Leone

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    Playing under the sky



    La giornata a Berlino si presentava nuvolosa quel lunedì di gennaio: nuvoloni grigi si rincorrevano per il cielo della capitale tedesca, senza però rilasciare le gocce d'acqua che avrebbero bagnato inesorabilmente il terreno. Seduto su una panchina davanti alla porta di Brandeburgo, Luka Perkovic era chinato sulla custodia della sua chitarra, per tirarla fuori da essa. La base era rigida, in modo da impedire che la chitarra fosse ben protetta da eventuali urti, il tessuto interno, in cui era adagiato lo strumento, era nero e sintetico. Al tatto appariva morbido e anche il solo sfiorarlo dava una sensazione di morbidezza senza eguali.

    La sua chitarra acustica Dreadnought 12 corde, fatta con legno d'abete gli offriva la giusta robustezza e flessibilità, oltre alla possibilità di usare diversi generi e stili musicali, senza cadere sempre negli stessi. Molti avrebbero potuto dire che quella era una signora chitarra acustica e Luka di certo non li avrebbe smentiti. L'aveva presa con i soldi che aveva sudato per un anno intero, anche se i genitori avevano fatto pressioni sul voler comprarla loro per lui, ma il ragazzo non aveva voluto peggiorare la loro situazione economica. Per anni gli avevano pagato le lezioni che lo avevano portato fino a quel livello di bravura e a quel punto non era stato giusto affidarsi ancora a loro per quella spesa.

    Prese la chitarra delicatamente tra le mani, accarezzando appena il manico in mogano, prima di accordarla. Quello era il suo posto preferito, di solito molte persone si fermavano ad ascoltarlo, incantati dalla sua bravura. Lui però non stava lì come un mendicante: ogni giorno andava in quell'esatto punto, suonava per un'ora e mezza, poi se ne tornava a casa, soddisfatto. Voleva semplicemente allietare la giornata dei passanti, non era lì per fare soldi, anche se qualcuno gliene lasciava in ogni caso. Era una passione la sua, passione che sperava potesse trasformarsi ben presto nel suo lavoro, ma era difficile farsi notare, soprattutto perché i suoi genitori non erano musicisti. In quel caso sarebbe stato tutto più semplice, ma a Luka la vita andava bene anche in quel modo.

    Prese un respiro profondo, mentre sistemava per bene la chitarra: la gamba destra la piegò sopra alla sinistra, appoggiò lo strumento sopra esse, la mano sinistra andò al manico, mentre la destra reggeva il plettro e veniva posizionata vicino alle corde, nella parte centrale della chitarra. Non aveva bisogno di un leggio e di un quaderno con delle note che avrebbe potuto leggere: sapeva a memoria le canzoni e i toni che avrebbe suonato, con cui avrebbe allietato gli abituari e i semplici turisti. Poco dopo le sue mani iniziarono a muoversi con piena consapevolezza sullo strumento musicale. Il suo primo brano fu un qualcosa di classico, giusto per riscaldare l'atmosfera, per poi passare man mano a pezzi più contemporanei e forse anche complessi. Dopo anni di studio però, non vi erano più segreti per lui e anche il solo improvvisare produceva qualcosa di tanto fantastico, quanto sensato. Ogni volta che suonava si chiudeva nel suo mondo, non si rendeva davvero conto di ciò che gli succedeva attorno, non prestava molta attenzione al mormorio che si creava attorno a lui. Si lasciava semplicemente trasportare dalla musica che lui stesso produceva, senza farsi distrarre.



    "Wow, così giovane, eppure sa già suonare così bene. Questo ragazzo é un prodigio!"



