Arianna Writes

Posts written by catching_hearts

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    My death wish



    Anni prima era entrato a fare parte della Port Mafia e aveva giurato fedeltà al capo di allora. Fedeltà che, in linea di massima, era stato intenzionato a mantenere, ma con il passare del tempo si sentiva sempre meno adatto a restare in quel posto. Voleva vivere la sua vita senza troppi problemi, non voleva fare sempre da baby sitter a Chuuya, voleva essere libero e lì non lo poteva essere. Lì si sentiva come una farfalla le cui ali erano state strappate, soprattutto dopo la morte ingiusta di Odasaku.

    Dopo quella morte, la sua fedeltà era passata dalla Port Mafia alle parole dello stesso Odasaku, che l'uomo gli aveva detto negli ultimissimi istanti prima di morire. Doveva andarsene dalla parte di chi le persone le salva e non restare con quelli che le persone le uccidevano. Dazai poteva ancora ricordare molto bene il sorriso con cui il compagno se ne era andato da quel mondo così ingiusto e lo sognava ogni dannata notte.



    - Here's my confession, I've got a death wish

    I'm in the fast lane, addicted to excess

    Living my best life, I was on top rise -




    Aveva iniziato letteralmente in tutti i modi a cercare di morire, di raggiungere Oda, ma in un modo o nell'altro non vi riusciva. Che fosse per colpa dei compagni, o perché si sentiva da solo, quella morte non era delle migliori o qualsiasi altra cosa, non riusciva a raggiungere il suo obiettivo. Forse era meglio così, forse doveva rimanere in vita per portare avanti gli ideali di Odasaku e il suo cercare di raggiungerlo era solo... come dire... una cosa totalmente stupida senza senso, che doveva smettere di fare. Vedere però i suoi colleghi preoccupati era soddisfacente, doveva ammetterlo, anche se ormai erano abituati ai suoi estremi quanto pessimi modi di fare.

    Fandom: Bungou Stray Dogs
    Personaggi: Dazai Osamu
    Warning: Major Character Death
    Generi: Triste
    Prompt Maritombola: 43
    Prompt Ospiti dallo Spazio - Leone: Menù carne - Fedeltà
    Wordcount: 276 parole



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    SbvdnGc

  2. .

    Brand new Sex Toy



    Momo osservava il dildo banana che aveva tra le mani: con il suo quirk poteva creare qualsiasi cosa non vivente e quella era la prima in cui tentava di fare un giocattolino sessuale. Lo rigirò tra le mani, mentre Jirou la osservava appena, con un sorriso sulle labbra.
    Era sicuramente interessante vedere fino a dove il suo quirk si potesse spingere, ma non era di certo quello il momento. Momo era riuscita a darvi anche una vibrazione, non come quella di un vibratore vero e proprio, ma avrebbe comunque fatto il suo lavoro come avrebbe voluto lei.

    “Mi fido di te, Momo, usalo pure.”

    La coetanea non sembrava indecisa se usarlo o no, lo ammirava solamente con un certo orgoglio negli occhi e poteva capire perché. In quel momento era alla mercé della fidanzata, totalmente nuda davanti a lei, la pelle d’oca per tutti i baci e la stimolazione che Momo le aveva donato fino a quel momento. Momo non se lo fece ripetere due volte, mentre con una mano le allargava lievemente le labbra, con l’altra iniziò a spingere appena la punta di quella banana dildo dentro di lei. L’oggetto era ricoperto di lubrificante, mentre il sesso della sua partner era completamente bagnato dei suoi umori. Ogni singolo punto del suo corpo sembrava andare a fuoco, le mani di Jirou erano chiuse a pugno sulle lenzuola, come a volersi sostenere a esse per non perdere la ragione. Il peggio, o il meglio – dipendeva dai punti di vista – venne quando Momo azionò la vibrazione. I brividi di piacere che iniziarono ad attraversare la schiena di Jirou erano forti, si ritrovò ad un’arcata, mentre dalle sue labbra prorompevano molto poco soffusi gemiti di piacere. Non cercava nemmeno di attutirlo, voleva che Momo sentisse quanto la faceva impazzire in quel modo e quanto effettivamente le piacesse tutto quello.

