoi parenti coetanei. Alla fine potremmo essere anche solo noi coloro che avranno più problemi ad aiutarla nel modo più adatto per lei. Sapete se è una cosa ereditaria o dovuta a qualche malattia?" Ora Tian era ovviamente curioso, anche se non sarebbe cambiato nulla.

    "Ereditaria. Mia nonna e mio zio da parte di papà Qiu avevano problemi, mentre lui e tutti noi figli siamo portatori sani." Le sembrava di aver capito che i due fratellini non avessero problemi, ma era stata troppo concentrata sul battito e l'immagine della bimba. "Che ne dite se andiamo a fare una piccola passeggiata? Sento la necessità di muovermi un pochino, ora che posso finalmente farlo." Quel mese e mezzo passato tra letto e divano era stato come essere in prigione per una persona attiva come lei.

    "Certo, con piacere. Appena vuoi rientrare diccelo."

    Il primo ad alzarsi fu Tian, seguito poi dal figlio, il quale porse la mano a Jin Mei per aiutarla ad alzarsi. Non ne aveva davvero bisogno, ma lei la prese volentieri e si alzò, sorridendo ai due uomini che erano lì con lei. Quando furono fuori, Jin Mei azzardò a chiedere di andare sul mare, al molo pieno di barche che non era troppo lontano da lì. Vi era anche una gelateria e avrebbero potuto prendere un gelato, osservando le varie barche e con il profumo salmastro della distesa d'acqua salata davanti a loro.

    Tian e il figlio si guardarono per qualche attimo, annuendo infine: si poteva fare, non dovevano per forza camminare molto e poi avrebbe fatto bene alla ragazza. Salirono tutti e tre in macchina e, dopo aver messo le cinture, He Tian mise in moto. Impiegarono appena dieci minuti prima di parcheggiare davanti al molo e, dopo qualche passo per raggiungere il chiosco di gelati, Fei Long e Jin Mei si sedettero su una panchina proprio di fronte alle varie barche.

    "Ti amo amore mio, non ti lascerò mai." Disse il ragazzo prima di baciarla dolcemente e Jin Mei sorrise, ricambiando il bacio. Restarono lì una mezz'oretta e quando rientrarono Qiu li aspettava in salotto, seduto sul divano. Era stato lui stesso a dire a Tian di accompagnarla a fare una passeggiata se voleva ed era felice di constatare che lo avevano davvero fatto. Non aveva dubbi che la sua piccola ne avesse avuto intenzione, perchè era rimasta ferma per troppo tempo.

    Qiu vicino a sé aveva due pacchetti regalo e sorrise quando vide rientrare tutti.

    "Tian prima di tutto ti ringrazio per esserti preso cura della mia piccola. Secondo: come è andata la passeggiata?" Ovviamente era preoccupato, anche se sapeva che era brava.

    "Abbiamo fatto un giro al porto. Appena mi sono sentita stanca ci siamo fermati eabbiamo preso un gelato tutti e tre assieme. In ogni caso sto bene, non mi sono affaticata troppo. La vista delle barche era stupenda ed è stato molto piacevole mangiare con il profumo salmastro nelle narici." Le era piaciuta molto l'uscita, sì. Andò a sedersi vicino al padre, guardando i pacchetti con curiosità. "Per chi sono?" Era più forte di lei, non poteva farci nulla: se vedeva regali sperava che fossero per se stessa.

    "Avete fatto bene a smettere appena hai iniziato a sentirti stanca. È importante che non esageri al momento." Lui riusciva ancora a muoversi liberamente, ma a differenza sua non aveva avuto una minaccia d'aborto. "Sono per voi futuri genitori. Uno vi sarà utile ora, prima della sua nascita, mentre il secondo regalo vi servirà tra il primo giorno di vita e, principalmente, il suo primo anno." Fece cenno anche a Fei Long di avvicinarsi e consegnò i due pacchi ai ragazzi.

    "Grazie papà per il pensiero." Ora le era più che chiaro che il padre fosse andato a fare acquisti, non che fosse passato dall'altro papà. Prese il pacchetto più grande tra i due e iniziò a scartarlo: quando fu finalmente tutto libero, i suoi occhi si illuminarono. "Un ecografo portatile! Così potrò vedere la nostra bambina ogni volta che vorrò." Era emozionata: non avrebbe controllato ogni singolo giorno, ma quasi.