    Quello era uno dei tanti commenti che si potevano udire lì attorno, riguardo Luka. Certe persone tornavano lì ogni singolo giorno ad ascoltarlo, mentre i turisti venivano attratti e a volte lo filmavano. Quel giorno in particolare però, tra la folla che si era formata attorno a lui, vi era anche una persona molto particolare. Si trattava del proprietario di una nota casa discografica, che passava lì per puro caso. Si era incuriosito nel vedere un gruppo di persone attorno a qualcuno e si potevano era fermato, giusto per capire se fosse tutto a posto. Solo quando si avvicinò di più, si rese conto che qualcuno stava suonando una chitarra acustica e... Wow, era perfetto. Quello era il talento di cui aveva bisogno per la sua casa discografica. Il ragazzo sembrava per lo meno maggiorenne e l'occasione gli sembrava ghiotta per ambo le parti.

    Carlos, era quello il nome del proprietario della casa discografica, si appoggiò a un lampione, prese fuori il cellulare, chiamando qualcuno.



    "Ho la persona adatta a portare il vento di novità di cui abbiamo bisogno. Devo parlargli, ma conto di riuscire a convincerlo."



    Chiuse la chiamata poco dopo, tornando con l'attenzione alla musica che quel ragazzo produceva. Dovette attendere con pazienza che il ragazzo finisse e iniziasse a mettere via la chitarra, le persone che si allontanavano, per potersi avvicinare a parlargli.

    Per fortuna Carlos portava sempre con sé dei biglietti da visita, così avrebbe potuto lasciargliene uno.



    "Complimenti per la musica. Sei davvero molto bravo a suonare, hai del talento innato." Carlos non aveva di certo intenzione di spaventarlo, ma data la reazione del chitarrista, lo aveva fatto.

    "Io... Uh... Grazie. É una passione a tempo perso. Ho studiato per molti anni, ma ora mi limito a suonare qui." Non aveva idea di chi fosse quell'uomo, ma da come era vestito doveva essere qualcuno di importante.

    "Beh, lasciatelo dire: il tuo talento é sprecato così. Hai mai pensato di trasformare questa passione in un lavoro vero e proprio?" Carlos voleva tastare il terreno, anche se non si era ancora presentato e non era molto cortese come atto.

    "Beh... Diciamo che é il mio sogno nel cassetto, ma é difficile farsi notare da case discografiche o cantanti, qui di non ho mai avuto l'occasione di realizzarlo." Quell'uomo però chi era? Perché continuava a fargli domande simili? Ogni giorni aveva pubblico, ma nessuno si era mai messo a parlargli così apertamente.

    "E se ti dicessi che io potrei realizzare il tuo sogno? Non mi sono ancora presentato e mi dispiace. Sono Carlos Rodríguez Santiago, il CEO della Ocelote music and notes Company. Passando di qui non mi sono potuto trattenere dal restare in ascolto e sono rimasto piacevolmente stupito dalla tua bravura." Carlos prese dalla tasca del cappotto uno dei suoi biglietti da visita, porgendolo a Luka.

    "... Sta dicendo sul serio? Sarebbe.. sarebbe un grandissimo onore per me e il mio sogno diventerebbe finalmente realtà. Luka prese il biglietto da visita, non credendo ancora ai suoi occhi. Quell'uomo era davvero il CEO di una delle più famose case discografiche dell'intera Germania e aveva chiesto a lui di... Di lavorare per loro.

    "Certo che parlo sul serio. Hai talento da vendere, ragazzo e non voglio lasciarmelo sfuggire. Porterai l'aria di novità che stiamo cercando." Carlos gli sorrise con fare incoraggiante, appoggiandogli poi una mano sulla spalla. "Sul biglietto da visita c'é il mio indirizzo. Ti aspetto domani alle dieci, nel mio ufficio. Lì potremo discutere del contratto e tutto ciò che serve."



    Luka non riusciva a credere alle sue orecchie: qualcuno finalmente aveva notato il suo talento e voleva proporgli un contratto con la sua casa discografica! Annuì e a quel punto si salutarono, prendendo strade completamente diverse. Se tutto quello andava in porto, Luka finalmente poteva aiutare finanziariamente i genitori e ripagarli di tutto ciò che avevano fatto per lui fino a quel momento. Non voleva assolutamente farsi scappare quella grossa opportunità, sarebbe stato da sciocchi.