    “Ah… Momo…”

    La sua partner aveva iniziato a succhiarle il clitoride, mentre con la mano muoveva il dildo dentro e fuori, cercando di raggiungere punti sempre più profondi.
    Aveva raggiunto il suo punto G più volte, ma sì divertiva ad allontanarsi per poi colpirlo di nuovo e di nuovo. Ben presto il respiro di Jirou si fece molto affannoso, ormai era ben vicina all’orgasmo, non mancava molto. Momo, avendolo forse capito, aumentò la vibrazione del dildo, dandole per cui l’ultimo colpo finale, facendola venire sulla mano di Momo, totalmente appagata e soddisfatta.

    Fandom: Boku no Hero Academia
    Personaggi: Jiroh Kyouka, Momo Yaoyorozu
    Warning: Oral sex, sex toy
    Generi: fluff
    Prompt Maritombola: 1
    Prompt Ospiti dallo Spazio - Leone: Orgoglio
    Wordcount: 405 parole



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    Edited by catching_hearts - 11/1/2021, 00:53
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    Playing under the sky



    La giornata a Berlino si presentava nuvolosa quel lunedì di gennaio: nuvoloni grigi si rincorrevano per il cielo della capitale tedesca, senza però rilasciare le gocce d'acqua che avrebbero bagnato inesorabilmente il terreno. Seduto su una panchina davanti alla porta di Brandeburgo, Luka Perkovic era chinato sulla custodia della sua chitarra, per tirarla fuori da essa. La base era rigida, in modo da impedire che la chitarra fosse ben protetta da eventuali urti, il tessuto interno, in cui era adagiato lo strumento, era nero e sintetico. Al tatto appariva morbido e anche il solo sfiorarlo dava una sensazione di morbidezza senza eguali.

    La sua chitarra acustica Dreadnought 12 corde, fatta con legno d'abete gli offriva la giusta robustezza e flessibilità, oltre alla possibilità di usare diversi generi e stili musicali, senza cadere sempre negli stessi. Molti avrebbero potuto dire che quella era una signora chitarra acustica e Luka di certo non li avrebbe smentiti. L'aveva presa con i soldi che aveva sudato per un anno intero, anche se i genitori avevano fatto pressioni sul voler comprarla loro per lui, ma il ragazzo non aveva voluto peggiorare la loro situazione economica. Per anni gli avevano pagato le lezioni che lo avevano portato fino a quel livello di bravura e a quel punto non era stato giusto affidarsi ancora a loro per quella spesa.

    Prese la chitarra delicatamente tra le mani, accarezzando appena il manico in mogano, prima di accordarla. Quello era il suo posto preferito, di solito molte persone si fermavano ad ascoltarlo, incantati dalla sua bravura. Lui però non stava lì come un mendicante: ogni giorno andava in quell'esatto punto, suonava per un'ora e mezza, poi se ne tornava a casa, soddisfatto. Voleva semplicemente allietare la giornata dei passanti, non era lì per fare soldi, anche se qualcuno gliene lasciava in ogni caso. Era una passione la sua, passione che sperava potesse trasformarsi ben presto nel suo lavoro, ma era difficile farsi notare, soprattutto perché i suoi genitori non erano musicisti. In quel caso sarebbe stato tutto più semplice, ma a Luka la vita andava bene anche in quel modo.

    Prese un respiro profondo, mentre sistemava per bene la chitarra: la gamba destra la piegò sopra alla sinistra, appoggiò lo strumento sopra esse, la mano sinistra andò al manico, mentre la destra reggeva il plettro e veniva posizionata vicino alle corde, nella parte centrale della chitarra. Non aveva bisogno di un leggio e di un quaderno con delle note che avrebbe potuto leggere: sapeva a memoria le canzoni e i toni che avrebbe suonato, con cui avrebbe allietato gli abituari e i semplici turisti. Poco dopo le sue mani iniziarono a muoversi con piena consapevolezza sullo strumento musicale. Il suo primo brano fu un qualcosa di classico, giusto per riscaldare l'atmosfera, per poi passare man mano a pezzi più contemporanei e forse anche complessi. Dopo anni di studio però, non vi erano più segreti per lui e anche il solo improvvisare produceva qualcosa di tanto fantastico, quanto sensato. Ogni volta che suonava si chiudeva nel suo mondo, non si rendeva davvero conto di ciò che gli succedeva attorno, non prestava molta attenzione al mormorio che si creava attorno a lui. Si lasciava semplicemente trasportare dalla musica che lui stesso produceva, senza farsi distrarre.