    "È un bellissimo regalo: grazie zio Qiu." Fei Long gli sorrise gentilmente, aprendo infine l'altro pacco, sotto lo sguardo attento della fidanzata. "Ma è carinissimo! Ci sarà sicuramente molto utile per immortalare momenti importanti della nostra piccola e averli sempre a portata di mano."

    Non sarebbe mai andato a pensare di cercare una cosa simile, ma era davvero adorabile. Jin Mei, che in quel momento non aveva parole, lo abbracciò con attenzione, sorridendo davvero felice. Quella giornata era stata davvero pesante, ma stava prendendo una piega molto più bella e tranquilla. Grazie a Tian e al fidanzato si era sfogata e ora quei due regali erano stati la coronazione di una giornata quasi perfetta.
    Nè lei nè Qiu parlarono: rimasero così, abbracciati l'uno all'altro, in un tenero momento padre figlia che i parenti lì presenti non volevano affatto disturbare e quasi si sentivano di troppo. Tian fece segno al figlio di alzarsi: era meglio se andavano e, dato che c'erano, potevano passare a prendere Huan Yong a scuola. Nessuno si sarebbe accorto della presenza del gemello nella macchina, dato che anche la loro aveva i vetri oscurati. Fei Long si alzò e lo raggiunse, ma lasciò il secondo regalo lì sul divano: voleva lasciarlo al suo amore e lui lo avrebbe visto ogni volta che sarebbe andato a trovarla.
    Non volendoli disturbare troppo, Tian si congedò velocemente con loro, mentre Fei Long diede un bacio alla fidanzata, le alzò quanto bastava la maglietta, lasciando così un bacio anche sul suo addome. Sussurrò anche un - a domani - diretto sia alla loro piccola che alla sua fidanzata. Nonostante sia il padre sia lo zio lo stessero osservando, non si sentì in imbarazzo: gli era venuto naturale salutarla così e non temeva di certo ciò che loro due potessero pensare a riguardo.
    Jin Mei, dal canto suo, ricambiò il bacio e poi gli accarezzò momentaneamente i capelli. Era inutile dire che a quel suo gesto si era letteralmente sciolta. Appena Tian e il padre della sua piccola se ne andarono, lei tornò a crogiolarsi nell'abbraccio di suo padre. Le piaceva un sacco quando restavano così, ma ad un tratto le venne in mente che lui doveva andare a prendere Jun Wei. Qiu però non sembrava intenzionato ad alzarsi: che si fosse messo d'accordo con Cheng? Sperava solo che ciò non avrebbe rovinato il rapporto tra lui e suo fratello, cosa che in passato era successa molto spesso per i motivi più disparati. La risposta arrivò nemmeno mezz'ora dopo: sulla soglia della porta apparvero proprio suo padre e il fratellino.
    Lei di certo non si aspettava di vedere papà Cheng a casa così presto, ma ne era felice. Ora che non poteva allenarsi passavano il tempo in altro modo: leggevano, guardavano un film, parlavano un po' di come fosse stata lei appena nata... ora però che aveva l'ecografo portatile voleva mostrargli assolutamente la sua prima nipotina in qualità di nonno.
    Li salutò, dopodichè si alzò e lo raggiunse, prendendolo così per mano, decisa a salire in camera per avere un po' di privacy con lui. Si fermò al divano solo per prendere l'ecografo. Qiu avrebbe avuto del tempo da passare da solo con Jun Wei a quel punto e non sarebbero stati disturbati. Appena arrivarono in camera sua si sedette sul letto e fece cenno a Cheng di fare la stessa cosa.

    "Voglio mostrarti una cosa e con l'ecografo che mi ha appena regalato papà Qiu si vede meglio che sulle ecografie." Spiegò mentre iniziava a tirare fuori tutto l'occorrente.

    "Siete stati già in grado di vedere il sesso? Sono felice per voi piccola." Il suo tono tradiva l'emozione che provava, anche se all'esterno si mostrava come al solito.

    "Sì, abbiamo avuto molta fortuna." Tralasciò il dettaglio che erano andati lì per altro. Alla fine si mise il gel e iniziò a muovere la sonda sull'addome. Il battito risuonò fin da subito e, per fortuna, nonostante la camminata, la piccola non si era girata. "Tra qualche mese diventerai il nonno di una bellissima bambina." Non le dispiaceva affatto rivederla e lui sembrava catturato dalle immagini.