    Quella notte fu molto movimentata per Luka: per l'agitazione non riusciva a dormire ed era andato molto spesso in cucina per bere qualcosa. Si era addirittura chiuso nella stanza insonorizzata per poter suonare e cantare, così da non svegliare i genitori e, piuttosto, ripassare ciò che avrebbe - in caso - suonato a quel Carlos il giorno dopo, se avesse voluto sentirlo di nuovo.



    "Mamma, papà, io vado! A più tardi e... Non aspettatemi per pranzo."



    Luka non aveva detto nulla ai genitori. Non voleva rischiare di dare loro false speranze, anche se era quasi certo che Carlos lo volesse lì con loro. Lui era ancora leggermente confuso, voleva leggere ogni parte del contratto prima di accettare effettivamente, ma propendeva di più per il sì, che per il no.

    Appena arrivò all'entrata della casa discografica, prese un respiro profondo, appoggiando la mano sulla maniglia della porta. Il suo cuore batteva forte nel suo petto, così forte che temeva sarebbe potuto uscire da un momento all'altro, senza preavviso.



    "Buongiorno, sono Luka Perkovic. Ho un appuntamento alle dieci con il signor Santiago." Con la mano sinistra teneva ferma la custodia della chitarra, mentre con la destra si metteva a posto un ciuffo di capelli ribelle.

    "Aspetti solamente un momento, signor Perkovic." Disse la segretaria con fare gentile, mentre prendeva la cornetta del telefono. "Signor Santiago, é arrivato Luka Perkovic. Avete un appuntamento con lui alle 10."

    "Fallo entrare, Sarah." La voce era autoritaria, ma al contempo in qualche modo gentile.

    "Mi segua. Il signor Santiago La sta aspettando. Da questa parte."



    La segretaria si alzò dalla sua postazione, facendogli strada fino all'ufficio del suo capo. Lo lasciò entrare solo dopo aver bussato e averlo annunciato, come era solita fare. Entrando nella stanza si poteva notare la moquette, la scrivania intarsiata in legno, le grandi finestre che davano una splendida visione sulla città, tutti gli scaffali pieni di dischi, libri e varie coppe vinte chissà dove. Luka si sentiva quasi fuori posto lì dentro, ma doveva dare una buona impressione, o Carlos avrebbe potuto cambiare idea.



    "Buongiorno signor Perkovic, sono felice che si sia presentato qui. Come le ho detto ieri, é stato fenomenale. La sua musica é ciò che cerco, quindi sarei ben felice se Lei accettasse il contratto che ho stampato." Carlos gli allungò i fogli, dopo che Luka si fu seduto, con un sorriso ampio sulle labbra. Non vi erano cavilli in quel contratto, era tutto segnato nero su bianco, ma era giusto che lui si prendesse il tempo per leggerlo per bene.
    "Buongiorno signor Santiago. Mi vorrei prendere qualche minuto per leggere per bene, prima di decidere effettivamente se questo è il posto giusto per me."

    Poteva sembrare una cosa stupida, ma insomma... non voleva fregature, eppure conosceva più che bene quella casa discografica e non facevano certe cose. Con cortesia prese i fogli tra le mani, prendendosi tutto il tempo che gli era necessario per leggere con la massima attenzione. Ci mise al massimo una decina di minuti, prima di riporre i fogli sulla scrivania, alzando lo sguardo sul CEO che aveva davanti a sé.

    "Ha preso una decisione quindi?" C'era una lieve nota di impazienza in quel tono di voce, ma non gli piaceva essere lasciato troppo sulle spine.
    "Sì, l'ho presa. Mi sono finalmente deciso."

    Fandom: RPF LOL
    Personaggi: Perkz, Ocelote
    Warning: AU
    Generi: ---
    Prompt Maritombola: 33
    Prompt Ospiti dallo Spazio - Leone: Ufficio
    Wordcount: 1775 parole



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    Edited by catching_hearts - 11/1/2021, 00:51
     
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    Brand new Sex Toy



    Momo osservava il dildo banana che aveva tra le mani: con il suo quirk poteva creare qualsiasi cosa non vivente e quella era la prima in cui tentava di fare un giocattolino sessuale. Lo rigirò tra le mani, mentre Jirou la osservava appena, con un sorriso sulle labbra.
    Era sicuramente interessante vedere fino a dove il suo quirk si potesse spingere, ma non era di certo quello il momento. Momo era riuscita a darvi anche una vibrazione, non come quella di un vibratore vero e proprio, ma avrebbe comunque fatto il suo lavoro come avrebbe voluto lei.