    "Wow, così giovane, eppure sa già suonare così bene. Questo ragazzo é un prodigio!"



    Quello era uno dei tanti commenti che si potevano udire lì attorno, riguardo Luka. Certe persone tornavano lì ogni singolo giorno ad ascoltarlo, mentre i turisti venivano attratti e a volte lo filmavano. Quel giorno in particolare però, tra la folla che si era formata attorno a lui, vi era anche una persona molto particolare. Si trattava del proprietario di una nota casa discografica, che passava lì per puro caso. Si era incuriosito nel vedere un gruppo di persone attorno a qualcuno e si potevano era fermato, giusto per capire se fosse tutto a posto. Solo quando si avvicinò di più, si rese conto che qualcuno stava suonando una chitarra acustica e... Wow, era perfetto. Quello era il talento di cui aveva bisogno per la sua casa discografica. Il ragazzo sembrava per lo meno maggiorenne e l'occasione gli sembrava ghiotta per ambo le parti.

    Carlos, era quello il nome del proprietario della casa discografica, si appoggiò a un lampione, prese fuori il cellulare, chiamando qualcuno.



    "Ho la persona adatta a portare il vento di novità di cui abbiamo bisogno. Devo parlargli, ma conto di riuscire a convincerlo."



    Chiuse la chiamata poco dopo, tornando con l'attenzione alla musica che quel ragazzo produceva. Dovette attendere con pazienza che il ragazzo finisse e iniziasse a mettere via la chitarra, le persone che si allontanavano, per potersi avvicinare a parlargli.

    Per fortuna Carlos portava sempre con sé dei biglietti da visita, così avrebbe potuto lasciargliene uno.



    "Complimenti per la musica. Sei davvero molto bravo a suonare, hai del talento innato." Carlos non aveva di certo intenzione di spaventarlo, ma data la reazione del chitarrista, lo aveva fatto.

    "Io... Uh... Grazie. É una passione a tempo perso. Ho studiato per molti anni, ma ora mi limito a suonare qui." Non aveva idea di chi fosse quell'uomo, ma da come era vestito doveva essere qualcuno di importante.

    "Beh, lasciatelo dire: il tuo talento é sprecato così. Hai mai pensato di trasformare questa passione in un lavoro vero e proprio?" Carlos voleva tastare il terreno, anche se non si era ancora presentato e non era molto cortese come atto.

    "Beh... Diciamo che é il mio sogno nel cassetto, ma é difficile farsi notare da case discografiche o cantanti, qui di non ho mai avuto l'occasione di realizzarlo." Quell'uomo però chi era? Perché continuava a fargli domande simili? Ogni giorni aveva pubblico, ma nessuno si era mai messo a parlargli così apertamente.

    "E se ti dicessi che io potrei realizzare il tuo sogno? Non mi sono ancora presentato e mi dispiace. Sono Carlos Rodríguez Santiago, il CEO della Ocelote music and notes Company. Passando di qui non mi sono potuto trattenere dal restare in ascolto e sono rimasto piacevolmente stupito dalla tua bravura." Carlos prese dalla tasca del cappotto uno dei suoi biglietti da visita, porgendolo a Luka.

    "... Sta dicendo sul serio? Sarebbe.. sarebbe un grandissimo onore per me e il mio sogno diventerebbe finalmente realtà. Luka prese il biglietto da visita, non credendo ancora ai suoi occhi. Quell'uomo era davvero il CEO di una delle più famose case discografiche dell'intera Germania e aveva chiesto a lui di... Di lavorare per loro.

    "Certo che parlo sul serio. Hai talento da vendere, ragazzo e non voglio lasciarmelo sfuggire. Porterai l'aria di novità che stiamo cercando." Carlos gli sorrise con fare incoraggiante, appoggiandogli poi una mano sulla spalla. "Sul biglietto da visita c'é il mio indirizzo. Ti aspetto domani alle dieci, nel mio ufficio. Lì potremo discutere del contratto e tutto ciò che serve."



    Luka non riusciva a credere alle sue orecchie: qualcuno finalmente aveva notato il suo talento e voleva proporgli un contratto con la sua casa discografica! Annuì e a quel punto si salutarono, prendendo strade completamente diverse. Se tutto quello andava in porto, Luka finalmente poteva aiutare finanziariamente i genitori e ripagarli di tutto ciò che avevano fatto per lui fino a quel momento. Non voleva assolutamente farsi scappare quella grossa opportunità, sarebbe stato da sciocchi.