    "Guardala, si sta succhiando il pollice. Sarà molto carina e io mi reputo già un nonno molto fortunato." La attirò verso di sé, attento a non sporcare i propri vestiti. "Ce la farete a superare ogni difficoltà piccola." Non aveva idea del fatto che la piccola fosse sorda: Qiu non gliene aveva parlato quando si erano sentiti al telefono.

    "Piccola della mamma..." Era di nuovo emozionata: era la prima volta che la vedeva succhiarsi il pollice. Non voleva rovinare quel momento così bello, quindi decise di non dire da cosa fosse affetta la sua piccola. Aveva però iniziato ad accettare il tutto. "Da oggi mi posso anche muovere un po' invece di restare sempre tra letto e divano. Non sai quanto ne sono felice." Si mise a ridere, spegnendo l'ecografo e mettendo tutto via. Cheng le passò un fazzoletto per asciugarsi e lei lo fece, appoggiandosi infine con il capo alla sua spalla.

    "Posso immaginarlo. So che per ora non ti è stato facile restare ferma, ma a piccoli passi ora andrà meglio."

    Dalla spalle la fece appoggiare sulle sue gambe e le sorrise. Restarono lì in camera così fino all'ora di cena: per Jin Mei era stato un toccasana quel momento padre figlia tra lei e Cheng. Ancora non gli aveva detto nulla, ma probabilmente gliene avrebbe parlato Qiu più tardi.
    Dopo cena i due genitori si ritirarono nella loro camera, mentre Jin Mei andò a leggere al suo fratellino. Anche se era cresciuto, Jun Wei adorava quando la sua sorellona si prendeva del tempo per leggergli delle storie e a Jin Mei faceva piacere farlo. Era anche molto brava nel leggere a voce alta, con toni variabili così da poter interpretare più persone. Rimase con il fratello finchè non si addormentò e, qualche minuto a osservarlo: sapeva che era un omega, quindi prima o poi avrebbe avuto anche lui figli. Non sapeva se reputarsi preoccupata, ma lui aveva più la testa a posto rispetto a lei.

    Gli diede un bacio sulla fronte e solo allora lasciò, in silenzio, la stanza. Prima di andare alla propria voleva andare al bagno, che si trovava vicino alla camera da letto dei genitori. Al ritorno si costrinse a fermarsi davanti alla porta: Qiu stava parlando con Cheng e dalla sua voce, sembrava triste.

    "La loro piccola sarà sorda. È una cosa ereditaria ed, effettivamente, mia madre e mio fratello sono affetti da sordità." Stava dicendo Qiu che, in quel momento, si trovava tra le braccia del suo Alpha. "Tutto ciò mi rende triste e mi fa sentire tremendamente in colpa." Non era da Qiu sentirsi così, ma gli ormoni erano sballati a causa della gravidanza e sentiva di avere davvero colpa in tutto quello.

    "Lo sai benissimo di non doverti sentire così: poteva succedere anche ai nostri figli, loro sono invece portatori sani, ma nessuno verrà mai a darti la colpa per il suo problema." Cheng parlava con tono fermo, ma al contempo dolce, che riservava solo ed esclusivamente a lui. Le sue mani viaggiavano lente sulle sue spalle in un moto circolare, nel tentativo di farlo rilassare. "Posso capire che sia difficile accettare che venga dai geni della tua famiglia, ma tu non ci puoi fare nulla."



    "Lo so, però..."



    Non riuscì a finire la frase, perché la porta si aprì all'improvviso, facendo sussultare entrambi gli uomini che erano distesi sotto le coperte.

    "Lo so, dovevo bussare, ma non sono riuscita a trattenermi." Normalmente non si comportava così, ma in quel caso le era sembrato il minimo. "Ho ascoltato tutto e... papà Qiu: stai tranquillo. Ti vorrò sempre e comunque bene, la tua nipotina pure. Tutti insieme riusciremo a darle il futuro di cui ha bisogno, la ameremo come merita e tu... tu invece non ti devi sentire in colpa. Anche se avessi saputo che c'era la possibilità che fosse sorda, non avrebbe cambiato nulla." Lei si avvicinò a loro e abbracciò il padre, dandogli un bacio sulla guancia. "Non voglio vederti così giù di morale per questo, va bene?"