    “Mi fido di te, Momo, usalo pure.”

    La coetanea non sembrava indecisa se usarlo o no, lo ammirava solamente con un certo orgoglio negli occhi e poteva capire perché. In quel momento era alla mercé della fidanzata, totalmente nuda davanti a lei, la pelle d’oca per tutti i baci e la stimolazione che Momo le aveva donato fino a quel momento. Momo non se lo fece ripetere due volte, mentre con una mano le allargava lievemente le labbra, con l’altra iniziò a spingere appena la punta di quella banana dildo dentro di lei. L’oggetto era ricoperto di lubrificante, mentre il sesso della sua partner era completamente bagnato dei suoi umori. Ogni singolo punto del suo corpo sembrava andare a fuoco, le mani di Jirou erano chiuse a pugno sulle lenzuola, come a volersi sostenere a esse per non perdere la ragione. Il peggio, o il meglio – dipendeva dai punti di vista – venne quando Momo azionò la vibrazione. I brividi di piacere che iniziarono ad attraversare la schiena di Jirou erano forti, si ritrovò ad un’arcata, mentre dalle sue labbra prorompevano molto poco soffusi gemiti di piacere. Non cercava nemmeno di attutirlo, voleva che Momo sentisse quanto la faceva impazzire in quel modo e quanto effettivamente le piacesse tutto quello.

    “Ah… Momo…”

    La sua partner aveva iniziato a succhiarle il clitoride, mentre con la mano muoveva il dildo dentro e fuori, cercando di raggiungere punti sempre più profondi.
    Aveva raggiunto il suo punto G più volte, ma sì divertiva ad allontanarsi per poi colpirlo di nuovo e di nuovo. Ben presto il respiro di Jirou si fece molto affannoso, ormai era ben vicina all’orgasmo, non mancava molto. Momo, avendolo forse capito, aumentò la vibrazione del dildo, dandole per cui l’ultimo colpo finale, facendola venire sulla mano di Momo, totalmente appagata e soddisfatta.

    Fandom: Boku no Hero Academia
    Personaggi: Jiroh Kyouka, Momo Yaoyorozu
    Warning: Oral sex, sex toy
    Generi: fluff
    Prompt Maritombola: 1
    Prompt Ospiti dallo Spazio - Leone: Orgoglio
    Wordcount: 405 parole



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    Edited by catching_hearts - 11/1/2021, 00:53
     
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    My death wish



    Anni prima era entrato a fare parte della Port Mafia e aveva giurato fedeltà al capo di allora. Fedeltà che, in linea di massima, era stato intenzionato a mantenere, ma con il passare del tempo si sentiva sempre meno adatto a restare in quel posto. Voleva vivere la sua vita senza troppi problemi, non voleva fare sempre da baby sitter a Chuuya, voleva essere libero e lì non lo poteva essere. Lì si sentiva come una farfalla le cui ali erano state strappate, soprattutto dopo la morte ingiusta di Odasaku.

    Dopo quella morte, la sua fedeltà era passata dalla Port Mafia alle parole dello stesso Odasaku, che l'uomo gli aveva detto negli ultimissimi istanti prima di morire. Doveva andarsene dalla parte di chi le persone le salva e non restare con quelli che le persone le uccidevano. Dazai poteva ancora ricordare molto bene il sorriso con cui il compagno se ne era andato da quel mondo così ingiusto e lo sognava ogni dannata notte.