    Quella notte fu molto movimentata per Luka: per l'agitazione non riusciva a dormire ed era andato molto spesso in cucina per bere qualcosa. Si era addirittura chiuso nella stanza insonorizzata per poter suonare e cantare, così da non svegliare i genitori e, piuttosto, ripassare ciò che avrebbe - in caso - suonato a quel Carlos il giorno dopo, se avesse voluto sentirlo di nuovo.



    "Mamma, papà, io vado! A più tardi e... Non aspettatemi per pranzo."



    Luka non aveva detto nulla ai genitori. Non voleva rischiare di dare loro false speranze, anche se era quasi certo che Carlos lo volesse lì con loro. Lui era ancora leggermente confuso, voleva leggere ogni parte del contratto prima di accettare effettivamente, ma propendeva di più per il sì, che per il no.

    Appena arrivò all'entrata della casa discografica, prese un respiro profondo, appoggiando la mano sulla maniglia della porta. Il suo cuore batteva forte nel suo petto, così forte che temeva sarebbe potuto uscire da un momento all'altro, senza preavviso.



    "Buongiorno, sono Luka Perkovic. Ho un appuntamento alle dieci con il signor Santiago." Con la mano sinistra teneva ferma la custodia della chitarra, mentre con la destra si metteva a posto un ciuffo di capelli ribelle.

    "Aspetti solamente un momento, signor Perkovic." Disse la segretaria con fare gentile, mentre prendeva la cornetta del telefono. "Signor Santiago, é arrivato Luka Perkovic. Avete un appuntamento con lui alle 10."

    "Fallo entrare, Sarah." La voce era autoritaria, ma al contempo in qualche modo gentile.

    "Mi segua. Il signor Santiago La sta aspettando. Da questa parte."



    La segretaria si alzò dalla sua postazione, facendogli strada fino all'ufficio del suo capo. Lo lasciò entrare solo dopo aver bussato e averlo annunciato, come era solita fare. Entrando nella stanza si poteva notare la moquette, la scrivania intarsiata in legno, le grandi finestre che davano una splendida visione sulla città, tutti gli scaffali pieni di dischi, libri e varie coppe vinte chissà dove. Luka si sentiva quasi fuori posto lì dentro, ma doveva dare una buona impressione, o Carlos avrebbe potuto cambiare idea.



    "Buongiorno signor Perkovic, sono felice che si sia presentato qui. Come le ho detto ieri, é stato fenomenale. La sua musica é ciò che cerco, quindi sarei ben felice se Lei accettasse il contratto che ho stampato." Carlos gli allungò i fogli, dopo che Luka si fu seduto, con un sorriso ampio sulle labbra. Non vi erano cavilli in quel contratto, era tutto segnato nero su bianco, ma era giusto che lui si prendesse il tempo per leggerlo per bene.
    "Buongiorno signor Santiago. Mi vorrei prendere qualche minuto per leggere per bene, prima di decidere effettivamente se questo è il posto giusto per me."

    Poteva sembrare una cosa stupida, ma insomma... non voleva fregature, eppure conosceva più che bene quella casa discografica e non facevano certe cose. Con cortesia prese i fogli tra le mani, prendendosi tutto il tempo che gli era necessario per leggere con la massima attenzione. Ci mise al massimo una decina di minuti, prima di riporre i fogli sulla scrivania, alzando lo sguardo sul CEO che aveva davanti a sé.

    "Ha preso una decisione quindi?" C'era una lieve nota di impazienza in quel tono di voce, ma non gli piaceva essere lasciato troppo sulle spine.
    "Sì, l'ho presa. Mi sono finalmente deciso."

    Fandom: RPF LOL
    Personaggi: Perkz, Ocelote
    Warning: AU
    Generi: ---
    Prompt Maritombola: 33
    Prompt Ospiti dallo Spazio - Leone: Ufficio
    Wordcount: 1775 parole



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    Edited by catching_hearts - 11/1/2021, 00:51
  4. .

    Good driver



    "Jankos ti prego, presta attenzione alla strada, o finiamo con lo schiantarci contro un palo, un'altra macchina o un albero e, nel peggiore dei casi, moriamo tutti."