    "....." Qiu sorrise, accarezzandole i capelli. "Va bene piccola. Ce la metterò tutta per non sentirmi più così."




    Non sarebbe stato facile, ma avrebbe accettato il tutto, forse con i suoi tempi, ma gli sarebbe passato. Quelle parole avevano avuto un certo effetto su di lui e ora si sentiva più tranquillo e amato rispetto al solito.

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    Rekkles aveva lasciato il computer ad installare quella nuova patch di gioco e se ne era andato a dormire. Era strano che ne fosse uscita una proprio prima dei playoff, ma il suo computer gli aveva richiesto l'aggiornamento e non aveva voluto rischiare di perdere tempo il giorno prima dei play off.



    Quando si risvegliò il giorno dopo, c'era decisamente qualcosa che non andava: non si trovava più nel suo letto nella Gaming House dei Fnatic a Berlino, bensì vicino alla fontana del summoner rift a Runeterra. Non sapeva come fosse finito lì, poteva essere stato un problema con quella patch che aveva lasciato a scaricare. Si alzò e si guardò attorno, notando subito uno dei Campioni - Urgot - lì accanto a lui. Quel Campione lo stava fissando non male, malissimo e doveva ammettere che faceva una certa impressione, ecco. Si ritrovò ad arretrare di qualche passo, ancora molto confuso riguardo tutta quella situazione, ma Urgot di sicuro non avrebbe saputo dargli una risposta. Non si rese conto di quanto si fosse avvicinato alla fontana e alla fine inciampò in essa, cadendovi dentro. Cercò di tornare in superficie - non che ci fosse chissà quanta acqua, ma era successo così velocemente che era stato preso alla sprovvista. Quando tornò con il viso in superficie notò Urgot che ancora lo fissava, ma stava... ridendo? O per lo meno qualcosa che vi assomigliava. Quella smorfia faceva una vera e propria impressione, metteva anche una certa pressione, mentre Urgot se ne stava a debita distanza da lui.

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    C'era qualcosa che non andava quella mattina: erano le dieci, l'ora della colazione era passata già da un pezzo e Martin non si era ancora fatto vedere. I compagni dei Fnatic stavano iniziando a preoccuparsi: sapevano che il ragazzo adorava andare a correre di prima mattina, magari non era nemmeno rientrato. Forse era stato rapito e loro non lo sapevano, o peggio ancora... poteva essersi fatto male e non essere in grado di rientrare alla loro Gaming House.



    "Dovremmo forse dividerci e andare a cercarlo, non si sa mai!" Azzardò a dire Oskar, mentre era seduto con gli altri membri sul divano. Alfonso, il loro coach, non era ancora arrivato per fortuna, o si sarebbe preoccupato subito.

    "Io credo che prima dovremmo controllare che non sia nella sua stanza. Magari è tornato e si è addormentato di nuovo per quello che possiamo saperne. Non saltiamo subito a conclusioni affrettate." Ribattè Gabriël, alzandosi mentre gli altri annuivano: era meglio se non andavano subito nel panico, dovevano prima essere sicuri che non fosse lì.

    "Vado a controllare io, voi iniziate a prepararvi con le giacche nel caso non ci fosse."



    Si offrì Tim e andò verso la camera dello svedese, dove dapprima bussò leggermente, ma poi decise di provare ad aprire la porta, non ricevendo alcuna risposta. Sembrava che il letto fosse vuoto, le lenzuola erano sfatte, ma poi il suo sguardo cadde su una persona al pc del compagno. Tim lo aveva visto fin troppe volte, dato che era il signature champion di Martin, colui che doveva occupare quella stanza. Vayne si girò e lo fulminò con lo sguardo e Tim in tutta risposta chiuse la porta, tornando dagli altri.



    "Allora?" Chiesero gli altri, che erano già pronti per uscire e Tim si limitò a scuotere la testa: non era una persona che parlava molto, ma ciò che aveva visto lo aveva ammutolito. I compagni non scoprirono mai cosa avesse traumatizzato in quel modo Tim, perché nonostante le loro insistenze, lui preferì non esprimersi a riguardo.

    Fandom: RPF Esports e Gaming
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    Settimana e missione: Settima settimana, M7.

     
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