    - Here's my confession, I've got a death wish

    I'm in the fast lane, addicted to excess

    Living my best life, I was on top rise -




    Aveva iniziato letteralmente in tutti i modi a cercare di morire, di raggiungere Oda, ma in un modo o nell'altro non vi riusciva. Che fosse per colpa dei compagni, o perché si sentiva da solo, quella morte non era delle migliori o qualsiasi altra cosa, non riusciva a raggiungere il suo obiettivo. Forse era meglio così, forse doveva rimanere in vita per portare avanti gli ideali di Odasaku e il suo cercare di raggiungerlo era solo... come dire... una cosa totalmente stupida senza senso, che doveva smettere di fare. Vedere però i suoi colleghi preoccupati era soddisfacente, doveva ammetterlo, anche se ormai erano abituati ai suoi estremi quanto pessimi modi di fare.

    Fandom: Bungou Stray Dogs
    Personaggi: Dazai Osamu
    Warning: Major Character Death
    Generi: Triste
    Prompt Maritombola: 43
    Prompt Ospiti dallo Spazio - Leone: Menù carne - Fedeltà
    Wordcount: 276 parole



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    Sapore amaro



    Per le strade di Tohoku le persone erano in festa: quello era il giorno di Capodanno e lì si teneva la famosa danza del leone, anche chiamata Shishi-mai. Per quanto Hawks si sarebbe fermato volentieri a vedere i festeggiamenti, essere un eroe glielo impediva. Il suo lavoro non andava mai in pausa e fare il doppio gioco, essendo pure una spia per la Lega dei Villain aumentava il carico di tutto.



    Sospeso in aria grazie alle sue ali color cremisi, sorvolava le strade della città, diretto in un certo vicolo dove ormai si incontrava spesso con Dabi.Si trovava alla periferia della città, abbastanza nascosto e solo loro due sapevano di quegli incontri lì. Era sicuro che il villain avesse altre cose importanti da riferirgli, o forse dovevano litigare per qualcosa. Lentamente atterrò in una piazzola, raggiungendo dopo minuti che gli sembrarono infiniti, il loro solito posto.



    Quel vicolo ne aveva viste molte da parte di loro due, ma era quello più adatto per i loro incontri clandestini. Le persone gli passavano accanto, alcune ubriache, ma lui andava avanti dritto per las sua strada, cercando di non arrivare in ritardo, o Dabi se la sarebbe presa molto, lo conosceva bene ormai. Era un peccato non potersi aggiungere ai festeggiamenti, forse sarebbe però potuto succedere qualche ora più tardi. Mai come in quel momento coprire quegli ultimi metri gli sembrarono infiniti, ma finalmente arrivò alla sua ambita destinazione.



    Bastarono pochi passi fatti nel completo buio, prima che si dovesse fermare perché qualcuno era alle sue spalle. Sapeva benissimo chi era: un certo villain dai capelli neri, quello stesso villain con cui aveva una relazione come dire... clandestina, ecco. Nessuno, che fosse villain o hero, poteva scoprirla, Hawks faceva anche il doppio gioco e lavorava contemporaneamente anche per la lega dei Villain.







    "Finalmente sei arrivato. Sei in ritardo."







    La voce roca e profonda di Dabi risuonò alle sue spalle come una sentenza e i brividi che fece scorrere lungo la spina dorsale di Keigo furono molti. Sapeva benissimo di non essere in ritardo, forse un minuto, se proprio.







    "Se lo sono, cosa che dubito, sarà al massimo di un minuto. Non serve farne una questione di stato per così poco."







    Keigo si mordicchiò il labbro inferiore: dal tono di voce Dabi sembrava irritato per qualcosa, nel tempo che aveva iniziato a passare con lui aveva ben imparato a cogliere ogni sfumatura del suo tono. E no, quel tono non poteva essere dato solamente dal suo presunto ritardo. Doveva esserci per forza qualcosa che avesse a che fare con l'ultima missione che aveva fatto per lui, un qualcosa che era andato storto, o che comunque non era stato giusto per il villain, ma Keigo non riusciva a ricordare cosa. Aveva eseguito alla lettera ogni ordine, aveva forse tralasciato qualcosa? Dalle sue labbra scappò un lieve gemito sorpreso, quando Dabi lo addossò malamente al muro, con fare totalmente burbero. A Keigo però piaceva quando faceva così, non lo poteva di certo negare.