    MikyX era esasperato: come era possibile che Marcin avesse passato anche la parte pratica dell'esame della patente? Non era per niente in grado di guidare al meglio una macchina, bastava vederlo in quel frangente.



    "Non ci succederà nulla, smettila di fare il melodrammatico, Mihael. Sono un bravo guidatore dopotutto. L'esame è andato molto bene alla fine e non mi sto comportando in modo diverso."



    Okay, chi gli aveva dato la patente aveva fumato quel giorno, perché non era possibile tutto quel continuo rischio.
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    Confessioni



    Le labbra di YellowStar andarono a chiudere quelle di Rekkles tra le sue, in un bacio dolce e gentile, che non aveva pretese. Quello era il loro primissimo bacio e non voleva forzare nulla. Se Martin non voleva, poteva respingerlo.



    "Io... non ti devi sentire obbligato a ricambiare. So di amarti, ma se per te non è così va benissimo comunque. Non posso obbligarti a ricambiare i miei sentimenti."



    Rekkles scosse la testa a quelle parole: non doveva pensare una cosa simile.


    "Ti amo pure io, Bora, non mi sento obbligato. Anche i miei sentimenti per te sono gli stessi."
  6. .

    Ansia



    "Sai Deft... Ho paura, paura che voi e i fan vi aspettiate molto da me e quindi ho un po' l'ansia da prestazione per questa prima partita. Darò il meglio di me stesso, negli scrims abbiamo giocato tutti molto bene assieme, però... non lo so." Il povero Pyosik stava avendo un quasi crollo il giorno prima dell'inizio dell'inizio dello spring split, preoccupato di fare casini alla prima partita con i nuovi compagni.

    "Pyosik, non ti preoccupare. Sei un jungler molto bravo, non devi metterti così tanta pressione addosso da solo. Gioca come sai fare, noi ci adatteremo a te, o tu lo farai con noi. Siamo umani, non ti mangiamo."
  7. .

    Piattole guasta serata



    Da qualche minuto Graves sentiva del prurito al pube: era la prima volta che gli succedeva, non gli sembrava affatto normale, però non riusciva a farlo calmare. Sospirò mentre passava nuovamente una mano a grattarsi. Cosa mai poteva avere?



    Si alzò con uno sbuffo e andò in bagno: sperava di venirne a capo, ma forse da solo non ce l'avrebbe fatta e avrebbe avuto bisogno dell'aiuto di qualcuno. Sbuffò e si abbassò pantaloni e boxer, osservando i peli all'altezza del pube. Non poteva restare tutta la serata a grattare, sembrava che qualcuno gli avesse riversato della polvere pruriginosa addosso.







    "Piattole...? Ma cosa diavolo..."







    Oh, perfetto, la serata era rovinata: non voleva passarle a nessuno con cui poi sarebber dovuto andare e la cosa non gli piaceva per niente.







    "Malcom, tutto a posto?" Graves sussultò nel sentire la voce di Twisted Fate, ma sorrise.







    "Sì, arrivo subito, non preoccuparti per me."
  8. .

    Play



    Iniziare a giocare a Lol a ventotto anni suonati non era facile: quando si è piccoli è più semplice imparare cose nuove, mentre a quell'età era più difficile. Entrare in Aram e utilizzare campioni mai usati prima o di cui non si sapeva molto era pure peggio alle prime armi.

    Mentre il gioco caricava, dare un veloce sguardo alle abilità di chi era capitato era il minimo, saperle mettere in atto nel modo giusto era però tutta un'altra cosa.

    In mezzo alla mid lane - l'unica che c'era in Aram - in attesa del momento giusto per dare il colpo di grazia, non vi erano molti modi per scappare, però usare le abilità senza pensare troppo alle possibili combo era più semplice di tutto il resto e ben presto poteva anche arrivare il first blood.



    "Non fatevi prendere in giro dalla mia entrata improvvisa e drammatica che mi ha portato il first blood, non ho idea di cosa sto facendo."



    Usare campioni che erano assassini era utile per imparare i combattimenti da vicino e l'1v1, però le cose bisognava farle anche con cognizione di causa, non solamente alla cieca, alla come andrà, andrà. Certe ultimates bisognava usarle al momento giusto, non in modo totalmente sconsiderato.
  9. .

    Un sorriso



    Stavano facendo una pausa dagli allenamenti - anche se Yurio non avrebbe voluto, ma Viktor e Yakov lo aveva letteralmente costretto - e il giovane russo stava chattando con Otabek, il pattinatore kazako. Yurio quando sentiva il kazako era sempre felice e sorridente, mentre con chiunque altro era piuttosto burbero.



    "Tu sai a chi sta scrivendo Yurio, Yuuri?" Viktor si era messo un dito sulle labbra, mentre le braccia erano incrociate al petto e osservava il minorenne.

    "No Viktor, ma dalla faccia sembra si stia divertendo..." Il fatto che il piccolo russo fosse così felice nel scrivere a qualcosa era strano per Yuuri, ma Viktor lo conosceva decisamente meglio di lui.

    "FATEVI I CAZZI VOSTRI E STATE ZITTI! NON SIETE I MIEI GENITORI E NON DEVO RENDERE CONTO A VOI CON CHI STO CHATTANDO!"



    Yurio aveva sentito ogni singola parola detta dagli altri due e ovviamente si era irritato, mentre fino a poco prima era bello tranquillo. Il suo umore cambiò però nel giro di pochissimo tempo, quando ricevette una risposta dal suo interlocutore, quindi tornò a ignorare Viktor e Yuuri, mentre faceva ulteriore stretching.
  10. .

    Slittino



    "Tobias ti puoi già ritirare, tanto vincerò io questa sfida con lo slittino!"



    Quelle parole non toccarono minimamente Twisted Fate, il quale si limitò a ghignare mentre si sedeva sullo slittino. Non aveva idea se Malcom lo avesse mai usato, ma era certo che era più bravo lui.



    "Lo vedremo Malcom, al mio tre partiamo."



    Erano in cima a una piccola collina, la neve la ricopriva e avevano avuto la brillante idea di fare quella sfida. Davanti a loro c'era solo la discesa, ai lati alcuni cespugli, ma se tutto andava bene, nessuno si sarebbe fatto male. Forse.



    "1... 2... 3...!"



    Partirono nello stesso momento, Malcom sembrava troppo preso a guardare cosa stesse facendo Tobias, per concentrarsi sul manovrare lo slittino. Tobias fu furbo e non lo avvisò del fatto che davanti a lui vi era un piccolo ostacolo e l'altro non se ne rese conto. Ne venne a conoscenza fin troppo tardi, letteralmente nel momento in cui lo slittino finì contro l'oggetto e lo fece rovesciare nella neve, in mezzo a un cespuglio.



    "Urgh...!"



    Malcom si rialzò con leggera difficoltà, andando a riprendere lo slittino, mentre Tobias lo fissava dalla base della collina. Sul volto del vincitore vi era un ghigno soddisfatto e sembrava cercare di trattenersi dal ridere. Quando lo sconfitto lo raggiunse, totalmente nero per la rabbia, non poté non ridergli in faccia.



    "Questo é stato un colpo basso!" Si lamentò Graves, mentre Tobias non la smetteva di ridere.

    "Io non c'entro nulla. Se tu avessi fatto attenzione a dove andavi, invece di fissare il tuo sguardo sulla mia schiena, non sarebbe successo." Parlare era difficile in mezzo alle risate, ma non poteva farci molto. "Vedi anche di metterti a posto. Sei pieno di foglie e fai ancora più ridere."



    "Questa me la pagherai."



    Sibilò Malcom mentre si toglieva le foglie, pronto per un'altra sfida, che Tobias quella volta NON avrebbe vinto.

    Edited by catching_hearts - 26/12/2020, 21:22
  11. .

    You're a vampire




    "Deft, cosa ti succede?"



    La voce di Pyosik era preoccupata mentre osservava preoccupato il compagno di squadra: gli occhi gli erano diventati rossi e fissava il suo taglio alla mano in modo molto strano. C'era decisamente qualcosa che non andava.



    "Pyosik vattene... vattene prima che sia troppo tardi. Io sono... un vampiro."



    Deft era attratto dal sangue che scorreva dal taglio che si era fatto il jungler, ma non voleva arrivare a morderlo, sapeva però che se il ragazzo non scappava... non si sarebbe trattenuto.



    "Ma Deft... s-se ne hai bisogno... fallo."



    Pyosik aveva leggermente paura, ma non voleva che il ragazzo stesse male e se non riusciva a resistere... che prendesse il suo sangue. L'ultima cosa che voleva era che stessa male a causa sua.