    "Ti ricordo che sono io il capo qui, quindi non cercare di fare il duro in questo modo, Hawks. E anche se non sei in ritardo di molti minuti, hai altro per cui mi hai fatto irritare e credo che tu lo sappia benissimo, no?"







    Non avevano molto tempo da perdere, non ve ne era molto prima che Dabi dovesse tornare indietro, quindi alla fin fine si trattava di un litigio e una sveltina, niente di più. Avrebbe preferito avere più tempo a disposizione, ma non poteva farci molto.



    Keigo non rispose alla sua domanda, dato che non ne aveva idea e ben presto si trovò un ginocchio di Dabi tra le gambe, mentre era addossato al muro, le ali che aveva sulla schiena gli impedivano di toccare la superficie fredda dietro di lui. La mano che si era chiusa attorno al suo collo non premeva troppo, Dabi non lo voleva di certo soffocare, ma era un suo modo per mostrargli la sua autorità, come se Hawks potesse anche solo dimenticarsene.



    Il litigio passò velocemente, con Dabi che continuava a stimolare il cavallo del Pro Hero, al quale stava ormai crescendo un evidente erezione, un po' eccitato da tutta quella situazione. Quella era una delle pochissime situazioni in cui gli piaceva stare con le spalle al muro, cosa che normalmente non gradiva per il fatto che - in caso - non sarebbe riuscito a spiegare le ali e liberarsi più facilmente. Il respiro di Keigo si faceva mano a mano più affannoso, mentre Dabi si inginocchiava e gli abbassava i pantaloni assieme ai boxer, liberando così la sua erezione pulsante. La mano libera andò a stringersi attorno al suo sesso, iniziando a massaggiarlo con una certa foga e a lambirne la carne con la lingua.



    "Girati."



    L'ordine arrivò autoritario appena Dabi si rialzò, lasciando il membro di Hawks ancora eretto, sulla punta vi era una goccia di seme, ma non lo aveva ancora portato all'orgasmo. Attese che il pro hero si girasse, mentre si slacciava i pantaloni e li abbassava, osservando la sua schiena muscolosa da cui partivano le ali cremisi. Aveva imparato che la base di esse era una zona erogena per il proprietario, quindi si mise a stimolarle con una mano, mentre con l'altra iniziava a preparare Keigo per la penetrazione.

    I gemiti che l'altro cercava di sopprimere erano più che eloquenti, tanto quanto la pelle d'oca che il villain poteva notare sulla sua pelle rosea. Keigo era chiaramente vicino al limite, ma Dabi aveva a malapena un erezione e non era giusto. Quando finalmente entrò in lui, Hawks lo accolse per bene, era ormai abituato e non faceva male, era solo tanta eccitazione ciò che provava. Le spinte si fecero man mano più potenti e veloci, le mani di Dabi graffiavano le spalle di Hawks, scendevano piano lungo la sua schiena, fino a raggiungere i glutei, che di tanto in tanto colpiva. Non gli lasciava il segno, ma sentiva il pro hero fremere di piacere sotto il suo tocco e non riusciva a trattenere un ghigno. Riuscirono a raggiungere l'orsmo assieme, Hawks sporcando il muro a cui era appoggiato con il petto, mentre Dabi sporcandosi la mano dopo essere uscito quasi all'ultimo secondo da lui. Le gambe di Hawks tremavano mentre si rivestiva, ma si sentiva appagato.



    "La prossima volta vedi di fare il tuo lavoro come si deve. Ti ricontatto io tra qualche giorno."



    Più o meno i loro incontri finivano sempre così, soprattutto se Dabi era arrabbiato come in quel caso. Non era comunque mai stato una persona che dispendeva complimenti o gentilezza a destra e a manca, Hawks ne era ormai abituato.

    asiyYD2

     
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3 replies since 6/1/2021, 17:52   47 views
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