    "Vattene... per favore! Non chiedo altro. Starò bene, promesso."
  12. .

    Being a pirate



    Caps era un pirata, non era molto forte, però suo padre lo aveva costretto a diventarlo e a lui non andava esattamente a genio. Non era fatto per essere un uomo di mare, tanto meno per andare a distruggere navi nemiche, ecco.

    Sospirò il piccolo Caps mentre osservava l'acqua sotto di lui: da lontano sentiva una canzone, qualcuno stava cantando, ma era un qualcosa di melodico, che sembrava volerlo attirare ovunque quella fonte fosse.



    "Rasmus, resta qui! Dove stai andando???"



    Il ragazzo non rispose al padre, ma continuò a scendere dalla nave, arrancando verso la fonte di quella voce: come pirata non doveva farsi soggiogare da un tritone, ma cosa poteva farci?



    "Wow, sei... stupendo e fantastico."



    Non riuscì a dire altro, mentre il tritone si accorgeva di lui solo nel momento in cui gli rivolse la parola.



    "Fossi in te me ne andrei, umano."
  13. .

    Il mio soulmate



    "Quando troverai il tuo Soulmate, sul tuo braccio apparirà la prima frase che ti rivolgerà."



    Era quello che tutti gli avevano sempre detto: la prima frase sarebbe apparsa sul suo braccio, però erano passati molti anni e Zven non aveva ancora trovato la persona giusta. Era ancora un bambino, aveva conosciuto League of Legends grazie al suo maestro delle elementari e, ora che aveva quindici anni, era entrato a fare parte degli Origen.

    Nel passato aveva fatto streaming con Mithy, quello che ora sarebbe diventato il suo support.



    "Benvenuto, Zven. Sarà un piacere giocare con te in una vera squadra, non serve che mi presenti, ma sono Alfonso, piacere."



    Per Zven era strano poterlo finalmente vederlo dal vivo, ma ciò che fu più strano, fu che quelle parole che aveva appena sentito, erano apparse sul suo braccio destro.



    "Il piacere è tutto mio, io sono Jesper."



    Avendo entrambi una maglia con le maniche corte, non fu difficile notare che la sua risposta era apparsa anche sul braccio dello spagnolo. Gli occhi di Zven si illuminarono e un sorriso apparve sul suo viso: era lui il suo soulmate ed era pure attraente. Ora poteva davvero credere a tutto quello che dicevano.
  14. .

    Il caminetto acceso



    Si erano finalmente uniti nuovamente: Luka era riuscito a rientrare da Los Angeles per Natale e ora potevano festeggiare tutti assieme. Angél Matej era rimasto - per ovvi motivi - con Carlos e ogni giorno non faceva altro che chiedere di papà Luka che gli mancava troppo.

    Con il freddo che si era abbattuto su Berlino, il caminetto acceso era il minimo e quella sera si erano seduti tutti e tre davanti a esso, a godere il tepore che emanava, osservando lo scoppiettio del fuoco. Sotto l'albero vi erano molti regali in attesa di essere aperti, ma lo avrebbero fatto solamente il giorno dopo, prima del pranzo. Il piccolo Angél Matej non era di certo un bambino che sapeva aspettare, però avrebbero evitato di farglieli aprire. Babbo Natale era arrivato prima, ma anche quella notte stessa, da parte di Carlos.



    "Grazie per essere tornato, papà."
  15. .

    Sciarpa fatta a mano



    "Mamma, ho bisogno che mi insegni a lavorare a maglia, voglio regalare a Carlos una sciarpa fatta interamente da me a maglia, dato che le adora e ne ha molte."



    Quella era di certo la richiesta più strana che Luka avesse fatto alla madre, ma si era messo in testa quella cosa e nessuno lo avrebbe fermato. Cosa c'era di più bello del ricevere una cosa fatta a mano e con amore da parte del tuo amato? Probabilmente nulla.

    La madre, dopo un momento di stupore iniziale, sorrise al figlio e annuì. Non ci volle molto prima che iniziassero a provare, più e più volte finché alla fine Luka riuscì nel suo intento: una sciarpa fatta interamente da lui. Gli ci erano volute delle ore, ma ne erano valse totalmente la pena: Carlos l'avrebbe sicuramente apprezzata moltissimo, ne era certo.
311 replies since 31/10/2018
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